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Inchiesta sulla Lega a Milano, quelle ombre della ’ndrangheta sull’ex studio di uno dei commercialisti

La Stampa, 12 SETTEMBRE 2020

Inchiesta sulla Lega a Milano, quelle ombre della ’ndrangheta sull’ex studio di uno dei commercialisti

In un palazzo di via Monti ci sono uffici di proprietà di un imprenditore al centro delle attenzioni degli inquirenti

MONICA SERRA

Via Vincenzo Monti, 15. Un palazzo elegante di cinque piani su uno dei viali alberati più belli di Milano. È il teatro di gran parte di questa storia che lega i contabili del Carroccio, il loro prestanome Luca Sostegni, e arriva fino alla Calabria, al boss della ‘ndrangheta Angelo Lamari, e a un raffinato hotel di lusso a Chiaravalle, piccolo borgo alle porte di Milano. Il filo sottile che li lega ha un nome e cognome che spunta nelle carte dell’inchiesta sull’affaire Lombardia Film Commission: Marco Affri, imprenditore di 58 anni originario di Varese, oggi patron dell’incantevole Borgo Nuovo Boutique hotel, vicino all’abbazia di Chiaravalle. Affri non è indagato, ma anche su di lui si stanno concentrando le attenzioni del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf.

È lui il proprietario di alcuni degli uffici del palazzo di via Vincenzo Monti. Tra questi, quello in cui, tra il 2 gennaio 2008 e l’8 gennaio 2014, ha aperto il suo studio Michele Scillieri, prima di trasferirsi nella sede di via delle Stelline 1, dove è stato registrato e domiciliato il movimento “Lega per Salvini premier”. Proprio in quello studio di via Monti, Andrea Manzoni, revisore della Lega alla Camera, ha fatto la pratica e intrapreso la carriera di commercialista. Sempre a quello stesso indirizzo, hanno avuto la sede legale tutta una serie di società emerse in una maxi inchiesta della procura di Reggio Calabria che si è conclusa nel 2014 con l’operazione Lex, e l’arresto di quaranta persone legate alle famiglie Ferrentino-Chindamo e Lamari, di Laureana di Borrello.

All’epoca, ad Affri erano arrivati i finanzieri di Milano che stavano indagando sui possedimenti della cosca in Lombardia. Avevano scoperto che il boss Angelo Lamari aveva una villa a Bregnano, nel Comasco, intestata però a una società: la Giorgio srl. La sua sede era proprio nel palazzo di via Monti e i suoi legali rappresentanti erano stati, fino al 2009, Marco Affri e, dopo, proprio Luca Sostegni, la testa di legno dei contabili leghisti in carcere dal luglio scorso. «Pur non potendosi qualificare e definire i rapporti tra Lamari e Affri – si legge nelle carte – è emerso come Affri pagasse a Lamari una somma di denaro con cadenza mensile attraverso fatture emesse dalla società Eco Engineering nei confronti della Clarinova».

Nel groviglio di scatole cinesi che compaiono e che, secondo la ricostruzione dei pm, servono anche a schermare il tesoro del boss, ce ne sono altre dove i nomi di Affri e Sostegni si ripetono. Come l’immobiliare Alinova e l’Arke srl. In una di queste, Arketipo srl, oltre ad Affri e Sostegni, tra i legali rappresentanti spunta anche Fabio Barbarossa, cognato di Michele Scillieri. Affri, nell’inchiesta Lex di Reggio Calabria, non risulta indagato. E proprio ieri è stato sentito come testimone della difesa nel corso di un’udienza del processo e ha negato ogni rapporto d’affari con i Lamari.

Non si sa di preciso da quanto tempo Scillieri e Affri si conoscano. Quello che Sostegni, da San Vittore, ha raccontato ai magistrati, è che è stato l’imprenditore una decina di anni fa a chiedergli di andare da Scillieri per risolvere alcune beghe fiscali. Ne è nato un rapporto – almeno per Sostegni – di «amicizia» e di «affari». Scillieri nello studio di via Monti ha lavorato per otto anni. Curiosamente anche il suo nome finisce di rimando in un’indagine antimafia. Si tratta dell’operazione Tibet della Dda di Milano sulla ‘ndrangheta a Desio. Scillieri è stato il commercialista per alcuni arrestati.

«Scillieri non era più in buoni rapporti con Affri perché, nel lasciare l’immobile di via Monti – mette a verbale Sostegni dal carcere -, secondo quest’ultimo erano ancora rimasti degli insoluti». Per questo, quando si organizza la compravendita gonfiata del capannone di Cormano, Scillieri gli chiese di «provare a vedere se Affri ha una società che fa al caso nostro. E la società prescelta fu Andromeda posseduta interamente da Clarinova e riconducibile ad Affri». Ma l’imprenditore è anche l’uomo che offre l’appoggio logistico a Sostegni quando torna dal Brasile. Non solo l’appartamento dove ha soggiornato, ma anche l’auto usata il giorno in cui è stato arrestato. E proprio nell’hotel di Affri, a Chiaravalle, erano custoditi i bagagli di Sostegni sequestrati dagli investigatori.