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In soli due giorni beni per 400 milioni di euro confiscati alle mafie nella Capitale. E la gente continua a guardare!

Duro colpo alle finanze della ‘ndrangheta e di cosa nostra in questi due giorni. Oltre 400 mln di euro di beni confiscati, tra cui lo storico Café de Paris in via Veneto a Roma, cuore della Dolce Vita degli anni ’60 magtistralmente immortalata da Federico Fellini nell’omonimo film.

Cominiciamo proprio dalla famiglia Alvaro di Sinopoli, nome di spicco della ‘ndrangheta reggina. La Guardia di Finanza di Reggio Calabria ha proceduto ieri a confiscare beni per 200 mln di euro. Si tratta di 15 locali tra bar, trattorie, ristoranti e pizzerie, tutti con sede a Roma, tra le quali, appunto, il famoso Café de Paris, sequestrato 2 anni fa insieme al ristorante Georgès, 4 appartamenti di pregio, 1 Porche, 1 Mercedes, 1 Audi A8,  rapporti bancari, postali, assicurativi e denaro contante per 762.682,54 euro e di 287.547,32 euro, una cassetta di sicurezza contenente valuta per 653.300,00 euro.

In particolare, il Café de Paris ha un valore che si aggira intorno ai 55 mln di euro. Il locale, nonostante il sequestro prima e la confisca poi non ha chiuso un giorno. Ha, semplicemente, cambiato gestione: dalla cosca Alvaro al tribunale di Reggio Calabria. Il ristorante Georgès, invece, secondo gli inquirenti ne vale solo 50 mln di euro.

I beni sono riconducibili a Vincenzo Alvaro e Damiano Villari, nomi eccellenti del clan Alvaro del ramo di Cosoleto, sempre Reggio Calabria. I due hanno tentato con diversi cavilli e un costoso collegio difensivo a rientrare in possesso dell’ingente patrimonio ma invano. Dalle indagini, Vincenzo Alvaro risulta la mente operativa del sistema Alvaro nella capitale, dove si è trasferito nel 2001 in sorveglianza speciale e ha iniziato a infiltrarsi nella risotrazione in qualità di aiuto cuoco. La scalta, grazie ai proventi illeciti da investire, è stata rapida. Alvaro metteva il cash per gli esercizi commerciali e Villari prestava il nome per intestare la vendita.

Grazie ai contenuti normativi del pacchetto sicurezza, approvato unanimemente dal Parlamento nel 2008, è stato possibile raggiungere questo importante risultato. Il lavoro sinergico e gli incroci investigativi dei carabinieri del Ros e della Guardia di Finanza, hanno fatto il resto, ha commentato il procuratore di reggio Calabria Giuseppe Pignatone. Vincenzo Alvaro e Damiano Villari, un rispettabile barbiere di Cosoleto avevano spostato il raggio dei loro interessi legali dal 2001 a Roma e nel Lazio, riuscendo lentamente ad acquisire, con sofisticate operazioni finanziarie, numerosi locali rinomati, come lo storico Cafè de Paris. La lente di ingrandimento degli investigatori, però, è riuscita a sezionare l’insieme delle attività di questo agguerrito gruppo della ndrangheta, smantellandone il sistema di riciclaggio.

Le Fiamme Gialle palermitane hanno confiscato sempre un patrimonio di 200 mon di euro ma a cosa nostra, nella persona di Paolo Sgroi, imprenditore vicino al clan Lo Piccolo, re dei supermercati Sisa. Il sequestro dei beni di Sgroi risale al 2008. Diversi pizzini, tra cui quelli trovati nel covo di Bernardo Provenzano nel 2006 e dei fratelli Lo Piccolo nel 2007, provarono l’intreccio dei suoi interessi con quelli di cosa nostra.

I beni confiscati a Sgroi consistono in 25 immobili, 1 barca, 26 conti bancari, quote societarie, i supermercati Sisa e una quantità non pervenuta di contanti. La confisca è avvenuta anche se l’imprenditore nel frattempo è deceduto. La legge, infatti, permette di procedere anche nei confronti degli eredi.

(Tratto da Notitia Criminis)