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In Italia non si fa prevenzione antimafia.I casi di Milano,Venezia,Roma,Latina,Napoli

 

 

 

IN ITALIA NON SI  FA PREVENZIONE ANTIMAFIA.

E’ QUESTO UN GROSSO PROBLEMA DEL QUALE  NON SEMBRA CHE SE NE VOGLIA PARLARE

 

 

QUANDO DICIAMO CHE LO STATO NON FUNZIONA SUL PIANO DELLA PREVENZIONE ANTIMAFIA E QUESTO CI FA PENSARE MOLTO.COME SI SA LA PREVENZIONE ANTIMAFIA E’ AFFIDATA DALLA LEGGE AI PREFETTI.FRA QUESTI C’E’ UNA MINORANZA CHE ASSOLVE AI PROPRI OBBLIGHI,MA CE NE SONO TANTISSIMI CHE NON LO FANNO.VOGLIAMO CITARE AL RIGUARDO SOLO ALCUNI CASI CHE HANNO FATTO SCANDALO E CHE PROVANO LA FONDATEZZA DI QUANTO STIAMO SOSTENENDO AL RIGUARDO DA ANNI:I CASI DELL’EXPO DI MILANO,DEL MOSE DI VENEZIA,di ROMA,DI LATINA E COSI VIA.QUELLO ATTUALE DI LATINA HA CANDIDAMENTE AMMESSO DAVANTI ALLA COMMISSIONE PARLAMENTARE ANTIMAFIA CHE NON HA FATTO “NESSUNA ” INTERDITTIVA ANTIMAFIA,ROBA DA RIMUOVERLO ENTRO 24 ORE E DA MANDARLO A DISPOZISIONE ! SCANDALOSO VERAMENTE. .

PER QUELLI DI NAPOLI,POI,BASTA LEGGERE L’INTERROGAZIONE PARLAMENTARE CHE SOTTO PUBBLICHIAMO PER CAPIRE COME STANNO LE COSE. SE SI FACESSE PREVENZIONE,COME LA LEGGE PRESCRIVE MA CHE POCHI FANNO,QUESTE COSE NON SI VERIFICHEREBBERO.

LEGGETE:

 

 

Legislatura 16 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-08919

Atto n. 4-08919

Pubblicato il 21 dicembre 2012, nella seduta n. 858

SARRO , PALMA , IZZO , SARO , VALENTINO , CORONELLA , LAURO , COMPAGNA , ESPOSITO , DI STEFANO , CARDIELLO , FASANO –

Al Ministro dell’interno. –

Premesso che:

l’amministrazione comunale di Melito di Napoli (Napoli), con decreto del Presidente della Repubblica, del 23 dicembre 2005, veniva sciolta a “causa del grave inquinamento e deterioramento dell’amministrazione comunale (…) per il ripristino dei principi democratici e di libertà collettiva”, risultando accertate pesanti forme di ingerenza di pericolosi sodalizi criminali nell’attività amministrativa;

in particolare, nella relazione del Ministro dell’interno, si evidenza l’esistenza di “un quadro indiziario del coinvolgimento del candidato sindaco al progetto criminoso di condizionamento della campagna elettorale, in ragione del quale avrebbe conseguito il risultato voluto, creando i presupposti per l’ingerenza di quel sodalizio nella gestione amministrativa dell’ente. (…) Con riferimento agli episodi, ora di dissuasione ora di costrizione al voto, (…) risulta palese il collegamento tra l’intervento operato sugli elettori e la pressione psicologica esercitata presso i seggi da soggetti notoriamente criminali, che ha garantito il risultato illecito perseguito”;

la decisione di scioglimento assunta dal Ministro ha trovato conferma, quanto a sussistenza dei presupposti del condizionamento malavitoso indipendentemente dalla responsabilità penale dei protagonisti della vicenda, in ben due pronunce della magistratura amministrativa, ossia nella sentenza del Tar di Napoli, Sezione I, n. 1452 del 20 marzo 2008 e nella sentenza del Consiglio di Stato, Sezione IV, n. 3331 del 28 maggio 2009;

segnatamente nella decisione del supremo consesso amministrativo si afferma “l’esistenza di un condizionamento di tipo ambientale derivante dalla diffusa e accertata presenza di pericolose cosche mafiose in grado di compromettere la libera determinazione degli organi con una costante latente opera di intimidazione (…) nella condizione di assoggettamento alle scelte delle locali organizzazioni criminali, come sintomaticamente rivelato – tra gli episodi – dalle vicende del voto di scambio e della lottizzazione”;

dai provvedimenti di tutela emerge il ruolo fondamentale svolto dall’allora Presidente della Margherita, Alfredo Cicala, citato dal pentito Maurizio Prestieri come “l’unico politico ammesso ai summit del noto clan Di Lauro” e più volte richiamato dallo scrittore Roberto Saviano in molte delle sue ricostruzioni sull’organizzazione dei poteri criminali in Campania, detenuto in carcere in virtù di condanna definitiva per il reato di associazione di stampo mafioso ex art. 416-bis del codice di procedura penale e destinatario di un provvedimento di sequestro di beni, operato dalla Direzione distrettuale antimafia, per un valore stimato di circa 100 milioni di euro;

all’epoca dell’adozione del provvedimento di scioglimento, rivestiva la carica di sindaco Gianpiero Di Gennaro, definito negli atti istruttori del procedimento di scioglimento come “uomo di paglia” sostanzialmente al servizio di Alfredo Cicala del quale il Di Gennaro a quanto risulta agli interroganti è parente essendo coniugato con una sua nipote, e il dottor Venanzio Carpentieri figurava come consigliere di maggioranza con l’incarico di capogruppo della Margherita;

premesso altresì che a quanto risulta agli interroganti:

le recenti elezioni amministrative del maggio 2011 hanno assegnato la vittoria al candidato del centro-sinistra, Venanzio Carpentieri, il quale, poco dopo la sua elezione, con decreto sindacale n. 18 del 7 luglio 2011, ha nominato Gianpiero Di Gennaro componente dell’ufficio di Gabinetto, riservandogli le funzioni di supporto al Sindaco e alla Giunta comunale per la predisposizione degli atti di loro competenza, nonché di raccordo con i gruppi consiliari e i responsabili degli uffici comunali, dunque con pieni poteri di intervenire sulla formazione degli atti deliberativi e sull’azione dei funzionari comunali, con una riproposizione del binomio, seppure con ruoli diversi, già operativo al momento dello scioglimento disposto nel 2005;

anche nel corso di questa competizione elettorale si sono registrate inquietanti anomalie puntualmente segnalate all’autorità giudiziaria dal candidato sindaco dottor Antonio Amente con esposto-denuncia, depositato presso la Procura della Repubblica di Napoli, in data 28 marzo 2012, con circostanziata rappresentazione degli accadimenti che determinavano il voto di sfiducia, a suo danno, della seduta consiliare del 24 gennaio 2011 e delle intimidazioni e minacce rivolte ai potenziali candidati della sua lista da parte di soggetti espressione di ambienti malavitosi;

il dottor Amente ha, altresì, provveduto a denunciare altri gravi episodi di irregolarità dell’azione amministrativa: emblematico in tal senso, l’esposto denuncia inoltrato, in data 12 gennaio 2012, alla Procura della Repubblica di Napoli e al Procuratore regionale della Corte dei conti, in ordine all’affidamento quinquennale del servizio di tesoreria comunale, in assenza di una procedura ad evidenza pubblica, mediante l’istituto del rinnovo concesso dal Consiglio comunale di Melito con deliberazione n. 28 del 15 novembre 2011;

a rafforzare il quadro di forte compromissione dell’ambiente politico amministrativo di Melito, soccorrono ulteriori circostanze: nell’attuale amministrazione comunale sono presenti Francesco Ferraro e Gennaro Boggia, già assessori nella disciolta amministrazione Di Gennaro, e Agostino Pentoriero, già consigliere comunale nella medesima amministrazione, nonché la presidenza della “Melito Multiservice” a Massimo Carrano, genero di Emilio Rostan, socio, quest’ultimo, di Alfredo Cicala, ed inoltre Stefano Rostan, nipote e socio in affari di Emilio, consigliere comunale del gruppo Pd; l’altro fratello di Emilio, Giuseppe Rostan, è indagato dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, unitamente ad Alfredo Cicala, nel procedimento penale n. 36726/11 R.G. N. R., per la lottizzazione relativa al “Parco primavera” che gli inquirenti ipotizzano sia stato edificato con i proventi delle attività criminali riconducibili al clan Di Lauro;

la gravità della situazione politico-amministrativa del Comune di Melito è stata più volte segnalata sulla stampa nazionale, in particolare da Roberto Saviano che, in una serie di articoli, ha accuratamente analizzato la situazione, adombrando collegamenti tra diversi dirigenti del Pd di Melito e il pregiudicato Alfredo Cicala, come pure la giornalista Conchita Sannino in un articolo dell’8 novembre 2012 pubblicato su “la Repubblica” ha ricostruito la strana aggressione ai danni del consigliere comunale del Pd Carmine Ciro Marano, avvenuta al termine di un’adunanza del Consiglio riservata alla trattazione del piano regolatore, parlando di “minacce non identificate e guerre intestine tra vecchi e nuovi dirigenti di centro-sinistra”,

si chiede di sapere quali tempestive ed efficaci iniziative il Ministro in indirizzo intenda assumere per garantire il ripristino della legalità ed il contrasto al condizionamento malavitoso nell’attività politico-amministrativa del Comune di Melito, stante, ad oggi, la sostanziale assenza di interventi da parte della magistratura contabile e ordinaria, sebbene formalmente investite della questione, nonché della Prefettura di Napoli, pure competente a promuovere opportuni accertamenti in ordine alle gravi vicende segnalate.”

 

 

PER QUANTO  RIGUARDA  SPECIFICATAMENTE NAPOLI   C’E’ DA OSSERVARE CHE:

 

 

 

Il condizionamento da parte della criminalità organizzata dei comuni al Nord di Napoli ormai ha raggiunto livelli preoccupanti. La presenza in vicende di commistioni affarisiche/politiche/criminali di stretti congiunti di politici presenti in parlamento nelle file di partiti di governo,, rende inquietanti i silenzi delle istituzioni preposte a contrastare questi sodalizi.