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In cerca di giustizia: il caso di Domenico Maura

INTERVISTA A DOMENICO MAURA OPERATORE SOCIALE LICENZIATO DOPO AVER DENUNCIATO LE IRREGOLARITÀ DELLE COOP

Andrebbero appurate le responsabilità dei rappresentanti delle società e dei pubblici amministratori

Perdere il lavoro per difendere la legalità. Accade anche questo nella nostra provincia, accade (eccome) nel silenzio degli organi di vigilanza e controllo, accade con un leggero passaggio sulla stampa ma soprattutto accade nell’indifferenza di tutti, contro quel muro di gomma che non conosce sussulti, picconate, terremoti. Domenico Maura è un operatore sociale di quarant’anni che ha iniziato appena maggiorenne a lavorare per conto della Asser Coop di Ceccano. Dal 1995 è diventato socio e poi rappresentante sindacale della Cgil di settore. E proprio dagli ambienti di sinistra, quando ha avuto chiaro il quadro di dissesto nel quale si muovevano le coop, ha poi ricevuto il licenziamento e un trattamento che lo hanno portato a incatenarsi sotto il comune di Ceccano per cercare di ottenere giustizia. Una giustizia che, per quanto i casi siano lampanti, ancora sta fiduciosamente sperando mentre, per il lavoro, è tutto perduto, grazie alla legge Biagi, nonostante il licenziamento sia stato dichiarato illegittimo dal Tribunale del lavoro di Cassino.

Com’è nato il “Caso Maura”?

Dopo il mio licenziamento ho iniziato a indagare sulla normativa degli appalti: mi sembrava strano che una cooperativa sull’orlo del fallimento partecipasse alle gare e le vincesse. Ho scoperto che l’Assercoop di Ceccano nelle domande di partecipazione alle gare rilasciava dichiarazioni mendaci in materia fiscale per ottenere la gestione dei servizi sociali negli enti pubblici”.

Lei ha quindi denunciato questa situazione?

Sì, il Tar di Latina, con la sentenza “è irregolare”, come n. 1541/06, mi ha dato ragione in quanto per la legge “tutte le partecipazioni alle gare d’appalto successive si devono intendere irregolari”. È noto infatti che, a seguito delle dichiarazioni delle cooperative, gli enti aggiudicatari devono espletare le verifiche sulle dichiarazioni sostitutive rilasciate dai legali rappresentanti delle cooperative. Nel 2005 ho inoltrato un esposto/denuncia nella stazione dei carabinieri di Ceccano e, a seguito dell’esposto, è stato aperto un procedimento penale, tuttora in corso, a carico dell’ex presidente dell’Assercoop Tommaso Cappella, procedimento 4261/04. A maggio pare ci sia una nuova udienza per questo filone”.

Quali sono i comuni a suo parere irregolari, ovvero che hanno dato l’appalto per la gestione dei servizi sociali a cooperative non in regola con i requisiti fiscali?

Per quanto riguarda l’Asser si tratta dei comuni di Isola del Liri (2004), consorzio dei servizi sociali del Sorano Aipes, comune di Ceprano, Casa di Alice a Ceccano nel 2004, l’appalto generale di Ceccano dal 2002 al 2005 e il comune di Frosinone (2005/2009) e periodo precedente e poi gli altri appalti aggiudicati in seguito al 2001”.

Dopo le segnalazioni i comuni hanno revocato le assegnazioni di gara?

Mai, tranne il comune di Ceccano che nel marzo 2006 si è visto costretto, dopo le mie segnalazioni insistenti, a revocare l’assegnazione provvisoria della gara svolta nel dicembre 2005”.

A quanto le risulta ammontare l’irregolarità fiscale accertata e da chi è stata certificata?

L’irregolarità fiscale dell’Assercoop ammonta a circa 5-600.000 euro: loro stessi, con la relazione del bilancio d’esercizio dell’anno 2006 della presidente Barbara Fiorini ammettono debiti erariali per questa somma. “In considerazione delle situazione difficile della società – scrive la presidente – il Cda si è mosso in tutte le direzioni possibli al fine di verificare l’esistenza di collaborazioni commerciali o contrattuali che potessero rafforzare l’andamento gestionale della società e assicurare un presieguo delle attività sociali”. Inoltre loro stessi in quella relazione ammettono che “a causa della situazione debitoria fiscale e previdenziale, in virtù della normativa vigente non si è potuto partecipare alla gara per l’appalto del comune di Isola Liri”.

La legge a questo proposito parla chiaro?

Certo, non si può partecipare a gare pubbliche non avendo in regola i conti col fisco, bisogna che l’ente appaltante riceva dall’agenzia delle entrate l’attestazione di regolarità fiscale. Non basta l’autocertificazione che, in sede di verifica, se sconfessata diventa anche un capo d’accusa”.

Oggi la sua battaglia a che punto è?

Ho fatto esposti alla squadra mobile di Frosinone che ha completato, nel marzo 2008, un fascicolo assegnato al dott. Alessandro Di Cicco ma non so a che punto sono le indagini. Mi sono incatenato per protestare contro il muro di gomma al comune di Ceccano l’ottobre scorso e infine ho inviato una raccomandata al Procuratore della Repubblica dott.ssa Margherita Gerunda per informarla ufficialmente dell’esposto. Come avevo previsto, oggi l’Assercoop è in liquidazione, con ingenti debiti erariali che probabilmente nessuno onorerà”.

Ci sono altre cooperative in provincia che non hanno i “documenti in regola” per partecipare alle gare d’appalto per i servizi pubblici?

Dalla determinazione di revoca del comune di Ceccano 496 del 27 marzo del 2006 e dalla sentenza del Tar 1541/06 che conferma detta revoca, è emerso che anche la Emmaus Coop di Alatri, che allora si era aggiudicata i servizi generali dell’ente, risultava all’epoca in forte situazione debitoria nei confronti del fisco. Si parlava di oltre 600.000 euro, in quegli anni. Ma mentre a Ceccano l’appalto, per questi motivi, veniva revocato, a Frosinone le stesse cooperative hanno continuato tranquillamente fino ad oggi a lavorare, come se fossero in regola. Quindi due comuni, due appalti espletati a distanza di sei mesi, due pesi, due misure. Ceccano revoca, Frosinone ancora no”.

Quali provvedimenti ha preso il comune di Ceccano nei confronti dei legali rappresentanti delle cooperative che hanno rilasciato dichiarazioni di autocertificazione dimostratesi mendaci?

Sorprendemente nessuno. Il comune di Ceccano inspiegabilmente ha denunciato solo la presidente della Gea Coop, per una questione più futile (tanto che il Tar l’ha assolta) mentre non ha inoltrato denuncia per falso i legali rappresentanti della Asser e della Emmaus nonostante le reiterate segnalazioni di Gea e del sottoscritto”.

Confida ancora nelle indagini e nella giustizia?

Qualcosa si muove: proprio la settimana scorsa ho ricevuto dal Dipartimento sociale della direzione regionale dei Servizi sociali della Regione Lazio una lettera nella quale, riguardo all’erogazione di finanziamenti regionali alla Assercoop, l’ufficio competente dichiara non essere a conoscenza di “disfunzioni né di pronunce giurisdizionali” nei confronti della coop. Pertanto l’ufficio regionale ha richiesto al comune di Frosinone, in qualità di comune capofila del distretto socio-sanitario, “un urgente riscontro circa i fatti denunciati e un’approfondita relazione”. Anche l’associazione antimafia Antonino Caponnetto mi sta dando una mano, i dirigenti hanno capito la situazione e cercano di sostenermi. Loro, i dirigenti della Asser, mi hanno denunciato per diffamazione, ma dopo il ricorso al tribunale di Cassino, sono stato assolto con formula piena, controdenunciandoli per calunnia”.

In definitiva che cosa dovrebbe succedere in un mondo di giustizia ideale?

Andrebbero appurate le responsabilità dei legali rappresentanti delle coop e dei pubblici amministratori i quali, invece di controllare secondo le norme di legge, si sono appoggiati sulle autocertificazioni per assegnare servizi di milioni di euro a cooperative irregolari. Il caso di due amministrazioni che si comportano in modo opposto a distanza di sei mesi è chiaro: delle due l’una ha ragione. E l’altra torto”.

Anche noi vorremmo veder apposta la parola “fine” su questa vicenda che ormai anche su Facebook, il social network su internet che raccoglie migliaia di associati in provincia, sta tenendo banco da tempo. Sarebbe opportuno raccontare l’ultima puntata di questa telenovela che non fa onore alle cooperative, che pure svolgono un ruolo fondamentale nel coprire i servizi sociali assegnati ai comuni, ma anche agli amministratori che con queste cooperative lavorano e, alla fine, all’utenza che certo non si sente tutelata da questo stato di confusione formale e sostanziale.

(Tratto da Parallelo41)