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In 150.000 contro le mafie. Manifestazione di Libera ed Avviso Pubblico. L’intervento di Don Ciotti

Sono scesi in piazza in 150mila sotto il cielo grigio di Milano per gridare ‘no’ contro le mafie nella 15esima giornata nazionale in memoria delle vittime delle mafie. In corteo molti esponenti della società civile e della politica. Tutti d’accordo su un punto: “La politica deve fare di più per eliminare la mafia dalle istituzioni e dal Paese”. A guidare le richieste della folla don Luigi Ciotti, presidente dell’associazione ‘Libera’ che assieme ad ‘Avviso pubblico’ ha organizzato la giornata

E’ una lunga sfilata di nomi, ma anche di volti e di storie quella che attraversa colorata e pacifica piazza del Duomo per ricordare le oltre 900 vittime di tutte le mafie: cittadini, magistrati, giornalisti, appartenenti alle forze dell’ordine, sacerdoti, imprenditori, sindacalisti, esponenti politici e amministratori locali.

“Siamo in 150mila” annunciano gli organizzatori dal palco, ma oltre le cifre c’e’ l’entusiasmo dei giovani che vengono da ogni città d’Italia. “Legami di legalità, legami di responsabilità”: è lo slogan scelto per la 15/ma Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie. Un’iniziativa organizzata da Libera e Avviso Pubblico e con l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica e con il patrocinio del Comune di Milano, la Provincia di Milano e la Regione Lombardia. “Noi il pizzo non lo paghiamo” è stato il leit motiv intonato dai manifestanti che da Porta Venezia hanno raggiunto il ‘salotto’ della città.
Un corteo a cui hanno preso parte oltre 500 familiari delle vittime delle mafie in rappresentanza di un coordinamento di oltre 3mila familiari, rappresentanti di Ong provenienti da circa 30 paesi europei e dall’America Latina, che ha raggiunto piazza del Duomo dove, dal palco, hanno preso la parola i familiari di alcune delle vittime della mafia.

“Ringrazio gli studenti di giurisprudenza che hanno scelto Ambrosoli come esempio”, ha esordito Annalori, vedova del magistrato Giorgio Ambrosoli.
A leggere l’elenco delle vittime si sono alternati esponenti delle forze dell’ordine e politici, ma anche semplici cittadini. “Di mafia si muore” c’è scritto su alcuni cartelli, mentre alcuni familiari stringono tra le mani le foto dei loro cari. Ci sono le bandiere del popolo viola e uno striscione per ricordare i magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, ma la manifestazioni non ha colore politico, se non quelli della pace e delle bandiere di Libera.

Tra i presenti anche il figlio della giornalista russa Anna Anna Politkovskaja, i figli dei desaparecidos e dalla Colombia rappresentanti del Movice, movimento vittime dei crimini di Stato.
A coordinare la giornata sul palco Simona Dalla Chiesa, figlia del generale Carlo Albero Dalla Chiesa mentre a dare ‘energia’ dal palco ci ha pensato l’intervento di Frankie Hi Nrg.Ci sono studenti arrivati in pullman da Napoli, ragazzi del movimento antimafie ‘Ammazzateci tutti’, nato all’indomani dell’omicidio del vicepresidente del consiglio regionale della Calabria, Francesco Fortugno, e intere famiglie.
Dal palco anche l’intervento del rappresentante di Avviso Pubblico e di Manuel Gonzalves Granada, i cui genitori furono uccisi durante la dittatura in Argentina.

“Impegnamoci tutti i giorni di più, tutti” è l’appello contro le mafie di Don Luigi Ciotti, presidente di Libera, il quale con il suo intervenuto ha chiuso la manifestazione. “Ai partecipanti, ai rappresentanti delle istituzioni, al mondo politico -conclude- chiediamo semplicemente di guardarli negli occhi e di vedere i loro volti, di non dimenticarli”.
“Non dobbiamo lasciare soli i magistrati e le forze di Polizia – ha detto don Ciotti, durante il corteo – e bisogna fare emergere le cose positive della politica senza dimenticare quelle negative”. Poi dal palco le bacchettate ai politici: “Continuiamo a chiedere alla politica di tornare ad essere politica con la p maiuscola – ha proseguito Don Ciotti – abbiamo bisogno di una politica che sappia fare a meno di darsi codici etici perché deve rispondere alla propria coscienza”.
“C’è una concentrazione di potere, di monopoli e di conflitti di interesse – ha aggiunto – che logorano i principi costituzionali e mettono a rischio la democrazia”.

La manifestazione è partita alle dieci dai Bastioni di Porta Venezia a Milano e si è snodata fino in piazza Duomo. In corteo alcune bandiere ed esponenti della sinistra. Presente sin dall’inizio Walter Veltroni, ex segretario del Pd, ma anche Antonio di Pietro e Luigi De Magistris (IdV). “La politica deve fare i conti con il condizionamento che in tante parti d’Italia la mafia esercita nella scelta dei candidati – ha detto Veltroni – finché non lo farà non sarà credibile”.

C’erano anche le bandiere e gli striscioni di Legambiente, simbolo della lotta quotidiana contro l’ecomafia.
Dal palco, anche don Ciotti ha ricordato l’impegno di Legambiente contro le ecomafie e ha ribadito che i reati ambientali devono entrare finalmente nel Codice Penale, anche utilizzando lo strumento della proposta di legge di iniziativa popolare. E proprio dalla piazza di Milano l’associazione risponde alle dichiarazioni, comparse oggi su Repubblica, del procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia, in merito alla riapertura delle supercaceri di Pianosa e l’Asinara. “Abbiamo grande stima del magistrato Ingroia, ma quest’ipotesi ricorrente di riaprire le isole-carceri la riteniamo profondamente sbagliata. Sarebbe una scelta che butta via i soldi dei cittadini e fa strame dei gioielli del nostro Paese – questo il commento del vicepresidente di Legambiente – Abbiamo fatto presente anche al ministro Alfano e all’onorevole Lumia che avevano avuto la stessa idea, che riaprire Pianosa e l’Asinara non è esattamente come riaprire la casa delle vacanze dopo l’inverno – conclude Venneri – se c’è un problema di sicurezza, costruire carceri ex novo sarebbe più economico, più sicuro, più rapido e più rispettoso di ambienti di pregio faticosamente restituiti alla collettività”.

(Tratto da Aprileonline)