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Immigrati – Cei: Insufficiente puntare solo sull’ordine pubblico. Chi opera con il cervello e con il cuore e chi con la pancia, come Bossi e Berlusconi

Società multietnica va spiegata. Osservatorio su integrazione
E’ “insufficiente” affrontare il problema dell’immigrazione concentrandosi sulle “sole esigenze di ordine pubblico”: lo sottolineano i vescovi italiani, che evidenziano come l’elogio di una “società multietnica, multiculturale e multireligiosa” vada accompagnato con uno sforzo di educazione alla nuova situazione e preparano un “osservatorio” nazionale sull’integrazione degli immigrati. “Sulla questione dell’immigrazione, che negli ultimi tempi ha suscitato ampi dibattiti – si legge nel comunicato finale dell’assemblea generale della Cei (25-29 maggio) diffuso oggi – i Vescovi hanno concordato sul fatto che si tratta di un fenomeno assai complesso, che proprio per questo deve essere governato e non subìto. E’ peraltro evidente che una risposta dettata dalle sole esigenze di ordine pubblico – che è comunque necessario garantire in un corretto rapporto tra diritti e doveri – risulta insufficiente, se non ci si interroga sulle cause profonde di un simile fenomeno”, afferma il ‘parlamento’ dei vescovi italiani. Per l’episcopato, “due azioni convergenti sembrano irrinunciabili”: impedire che “i figli di Paesi poveri” siano costretti ad abbandonare la loro terra, “a costo di pericoli gravissimi, pur di trovare una speranza di vita” e “favorire l’effettiva integrazione di quanti giungono dall’estero, evitando il formarsi di gruppi chiusi e preparando ‘patti di cittadinanza’ che definiscano i rapporti e trasformino questa drammatica emergenza in un’opportunità per tutti”. Ciò – sottolinea la Cei – “è possibile se si tiene conto della tradizionale disponibilità degli italiani – memori del loro passato di emigranti – ad accogliere l’altro e a integrarlo nel tessuto sociale”. A questo proposito, i vescovi puntualizzano che “suonerebbe infatti retorico l’elogio di una società multietnica, multiculturale e multireligiosa, se non si accompagnasse con la cura di educare a questa nuova condizione, che non è più di omogeneità e che richiede obiettivamente una maturità culturale e spirituale”. In questa logica, “è stato suggerito – si legge nel comunicato finale dell’assemblea generale Cei – di dotarsi di un osservatorio nazionale specializzato per monitorare ed interpretare questo fenomeno, e si è chiesto alle parrocchie, all’interno del loro precipuo compito di evangelizzazione, di diventare luogo di integrazione sociale”.
(Tratto da APCom)