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Il Vaticano va avanti sulla scomunica ai mafiosi e ai corrotti

 

Giovanni Gambino, erede dell’omonima famiglia mafiosa newyorchese: “Scomunicare la mafia non è un gesto cristiano”

01/08/2017

di Maria Antonietta Calabrò

Due cartelle e 21 punti, tra i quali lo studio della possibilità (d’intesa con le Conferenze episcopali di tutto il mondo) di estendere la scomunica della Chiesa per mafiosi e corrotti. È questo il documento finale della Consulta internazionale sulla giustizia del Dicastero Vaticano per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale presieduto dal cardinale Peter K.A. Turkson contro la corruzione. Dell’organismo fanno parte 50 personalità di 23 Paesi, tra cui magistrati, poliziotti (per l’Italia, il presidente dell’Anticorruzione Cantone, il Procuratore di Roma Pignatone, il Procuratore antimafia Roberti), giornalisti (Lirio Abbate dell’Espresso, Sergio Rizzo di Repubblica, il direttore dell’Ansa Luigi Contu), rappresentanti dell’FBI.

Sui lavori del convegno, Huffpost aveva intervistato il fondatore di Libera, don Luigi Ciotti. E un libro del cardinale Turkson uscito il 15 giugno (Corrosione, Rizzoli) ha la prefazione di papa Francesco.

Nel documento si legge: “La Consulta non si ridurrà a pie esortazioni, perché occorrono gesti concreti”. E, in particolare, lavorerà per “definire il ruolo della Chiesa e del laicato contro la corruzione, le mafie e il crimine organizzato”. Inoltre, per “approfondire lo studio sulle possibilità di estendere a livello globale – attraverso le conferenze episcopali e le chiese locali – la scomunica ai mafiosi e alle organizzazioni criminali affini. Approfondire, inoltre, la questione relativa alla scomunica della corruzione, attraverso il confronto con le conferenze episcopali e le chiese locali”.

Quindi il Vaticano, seguendo papa Francesco, va avanti contro la corruzione e la mafia, in vista (viene annunciato proprio nel documento reso noto oggi) dell’intenzione di preghiera mensile del febbraio 2018 che il Papa dedicherà proprio al contrasto alla corruzione e alla mafia, nel ricordo del Beato Don Puglisi.

Il Vaticano, quindi, tira dritto per la sua strada nonostante sulla scomunica ai mafiosi sia arrivata a fine giugno una forte reazione in un’intervista al Daily Mail dell’erede di una delle cinque storiche “famiglie” di New York, Giovanni Gambino, pubblicata con questo titolo: “L’erede della famiglia Gambino attacca il Papa che combatte la mafia”.

Nel testo, Gambino afferma che se “i preti che molestano i bambini in Sudamerica hanno una seconda chance, perché non dovremmo averla noi? Scomunicare la mafia non è un gesto cristiano. Gesù ha detto che non sono i sani ad avere bisogno del medico, ma i malati.” E definisce l’ipotesi della scomunica “un grave errore”.

“Il Papa dovrebbe mordersi la lingua, prima di scomunicare la mafia. E come se il cuore dicesse ai reni o al fegato, ‘Non ho più bisogno di voi’ e pensasse di sopravvivere”. Secondo Gambino, se non ci fosse il muro della mafia in Sicilia, lo Stato islamico conquisterebbe l’Italia e nel giro di 15 anni San Pietro sarebbe trasformata in una moschea.

La reazione in Vaticano a questa intervista non è stata di preoccupazione, ma di aver intrapreso un giusto cammino.

La Consulta sulla giustizia del Dicastero per lo Sviluppo umano integrale costituirà “una rete a livello internazionale”. “La Chiesa nel mondo è già una rete e per questo può e deve mettersi a servizio di tale intenzione con coraggio, decisione, trasparenza, spirito di collaborazione e creatività”, si legge nel documento finale del summit.

Anche oggi, in un messaggio ai giovani brasiliani, Papa Francesco li ha esortati a lottare contro la corruzione e a non farsi sedurre da essa.

Fonte:http://www.huffingtonpost.it/