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Il Sindaco di Pastena: diamo ospitalità ai rifugiati

C’è una grossa discussione che si è innescata da qualche giorno sul progetto di ospitalità ed assistenza che la Regione Lazio ha finanziato al Comune di Pastena.

Accanto alle legittime perplessità , ai dubbi e alle angosce che un simile evento provoca,  si sono sentite voci incerte, lamentele vibranti, proteste rabbiose . prediche surreali e profezie grottesche.

I fatti sono semplici e li spiegheremo con tutti i mezzi e senza sotterfugi  perché possa crescere la condivisione di un progetto teso a dare dignità e decoro all’esistenza di esseri umani meno fortunati di noi.

Occorre conoscere e capire il problema per evitare che infondate paure possano alimentare dannosi pregiudizi e condanne inappellabili fino a trasformare una giusta iniziativa di solidarietà internazionale in una anacronistica guerra xenofoba.

Non vogliamo imporre un credo ideologico ad alcuno solo vorremmo far capire che ospitare altri uomini e donne, aiutarli materialmente a star meglio, curarli, integrarli culturalmente  non è un delitto né un attentato all’integrità culturale del nostro paese ma è una profonda lezione di civiltà che il nostro popolo darà a dispetto del più sfrenato  scetticismo.

Ma andiamo con ordine …..

Il comune di Pastenaalcune settimane fa, esattamente nel mese di giugno, ha presentato alla Regione Lazio un progetto di ospitalità, assistenza e accoglienza per i rifugiati politici costretti a fuggire da quei paese dove guerre, tirannie, povertà e miseria  rendono la vita particolarmente  insicura e chiaramente in balia di mille pericoli quotidiani.

Assieme al nostro progetto ne sono arrivati tantissimi altri, ma a noi è stato dato l’assenso per farci carico per un anno di 40 persone  a cui dovremmo fornire una struttura abitativa con tutti i servizi idonei e con i supporti umani e logistici per garantire un armonioso equilibrio tra culture, costumi e mentalità diverse.

Un bel progetto, sostenuto integralmente dalla Regione, a costi zero per il Comune, ma con la possibilità di fornire a circa una quindicina di giovani un’occupazione per i prossimi 12 mesi.

Un progetto che è adeguato al nostro ambiente, che conosce tuttora il peso e il dolore dell’esperienza patita da sempre dai nostri emigranti in terra straniera, un progetto che non può non trovare ammirazione  da parte di coloro che spinti dal bisogno e dalla fame negli anni passati, senza avere nulla in tasca son dovuti pertire per approdare alle coste

d’ oltreoceano.

Un progetto conforme ai principi laici e democratici dello statuto comunale di Pastena, principi  condivisi, almeno a parole, da tutti gli amministratori, attuali e passati, principi che sottolineano come le azioni del nostro comune siano improntate alla trasparenza e alla solidarietà.

Parole scritte nere su bianco che sono un impegno forte, ineludibile per chi guida il paese, parole che stanno lì a significare la disponibilità delle istituzioni locali a prendersi cura dei deboli e dei bisognosi anche se costoro provengono da lidi lontani e da terre straniere.

Che cosa c’è di più fortemente fraterno e solidale di quello di dare un tetto, un pasto e l’ amicizia ad altri uomini e donne che hanno  commesso l’errore di nascere con un diverso colore della pelle ? La solidarietà che da pura teoria si trasforma in atti concreti per curare i bisognosi e nutrire i poveri, Questi  principi antichi come la storia dell’umanità fanno parte integrante dello statuto del nostro comune , basta leggerlo per capire come certe iniziative non siano affatto prive di logica o frutto della fantasia di alcuni.

Un comune che scrive  di essere solidale non  può chiudere le sue porte ai bisognosi e rispedirli al paese di origine, un amministratore deve rispettare  i principi dello statuto comunale e deve insegnare ai cittadini che questi non sono lettera morta ma è proprio nell’attuazione e nel rispetto di questi principi che  la comunità cresce e va avanti.

Un progetto inoltre che è autenticamente  espressione della fede cristiana e che rende concreto l’invito evangelico di “dar da bere agli assetati e dar da mangiare agli affamati”

Come possiamo avere la coscienza a posto quando paghiamo per  garantire cibo, tetto  e cure mediche ai cani randagi  e non ci pieghiamoi a dare una mano a uomini e donne che chiedono dignitosamente aiuto alle nostre istituzioni ?

Come si può partecipare alle processioni,  andare in visita ai santuari, partecipare ai pellegrinaggi, genuflettersi dinanzi alla croce e poi indignarsi nevroticamente per un progetto che rende materialmente possibile la missione del buon  samaritano ?

Con quale coraggio gli autori del percorso della fede, i progettisti delle statue di monte Solo, coloro che hanno invitato e osannato il cardinal Ruini quando è venuto a Pastena ad inaugurare una zona destinata alla meditazione e all’estasi spirituale e oggi con palese amnesia delle loro radici cristiane sono i primi a contestare l’accoglienza dei rifugiati politici ?

Per quale motivo condividiamo una fede fatta di riti, feste e tradizioni popolari e poi di fronte al comandamento vero che impone di “amare il prossimo”  in realtà facciamo finta di non capire e scegliamo solo il prossimo che ci conviene o ci è utile per la nostra carriera o per il nostro lavoro ?

Che senso ha mettersi in prima fila, stare sotto i riflettori  nelle cerimonie importanti e poi tornare a essere indifferenti e contrariati quando si tratta di intraprendere un importante percorso di integrazione di giovani stranieri ?

C’è una sorta di enigma spirituale, una doppia morale, si perdonano usurai, ladri, corrotti e faccendieri, si stringono candidamente le loro mani in segno di ossequiosa riverenza e si hanno mille pregiudizi nei riguardi di cittadini, che senza aver commesso alcun reato  vengono giudicate lavativi, stupratori e assassini.

A Pastena tutti, il giorno della festa patronale varcano la soglia della chiesa, in tanti vanno in processione, molti cantano, altri pregano, ma mi chiedo a quale Dio indirizzano le loro litanie se poi  sono i primi ad alzare la voce per cacciare quegli uomini e donne che hanno come noi il desiderio di avere una casa, una famiglia, un lavoro e un po’ di rispetto per la loro dignità umana da sempre  calpestata e deturpata.

In nome di quale principio le associazioni locali protestano contro l’arrivo di queste quaranta persone ?

Tutte, nessuna esclusa,  hanno scritto nei loro statuti,  che è prioritario per la loro attività sociale  il rispetto dell’uomo, la tutela della salute e la salvaguardia dei principi universali, ed allora come fanno a paventare la raccolta di firme per cacciare via chi non è  né un ladro, né un corrotto, né un usuraio e né un faccendiere ?

In nome di quale giudizio etico quelle associazioni che dicono di impegnarsi per la promozione della salute, della cultura e dei diritti dei cittadini, oggi salgono sui pulpiti e ammoniscono gli amministratori di insudiciare il loro paese ?

C’è da chiedersi se i loro  statuti sono stati scritti male o se servono soltanto a salvare le apparenze.

Ci sono tanti giovani entusiasti di questo programma di accoglienza e anche gli anziani non temono “l’invasione dei barbari” anzi ci dicono che è impossibile non provare alcun sentimento di solidarietà e di condivisione nei riguardi di uomini e donne che sono come noi, con gli stessi sentimenti, le stesse emotività, le stesse debolezze e la stessa voglia di sperare in un futuro migliore.

Noi continueremo a spiegare le ragioni e le problematiche di questo progetto, lo faremo in piazza e in consiglio comunale.

Ascolteremo le ragioni di tutti perchè  in democrazia tutti hanno il diritto di poter esprimere le proprie convinzioni e nessuno di noi si sottrarrà al confronto consci di dover poi  prendere  delle decisioni  con lealtà, determinazione e giustizia.

Vogliamo che i cittadini possano decidere del futuro di Pastena evitando che cattivi maestri e falsi profeti strumentalizzino la vicenda per meri tornaconti elettorali. E’ un grande progetto con una immensa valenza umana e culturale, parliamone senza paure e senza chiusure …..