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Il significato e le finalità del nostro Convegno a Formia del 16 dicembre p.v. sulla presenza mafiosa nel Basso Lazio

Vuole essere un invito forte, una sorta di sfida, al mondo politico non colluso con le mafie del Basso Lazio – e della provincia di Latina in particolare – ad un sussulto di orgoglio, ad una presa di coscienza dei propri doveri, ad una presa d’atto della gravità della situazione, dopo anni di disattenzione o, comunque, di inerzia rispetto al fenomeno dell’invasione mafiosa dei nostri territori.

Anche la politica non collusa deve farsi perdonare molte colpe.

Ed ancora oggi, malgrado tutto, essa affronta il problema più sul piano della retorica e della sociologia che non su quello della ricerca delle responsabilità e degli strumenti e dei provvedimenti da adottare per estirpare il cancro che sta divorando l’intero impianto economico, politico, sociale e culturale delle nostre terre.

E, quando la politica non funziona, non funzionano nemmeno le istituzioni.

Il convegno che abbiamo organizzato a Formia per il 16 dicembre p. v. vuole significare tutto ciò.

Esso vuole essere, secondo le nostre intenzioni, non un processo alla politica in quanto tale, che per noi resta l’arte più nobile per curare gli interessi della collettività, ma ad una certa sua parte che l’ha piegata agli interessi personali e, quindi, mafiosi.

Fra i relatori ci saranno Magistrati, poliziotti, parlamentari ed esponenti politici.

Di quelli non corrotti ovviamente e che, bene o male, hanno sempre tentato di porre il problema “mafie” all’attenzione dell’opinione pubblica e delle Istituzioni.

E ci sarà anche una sorpresa, una testimonianza forte di una persona che, in un’altra regione del Paese, per denunciare e fatto arrestare alcuni mafiosi che gli avevano richiesto il “pizzo”, ha pagato e sta pagando duramente senza un’efficace e completa copertura dello Stato.

Quello Stato che, attraverso le parole del premier e del ministro dell’Interno, vuole passare per quello che più di tutti sta combattendo le mafie!

Il Convegno segue ad una lunga, complessa azione di monitoraggio da noi fatta sul territorio.

Non è la prima, com’è nostro costume.

Un’indagine che ci ha consentito di prendere coscienza piena e documentata dell’aggravarsi continuo della situazione criminale in terra pontina e dei cui esiti abbiamo messo a conoscenza chi di dovere, a Roma.

Non è nostra intenzione fare il processo a chicchessia.

Non siamo degli agitatori, non agiamo per fini partitici, abbiamo tutti un forte senso dello Stato e delle Istituzioni.

E per questo Stato di diritto, messo in piedi con le sofferenze ed il sangue dei nostri padri e dei nostri nonni, noi sentiamo il dovere di mettere a disposizione tutte le nostre povere energie.

Ma non tolleriamo –e ci batteremo fino al sacrificio per combatterli- che nelle sue pieghe si annidino ladri, corrotti, mafiosi e incapaci.

Si, anche incapaci, perché, quando parliamo di mafie, non stiamo parlando di bruscolini e chi è preposto nelle Istituzioni a contrastarle e non le contrasta come si deve va rimosso.

Perciò siamo impietosi e lo saremo sempre di più perché, mentre da una parte ci sono coloro che, non pagati da chicchessia, mettono a repentaglio la propria vita ed il proprio portafoglio per combattere le mafie, dall’altra ci sono anche coloro che non fanno niente o, addirittura, ci guadagnano, in un modo o nell’altro.

Non lo tollereremo.

La situazione a Formia e nel sud pontino è grave, gravissima e già 6 anni la Polizia di Stato di Formia condusse una serrata inchiesta che la mise, in parte, a nudo.

Nessun esponente politico, nessun parlamentare, nessun consigliere regionale, comunale, provinciale, si sono chiesti che fine ha fatto quell’inchiesta, nella parte che riguarda il “voto di scambio”.

Archiviata!

Come?

Perché’?

Prima o poi pubblicheremo noi quegli atti, che, peraltro, sono pubblici, essendo trascorsi 6 anni e chiunque può richiederli.

Ci sarà da ridere, o, meglio, da piangere!

Per concludere:

noi, con il convegno a Formia -convegno che non sarà uno dei tanti in cui si parla di tutto e, quindi, di niente – puntiamo a svegliare le coscienze e le intelligenze di tutti quei cittadini ed esponenti politici perbene che veramente vogliono fare qualcosa per combattere le mafie.

Non bisogna continuare a pensare che possano e debbano essere solo le forze dell’ordine e la magistratura a contrastarle.

Non ce la fanno e bisogna aiutarle.

Ci aiutino, standoci vicini, segnalandoci fatti e situazioni.

Penseremo noi, assicurando a tutti l’anonimato, a “girarli” a chi di competenza.