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Il significato del nostro Convegno a Civitavecchia. Le mafie stanno a Roma, nella capitale d’Italia. Il “sistema” mafioso.

Il problema è sempre lo stesso e non ci piace il comportamento di quanti vi ci girino attorno senza affrontarlo mai:
non ci piace il comportamento dei Prefetti nel Lazio a proposito del problema “mafie”;
non ci piace il comportamento di talune Procure che appaiono non sufficientemente efficienti ed attente nell’azione di contrasto delle mafie;
non ci piace il comportamento di taluni responsabili delle forze dell’ordine che appaiono alquanto freddi e non adeguatamente preparati nell’azione di contrasto;
non ci piace il comportamento della politica in generale, la quale, a parte alcune poche, pochissime eccezioni, appare in taluni casi collusa con i mafiosi e più in generale tiepida, se non indifferente, al tema;
non ci piace il comportamento della gente, che, fatte rarissime eccezioni, con il suo   silenzio, con la sua indifferenza, oggettivamente fa il gioco delle mafie;
non ci piace il comportamento del Parlamento e dello stesso Governo che, al di là delle enunciazioni dei principi e dei proclami, sul piano oggettivo favoriscono le mafie indebolendo la DIA, le forze dell’ordine in generale e la magistratura, tagliando ad esse i fondi e demolendo la legislazione antimafia;
non ci piace lo stesso comportamento di politici, associazioni “antimafia “politicizzate e quanti altri parlano di lotta alle mafie, che, proni al volere, alle suggestioni politiche ed all’attuale partitocrazia, dalla quale spesso traggono benefici, sul piano sostanziale non fanno alcunché di significativo per mettere fine a questa drammatica situazione.
La cosiddetta antimafia politica, i professionisti dell’antimafia di cui parlava Sciascia, che evitano di affrontare i veri nodi dell’inefficienza, se non talvolta, delle collusioni e delle omissioni delle istituzioni in generale.
E di taluni  vertici o, comunque spezzoni, di vertici politici.
Fatte, sempre ed ovviamente, le debite eccezioni.
Si parla di Falcone e Borsellino, se ne esaltano l’opera ed il sacrificio, se ne citano i pronunciamenti, ma si evita sempre di dire che è stato il “sistema”, questo “sistema” ad ucciderli perché erano scomodi e non funzionali ad esso.
Il “sistema” mafioso-fatto di “colletti bianchi” –  che ci troviamo a combattere ogni giorno, in trincea, pochi, in piena, assoluta solitudine, combattuti soprattutto da soggetti della politica e delle istituzioni, più che dai mafiosi   con la coppola.