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Il ruolo di un’Associazione antimafia seria: essere contro il bla bla, la… e rappresentare una… lancia nel costato…! Le carenze e le ombre vanno ricercate negli apparati dello Stato.

Ci sono troppe ombre su un passato di carenze in provincia di Latina perché i cittadini perbene pontini- e noi con loro – possano riprendere fiducia nelle istituzioni locali. Carenze che sono la fonte di quella sensazione di un clima di impunità che ha consentito il dilagare irrefrenabile di un fiume di malcostume e di mafie di ogni genere.
E’ il “sistema” che ormai è marcio e che, quindi, non consente più anche alla persona volenterosa e dalle buone intenzioni di operare con correttezza.
Con la politica assente, distratta, incompetente, se non in parte corrotta e collusa.
Negli Uffici, anche in quelli più delicati, non si fa altro che parlare di… straordinario, buoni pasto ed avanzamenti di carriera…
Le forze di polizia non indagano come dovrebbero. Basterebbe vedere i “risultati”! Zero o quasi.
Ci sono nel Basso Lazio ispettori, marescialli- l’ossatura dell’impianto investigativo – in servizio per 30-40 anni nello stesso posto, senza che un qualsiasi dirigente o comandante si sia posta la domanda se per caso la lunga permanenza in una stazione o in un commissariato possa determinare la nascita di quella rete amicale o parentale che potrebbe danneggiare il corretto svolgimento delle indagini.
In provincia di Latina ci sono state decine di omicidi dei quali non sono stati scoperti né esecutori né mandanti.
Ne vogliamo citare alcuni, i più famosi?
Quelli dell’avv. Maio nel 90 ad Aprilia; di Don Boschin nel 95 a Borgo Montello; dell’avv. Mosa nel 98 a Sabaudia; del Cap. Conti (in questo caso si parla di suicidio) a settembre del 2006 a Fondi; del segretario generale del Comune di Terracina (anche in questo caso si tratta di suicidio) Martino nel 2007 a Formia; dell’avv. Enzo Avino di Cassino ma che operava anche in provincia di Latina. Questo, per non andare più indietro.
Tutti episodi rimasti nell’ombra, come nell’ombra sono rimasti quei…30 “soldati” di cui ha parlato Carmine Schiavone ad ufficiali dei carabinieri e dirigenti di polizia a Latina nel 1996.
Trenta “soldati” operanti in provincia di Latina e pagati a 3 milioni al mese cadauno che non sono mai stati identificati e che probabilmente stanno ancora in provincia di Latina per delinquere.
Troppe, troppe carenze in questa provincia dove non si sono quasi mai fatte indagini sulle montagne di capitali investiti dalla camorra, dove la Prefettura, eccetto che durante la gestione Frattasi, non ha mai emesso un’interdittiva antimafia, dove i magistrati inquirenti e giudicanti vanno e vengono e sono pochissimi quelli stanziali, dove non c’é raccordo fra DDA e Procura ordinaria.
Vogliamo fermarci, per ora.
Questi sono i veri nodi di una seria battaglia antimafia perché le responsabilità sono tutte politiche ed istituzionali.
Il resto è tutto bla bla.
E’ su questo fronte, se vogliamo distinguerci per serietà, concretezza ed operatività, che noi dell’Associazione Caponnetto dobbiamo impegnarci sempre più da oggi in avanti.