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Il profumo della nostra autonomia ed il nostro ruolo di fare antimafia vera e non asservita a logiche partitiche.

Abbiamo gioito nel momento in cui è stato chiamato a ricoprire l’incarico di Procuratore Capo di Roma il Dr. Giuseppe Pignatone, un magistrato che viene dal fronte di Palermo e di Reggio Calabria e che, quindi, ben conosce le mafie.

Mafie non solo militari, ma, soprattutto, politiche, economiche, istituzionali.

Abbiamo gioito perché abbiamo subito pensato che tutto l’apparato giudiziario ed investigativo non solo romano ma anche di tutto il Lazio, finora un po’ troppo sonnolento sul piano dell’azione di contrasto delle mafie, avrebbe subito una scossa e si sarebbe piano piano messo in moto a pieno regime.

Ed è, appunto, quello che sta avvenendo, stando alle notizie che ci pervengono e non solo da fonti giornalistiche.

Certamente non sarà facile per il Dr. Pignatone costruire nei tempi brevi quella macchina da guerra capace di fronteggiare da subito l’offensiva di tutti i clan, le famiglie, le ‘ndrine, i gruppi criminali stranieri, con tutto il loro seguito di sodali costituito dai “colletti bianchi”-avvocati, commercialisti, notai, ingegneri, architetti, esponenti politici, amministratori pubblici, parlamentari, uomini della finanza e dell’imprenditoria ecc. ecc. -, tutti scatenati, con una furia eccezionale, nel perseguire un solo obiettivo:

la conquista definitiva e totale del Lazio e della Capitale del Paese.

Il problema dei problemi è costituito, oltre che dall’omertà e dalla viltà della gran parte della gente che non collabora, non parla, non vede e non sente, anche da quella cultura negazionista che investe ampi settori non solo della politica ma anche della magistratura giudicante romana, come è emerso e messo in evidenza dai lodevoli servizi-inchiesta fatti da “Repubblica”-cronaca di Roma-il 27 e 28 luglio uu. ss.

Nemmeno nei confronti dell’ex Banda della Magliana è stato applicato il 416bis.

Questo la dice lunga sul livello di ritardi che la Magistratura e le forze dell’ordine del Lazio hanno accumulato rispetto a quelle della Campania, ritardi che non sarebbe azzardato quantificare a 25-30 anni indietro.

Ma noi siamo certi che piano piano la bravura del Procuratore Pignatone, che dovrà essere ovviamente supportato nella sua azione dal contributo della Direzione Nazionale Antimafia diretta dal Dr. Pietro Grasso, consentirà alla magistratura ed alle forze dell’ordine del Lazio di colmare in tempi accettabili il gap rispetto ai loro colleghi della Campania.

Resta, però, tutto irrisolto il discorso del contributo della società civile perché sarebbe un errore imperdonabile, come giustamente rilevava Paolo Borsellino, accollare tutto il peso della lotta alle mafie sulle sole spalle di magistratura e forze dell’ordine, venendo meno a quei doveri civili e morali che obbligano ogni cittadino onesto a dare il proprio contributo nel combattere il cancro.

Sulla “politica” non si può fare alcun affidamento perché, fatta qualche eccezione, tutti sappiamo quello che essa è oggi…

Al di là di qualche enunciazione di principi, della retorica, delle genericità – e già questo è un passo avanti rispetto allo stagno in cui vivono larghe porzioni di essa -, essa non è in grado di andare, tanto da costringerci a domandarci ed a domandare quale utilità abbiano mostrato di avere finora le varie Commissioni Sicurezza, i Comitati, gli organismi vari, peraltro lautamente PAGATI con i soldi dei cittadini, costituiti dalla Regione Lazio, dall’Amministrazione Provinciale di Roma e così via.

Organismi con Presidenti, vice Presidenti, segreterie, apparati, gettoni di presenza, ore di straordinario ecc. ecc. ecc. che non servono a NIENTE o quasi.

Quanti soldi si recupererebbero per darli alle forze dell’ordine ed alla magistratura privi perfino della benzina per le volanti e la carta per le stampanti, MANDANDO A CASA tutto questo esercito di persone!!!

Si tratta per lo più di organismi a forte caratterizzazione politica, messi sù finora a fini meramente propagandistici di parte, nei quali non ti è consentito parlare dei veri problemi di mafia e nei quali, peraltro, non entri se non fai parte di questo o di quel partito.

Noi stessi siamo stati vittime di queste situazioni per ben tre volte:

la prima, quando, insieme al CODICI, siamo stati estromessi dal Coordinamento della “Consulta provinciale antimafia” dell’Amministrazione Provinciale di Roma;

la seconda, quando, invitati ad una riunione della Commissione Sicurezza della Regione Lazio per discutere i problemi delle infiltrazioni mafiose nei lavori del Porto di Civitavecchia, la Presidente del PD, durante la gestione Marrazzo, non ci consentì nemmeno di parlare;

la terza, quando, invitati dall’attuale Commissione ad una riunione, ad agosto scorso, per discutere sulla bomba ad Ostia e sull’omicidio di Nettuno siamo stati insultati al punto da costringere una consigliera regionale, presente a quella riunione come esterna –la consigliera Anna Maria Tedeschi, che, perciò, ringraziamo – a prendere le difese della nostra Associazione e a chiedere alla Commissione stessa di “chiedere le scuse all’Associazione Caponnetto”.

Ci domandiamo a questo punto se sia utile, anche se invitati, continuare a partecipare in futuro alle riunioni di questi Organismi, che, secondo noi – lo ripetiamo –non servono proprio a niente per quanto riguarda la lotta alle mafie.

Detto questo, veniamo a noi ed al nostro ruolo di Associazione Antimafia.

Sono dieci anni che ormai esistiamo andando avanti fra mille difficoltà dovute soprattutto ad alcuni fattori:

l’omertà della gente soprattutto e, poi, il tentativo costante da parte della politica di “marcarci”, un tentativo che abbiamo sempre contrastato lottando con i denti e respingendo con forza tutti coloro che hanno tentato di assoggettare l’Associazione a questo o a quel partito, a questa o quella corrente politica.

Abbiamo dovuto respingere anche il tentativo di infiltrazioni, oltre che politiche, anche mafiose, dopo che un notissimo boss chiese qualche anno fa di aderire alla nostra Associazione.

Segnali, il primo ed il secondo, che attestano la “pericolosità “secondo alcuni ed il “peso” secondo altri, della nostra Associazione, considerata evidentemente la più significativa e la più pugnace.

Questo ci inorgoglisce da una parte, ma, al contempo, ci fa sentire più carichi di responsabilità verso le Istituzioni sane e la gente perbene.

Abbiamo rifiutato e rifiutiamo, per salvaguardare la nostra autonomia da tutto e da tutti, qualunque finanziamento pubblico.

Andiamo avanti mettendo mani in fondo alle nostre tasche ed attingendo, inoltre, a quei pochi soldi che ci vengono dal tesseramento e dal 5 per mille da parte dei nostri soci e dei nostri simpatizzanti.

Nessuno, quindi, ci può dire che abbiamo preso o prendiamo soldi dallo Stato, dalle Regioni, dai Comuni, dalle scuole e così via!

Siamo LIBERI ed INDIPENDENTI e sentiamo quindi il profumo di questo nostro modo di essere e di voler essere.

Il nostro fine è quello di combattere le mafie- militari, politiche, istituzionali che esse siano- e non con le chiacchiere, ma, al contrario, con l’indagine e la DENUNCIA, nome e cognome.

E con le PROPOSTE!

INDAGINE, DENUNCIA, PROPOSTA: è questo il nostro motto.

Lo sforzo che facciamo tutti e che chiediamo a tutti i nostri amici sempre di più è quello, appunto, di non perdersi in chiacchiere, ma, al contrario, di essere delle vere e proprie sentinelle sui territori, capaci, quindi, di cogliere e segnalarci ogni movimento sospetto, ogni operazione dubbia, ogni notizia utile a stanare e colpire mafiosi ed amici dei mafiosi.

Senza privilegiare questo o quello, a seconda del colore politico dell’uno o dell’altro.

Non siamo molti, purtroppo e non riusciamo a coprire tutto il Paese.

Ma, grazie allo spirito di sacrificio di qualche amico, stiamo riuscendo piano piano ad allargare la sfera della nostra presenza:

dal Lazio, ci siamo spinti nella Campania e, se Dio ci aiuta, probabilmente faremo lo stesso, fra poco, con il Molise.

Agli amici, vecchi e nuovi, raccomandiamo solamente di non farsi condizionare da logiche partitiche perché si fa vera antimafia solamente se non si è soggetti alle logiche di questo o quel carro politico.

Le mafie stanno con ed in quasi tutti i partiti, a sinistra come al centro e come a destra, a seconda dei loro interessi sporchi.