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Il problema ” mafie” non è all’ordine del giorno della politica. Ma non ci fossero certa stampa e certi giornalisti, di mafie non si parlerebbe proprio!

SE NON CI FOSSE CERTA STAMPA…

Se non ci fosse certa stampa a trattare il tema della contaminazione mafiosa della politica sul nostro territorio!

Due sono state le testate di questi giorni che hanno colpito l’ attenzione dei lettori:

1) la “ Voce delle Voci”, con il numero in edicola, che ha pubblicato un ampio servizio sul livello di penetrazione mafiosa a Formia e nel sud pontino;

2) la “Repubblica” del 4 aprile u. s, giorno di Pasqua, con un titolo a tutta pagina “Fondi, il neo-sindaco nel dossier sui clan”.

Due inchieste che mettono a nudo il re, che ci prospettano un quadro a noi ben noto ma non altrettanto all’opinione pubblica. A quella non informata ed attenta. A chi non legge e non si informa o che è in malafede.

Il ruolo della stampa.

Soprattutto per quanto attiene al tema della contaminazione mafiosa di parte della politica e delle istituzioni.

Ne abbiamo già trattato e ci ritorniamo perché riteniamo che la stampa abbia una funzione importantissima e una responsabilità rilevante di quanto si è verificato e si verifica.

Più volte abbiamo dato atto ai redattori di taluni organi di stampa locali – ci piace citarli ancora una volta: Latina Oggi, la Provincia, il Messaggero – di grande onestà intellettuale e di singolare capacità descrittiva dei fenomeni sociali ed economici che assillano questo territorio in particolare, ma più in generale tutto il Basso Lazio, le province di Latina e Frosinone.

A quelle testate vanno aggiunte, ovviamente, le grandi testate nazionali, come appunto “La Repubblica”, l’“Espresso”, la “Voce delle Voci”, “Left avvenimenti”, “Il Manifesto” e qualche altra.

Se non ci fossero state loro, nessuno avrebbe parlato della situazione esistente a Fondi, a Formia, a Sabaudia, a Terracina, a Cassino, Frosinone e così via.

Nessuno avrebbe parlato delle complicità, degli intrecci fra esponenti politici ed istituzionali e mafiosi.

Nessuno avrebbe parlato del decadimento morale e culturale di questo territorio e dell’avanzata inquietante di una subcultura mafiogena che sta trasformando il Basso Lazio in un suburbio meridionale.

Italia centrale che si trasforma grado a grado in Italia meridionale, assorbendo da questo processo involutivo non gli aspetti positivi, che pure ce ne sarebbero, ma tutti quelli negativi: le mafie.

Ma non quelle estranee o, comunque, semplicemente contigue alla politica ed alle istituzioni, ma, al contrario, quelle che diventano esse stesse politica ed istituzione.

Qua è il punto.

Il dramma che molti non capiscono e molti altri non vogliono far capire alla gente meno attenta ed informata.

Che è la massa, quella che va a votare, mentre i votanti calano in tutto il Paese, con percentuali bulgare.

Con la benda sugli occhi.

Nemmeno scalfita nella propria mente e nella propria coscienza da quanto avviene intorno.

Si ritorna alle falangi, alle truppe cammellate di infausta memoria, indietro anziché in avanti.

Un processo di arretramento generale, di dequalificazione diffusa, che ci allontana sempre più dall’Europa.

E che è quanto, appunto, vogliono le mafie, quelle con la coppola e, soprattutto, quelle politiche…