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Il problema delle migliaia di negozi di ortofrutta gestiti da cittadini stranieri dietro al quale potrebbe nascondersi la mafia italiana.L’Associazione Caponnetto,oltre ad aver pregato il suo iscritto Deputato Cristian Iannuzzi di presentare questa interrogazione ,in settimana segnalerà il tutto sia alla DDA di Roma che a quella di Campobasso ,avendo questo fenomeno raggiunto proporzioni incredibili soprattutto nel Lazio e nel Molise.

Questa ,l’interrogazione presentata in questi giorni dall’On.Iannuzzi:
CRISTIAN IANNUZZI. — Al Ministro dell’interno, al Ministro dell’economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che: negli ultimi 5 anni piccoli imprenditori stranieri in particolare provenienti dal Bangladesh, Egitto e Marocco hanno soppiantato i rivenditori romani nella gestione dei mini market, dove oltre alla frutta e verdura, molte volte vengono venduti anche altri generi di prima utilità e persino bevande alcoliche; secondo l’articolo « Un prestito iniziale e forniture assicurate: da Fondi a Roma le frutterie di camorra » apparso il 17 ottobre 2016 sul quotidiano « Repubblica », le imprese di frutta e verdura in mano agli egiziani sono oltre 6 mila; sembra che gli immigrati, affidandosi al « mercato di Fondi », riescono ad aprire un negozio: i fornitori dei prodotti che arrivano dalla Campania il cui traffico nel settore ortofrutticolo è notoriamente in mano alla camorra elargiscono un prestito iniziale, legando così l’esercente a cui hanno consentito l’avvio dell’attività; secondo i dati raccolti da UpvadConfcommercio, a Roma, nei primi 8 mesi del 2016 anno, solo nella Capitale, sono aumentati del 30 per cento; i costi di gestione di queste fantomatiche frutterie straniere sono ridotti al minimo: questi mini market stranieri infatti restano aperti tra le 16 e 18 ore al giorno. Per rientrare delle spese e per azzerare i costi del personale molti di coloro che vendono la frutta rimangono a dormire nel negozio. Inoltre, la merce è venduta a costi ribassati, perché di seconda mano. Infine, gli insufficienti controlli amministrativi consentono anche la poca cura dei locali; la Fiepet Confesercenti ha presentato tempo fa, alla guardia di finanza e all’assessorato alle attività produttive un esposto contro i mini market che troppo spesso eludono il fisco e fanno concorrenza sleale con piccoli escamotage: « Troppo spesso assistiamo a comportamenti scorretti da parte di questi minimarket, condotti da stranieri, che vendono non solo frutta e verdura ma anche bevande alcoliche. In questo caso, però, invece di battere regolari scontrini con il 22 per cento di Iva, come accade a qualsiasi esercizio commerciale, al dettaglio o all’ingrosso, che vende al pubblico vino, birra e liquori, battono scontrini con il 4 per cento di Iva come se vendessero frutta o altri generi alimentari. Abbiamo verificato che su dieci esercizi almeno sette usano questo stratagemma per pagare meno Iva. Si calcola che su 1000 euro di incasso 180 finiscono nelle casse di questi imprenditori che eludono così il fisco. Moltiplichiamolo per centinaia di frutterie e minimarket stranieri sparsi sul territorio, per migliaia di bottiglie e bevande vendute ogni giorno, ecco che l’evasione è a più zeri »; l’ordinamento italiano prevede una serie di norme volte a prevenire e a contrastare l’infiltrazione delle organizzazioni criminali di tipo mafioso nel tessuto imprenditoriale del Paese –: se sia al corrente dei fatti esposti; quali iniziative ritenga di dover adottare, oltre alla strategia repressiva affidata alle forze dell’ordine, per prevenire il radicamento della criminalità e svolgere, per quanto di competenza, un’attenta e puntuale attività di controllo e ricognizione nel settore delle attività commerciali del Lazio. (5-09806)