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Il problema della violenza giovanile a Terracina. Un interessante documento di Teresa Campi

In base ai dati forniti dal Commissariato della Polizia di Stato di Terracina e dalla provincia di Latina, il picco dei dati sulla violenza giovanile nella città sta aumentando in maniere vertiginosa: coltelli a scuola e in strada, fino al marchio a fuoco con una moneta incandescente sul collo di un sedicenne finito al pronto soccorso del Santa Maria Goretti. E questo per non parlare di apatia sotterranea dei più, quel senso di vuoto che induce i giovani ad atti più violenti come unica ribellione possibile, spesso di gruppo, rivolta ad una comunità ed a una classe dirigente che li hanno letteralmente abbandonati a se stessi. Diciamolo: i cosiddetti “bulli “non sono mostri particolari. Sono intanto i nostri figli, fanno spesso una vita normale, un giorno sono vittime, l’altro carnefici. Il bullo è colui che non è in grado di riconoscere la propria fragilità e nel momento in cui la vittima gliela rileva con la sua presenza, il bullo potenziale cerca di aggredire nella vittima ciò che non riesce a sopportare in se stesso. Spesso la propria debolezza. Occorrerebbe dunque alfabetizzare i giovani allo star bene insieme anche nelle divergenze. Ma chi è capace di farlo? con quali competenze? quali gli esempi sociali da seguire? Buio più fitto.

La mancanza di incentivi per la formazione degli insegnanti, spesso all’oscuro di un sapere che potrebbe aiutarli a uscirne fuori, il taglio degli investimenti della Legge Gelmini per le Università e per le Superiori, i mancati interventi strutturali per l’edilizia scolastica -senza contare i dati allarmanti sulla dispersione scolastica –questi i segnali più evidenti di una società che se ne frega dei giovani. Perché investire su di loro non porta ad un guadagno immediato. La tanto sbandierata esigenza di disciplina, ordine e controllo, in poche parole l’agognato intervento giustizionalista, evidentemente non solo non funziona più per debellare il problema del bullismo di questi figli di nessuno, ma smentisce ogni idea di futuro e di ricambio ottimale di generazione. In una società che ignora e maltratta le nuove generazioni, il bullismo e il razzismo vanno considerati come l’ultimo anello di una catena, un effetto sociale di rivalsa, per quanto deleterio, e non una causa prima, dell’incuria di una intera classe dirigente. Il costante diniego dei diritti umani, sociali e politici che vede i giovani relegati ai margini della società che vede nell’interesse privato il primato da raggiungere: queste la cause prima della “guerra fra esclusi” che è sotto gli occhi di tutti. I giovani che per natura “assorbono” dagli adulti, non sono che il ricettacolo di tutte le contraddizioni sociali, di tutte le storture degli adulti e degli adulti nei confronti del loro ambiente. Ed è per questo che i giovani sono da considerarsi tutti a rischio, preda della disistima, della malavita organizzata, dell’alcol e della droga. L’osservanza delle regole sociali a scuola come altrove funziona soltanto quando la figura dell’adulto (insegnante e genitore) e dei sistemi organizzativi sociali (scuola, stato e istituzioni) si dimostrano responsabili nel desiderare veramente che quel piccolo adulto un giorno si metta al servizio del bene della società con un lavoro, una occupazione e che questo bene, questo valore ritorni a lui come arricchimento personale, una sorta di valore aggiunto che possa renderlo felicemente adattato al contesto in cui il ragazzo vive. Ha ragione il poliziotto di quartiere dell’Ufficio Minori, coordinato dal vicequestore aggiunto Patrizia Cavallini, quando parla, a proposito di bullismo, di “fenomeno complesso, non riconducibile alla condotta di singoli, ma del gruppo nel suo insieme”, in un contesto sociale, aggiungiamo noi, che in parti uguali è corresponsabile di questa violenza. Chi attualmente protegge quelle enormi potenzialità che un ragazzo porta con sé nella sua parte meno contaminata, la stessa che andrebbe valorizzata? Chi garantisce ai giovani la possibilità di espressione, di elaborazione pacifica dei conflitti? Sì perché il bullismo altro non è che una incompetenza di relazione umana, ovvero un conflitto gestito male. Ed è proprio questa la logica che ci permetterebbe di imboccare una strada più efficace, per risolvere o almeno arginare il fenomeno. E di fatti chi insegna loro come e con quali strumenti uscire vittoriosi da un conflitto, senza per forza dover sacrificare una vittima? Chi insegna loro ad avere buoni rapporti con gli altri anche quando non si va d’accordo? Chi li aiuta a superare le emozioni del primo momento e potenziare le loro capacità di ascolto e di comprensione nelle situazioni complesse? Sono gli stessi insegnanti all’altezza di diventare mediatori, costruttori di pace? Chi si prende cura dell’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro? Chi si batte per mettere a loro disposizione mezzi di trasporto degni di questo nome quando giornalmente intraprendono il tragitto per la capitale per proseguire gli studi o tentare un qualsiasi lavoro? Quella società che non investe nel proprio futuro è destinata a morire. Quanti aspirerebbero ad un lavoro normale? Quanti di loro sognano un teatro, un laboratorio, intraprendere la carriera musicale, artistica, fare il pittore, lo scultore? I ragazzi invece diventano a Terracina tutti muratori e baristi, mentre le ragazze sono estetiste, parrucchiere, manicure e pedicure. Tutto lì il loro futuro?? Un parco dove giocare, dove riunirsi in pace? Dov’è? Quanti di loro sognano ad occhi aperti qualcosa che aumenti la stima di se stessi, che non sia solo abbigliamento e quant’altro offerto dalla società dei consumi fittizi? La realtà è troppo dura per loro. Ovunque essi rivolgano lo sguardo, non trovano niente che possa giustamente soddisfarli. I giovani della provincia, all’uscita del periodo obbligatorio di apprendimento, sono destinati a cadere nelle maglie del lavoro nero (attualmente attestato al 9 per cento in Provincia) perdendo presto la speranza, soprattutto si ammutolisce il desiderio di fare qualcosa per la comunità, visto che l’intera società non prende minimamente a cuore la loro prima occupazione, con contratti atipici e precari, quando le cose vanno bene. Ma – e questo è il dato peggiore- durante il periodo di apprendimento scolastico, basato purtroppo sulla competizione e non sulla collaborazione fra simili – si perpetua questa schizofrenia fra le cose studiate e l’andazzo bestiale di una società che li emargina. Da un lato i buoni principi morali, religiosi e dall’altro una società che in pratica nega gli stessi valori. Questa è la contraddizione massima che spinge i giovani a disinteressarsi presto del mondo degli adulti e a rifugiarsi in famiglia come unica ancora di salvezza, almeno finché possono farlo. Quando escono dal liceo, il fatto di non trovare soluzioni occupazionali intacca la speranza di acquisire una dignità in quanto persona, ed è proprio lì che potrebbero diventare preda di un sistema che li esclude socialmente. In che cosa dovrebbero credere i giovani? Quale esempio etico dovrebbero seguire? Chi li rappresenta nel loro status giuridico? Chi è testimone di atti di bullismo dovrebbe seriamente interrogarsi sulle responsabilità personali, perché ognuno di noi ha offeso e continua ad offendere una luce di innocenza.

Proposte

Maggiore impegno finanziario da parte delle strutture pubbliche

Strutture scolastiche, messa in sicurezza delle strutture fatiscenti

Proporre un indagine a tappeto su tutte le scuole della Provincia per controllare che i criteri minimi di sicurezza vengano garantiti.

Aggiornamenti e corsi di formazione destinati agli insegnanti allo scopo di promuovere una convivenza pacifica tra i fruitori della scuola e l’integrazioni fra culture diverse e l’insegnamento dei diritti umani. A questo scopo riprendere la proposta di legge di iniziativa popolare che prevede l’inserimento obbligatorio della materia “diritti umani” nei curricula scolastici.

Cultura

Valorizzazione e conoscenza del territorio al servizio dei cittadini e di un turismo responsabile e sostenibile.

Integrazione fra la cultura locale e non attaccamento alle diversità

Progettualità per la rivalutazione del territorio

Collante sociale per la creazione di scopi comuni di condivisione e cittadinanza civile

Tempo libero

Creazione di spazi decentrati nei vari quartieri della città, ed idonei -biblioteche, palestre, ludoteche ecc, – a favorire il trascorrere del tempo libero e la crescita civile, culturale, morale dei giovani.

Teresa Miriam Campi