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Il problema dei fallimenti di aziende e delle aste giudiziarie.L’allarme dell’Associazione Caponnetto

Siamo entrati in fibrillazione dopo che,avendo partecipato ad assemblee di agricoltori svoltesi qualche anno fa a Pontinia,abbiamo sentito parlare di “napoletani che giravano fra aziende agricole dell’agro pontino in crisi proponendo  ai proprietari di  comprarle”.
L’orecchio dell’esperto deve essere in grado di cogliere il benché minimo segnale  e subito  abbiamo  chiesto al legale che tutelava quelle aziende di raccogliere tutta la documentazione proponendogli di andare immediatamente  dal Procuratore Pignatone per informarlo di quanto stava avvenendo.
Ci siamo andati accompagnati da una delegazione degli agricoltori  e dal loro legale.Non siamo in grado di affermare che il caso esposto da Palladino  su “Il Fatto” sia collegabile o meno con quel nostro intervento,ma a noi non interessa .Ci interessava,invece, porre il problema per far accendere i riflettori su una  situazione generale  generale che ci stava preoccupando ed il cui puzzo si avvertiva da mille miglia.
Non era ancora scoppiato il “caso “ delle aste fallimentari al Tribunale di Latina e tutto ciò che ne é seguito e sta seguendo .
Il resto é tutta cronaca  di questi mesi. e di questi giorni.
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Latina, le mani dei casalesi sulla aste giudiziarie. Sequestrato immobile

Pochi giorni fa l’associazione Caponnetto aveva lanciato l’allarme, oggi confermato da un’operazione della Guardia di finanza della città laziale. Tra i beni messi sotto sigillo a un imprenditore di Villa Literno, un immobile da 600mila euro acquistato qualche anno fa e affittato a un centro sanitario

Appartamenti a Trastevere, un immobile commerciale da 600mila euro a Formia, in provincia di Latina e più di una decina di società, tutte attive nel campo petrolifero e immobiliare. Il tesoro sequestrato dalla Guardia di Finanza di Latina – comandata dal colonnello Giovanni Reccia – all’imprenditore di Villa Literno Michele Patrizio Sagliocchi mostra, ancora una volta, la capacità di espansione imprenditoriale e degli investimenti provenienti dal clan dei casalesi. Se il centro continua a rimanere saldamente radicato nella provincia di Caserta, le ramificazioni verso il Lazio appaiono sempre più salde. Una via utilizzata per ripulire i capitali, secondo gli investigatori, inondando i circuiti economici con milioni di euro.

Nell’ultima operazione della Guardia di finanza – condotta su delega della direzione distrettuale antimafia di Napoli, per un’inchiesta coordinata dall’aggiunto Giuseppe Borrelli e dal pm Giovanni Conzo – appare anche la conferma di una denuncia partita alcuni giorni fa dall’associazione Caponnetto: i clan campani stanno puntando all’acquisizione di aziende e immobili investendo nelle aste giudiziarie, approfittando dei tanti fallimenti nella zona del sud pontino. Tra gli immobili sequestrati a Sagliocchi – ritenuto un imprenditore vicino al gruppo Bidognetti – c’è anche un immobile di Formia comprato qualche anno fa proprio in un’asta e oggi affittato ad un centro sanitario. L’associazione antimafia a fine settembre aveva segnalato alle forze dell’ordine la presenza di “possibili mani della camorra su alcune aziende dell’agro pontino cadute in gravi difficoltà economiche e perciò costrette a rivolgersi al sistema creditizio di banche o privati”. Operazioni che per la Caponnetto sarebbero condotte da “professionisti insospettabili che opererebbero in rete tra di essi nell’area bancaria e del recupero crediti e che svolgerebbero un’azione che tenderebbe a sottrarre ai proprietari le aziende in crisi”.

Dall’indagine condotta dalla Finanza appare ora un primo riscontro, con il sequestro di un bene in un fallimento: “Da diversi mesi stavamo lavorando sul patrimonio di questo imprenditore – commentano fonti investigative – analizzando con cura l’acquisto dell’immobile di Formia in un’asta giudiziaria”. Il sequestro – firmato dal collegio per l’applicazione delle Misure di prevenzione del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere – ha riguardato undici società operanti tra Napoli e Caserta: la Ctp Petroli, la Ctp Immobiliare, l’ Immobiliare San Carlo di Caserta, la V. & G. Energy, la Full Petrol, la Auto Petrol, la Posillipo Petroli, la Marinara, la SA. MI. Trasporti e la Blue Energy. L’attività principale era nel settore del commercio all’ingrosso ed al dettaglio di prodotti petroliferi, la gestione di un deposito di carburanti e di tre impianti di distribuzione stradale. E’ stata infine sequestrata una società con sede a Malta, che si occupava di locazione di immobili. Complessivamente il patrimonio sottratto all’imprenditore campano ammonta a quaranta milioni di euro.