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IL PREFETTO BRUNO FRATTASI E LA GRANDE BATTAGLIA PER IL “CASO FONDI “.UN UOMO ECCEZIONALE ED UN GRANDE E LEALE SERVITORE DELLO STATO.UOMINI RARI OGGI A TROVARSI.

FRATTASI SU AVVENIRE: “QUANDO ERO A LATINA, UNA LUNGA BATTAGLIA PER LE CASE DEI BARDELLINO”

19 Settembre 2019

di Bernardo Bassoli

In una intensa intervista pubblicata ieri sul sito della testata Avvenire a firma di Antonio Maria Mira, l’ex prefetto di Latina Bruno Frattasi, in qualità di direttore dell’Agenzia nazionale per la gestione dei beni confiscati (17mila sotto la sua amministrazione), ha fatto il punto della situazione sui beni confiscati in Italia, con un particolare focus sulla provincia e il sud pontino.

Si parte da Formia, naturalmente, dove il complesso turistico di Marina di Castellone, un tempo appartenuto al re delle ecomafie Cipriano Chianese, si staglia smorto e desolato ormai da circa 9 anni: “Aver lasciato abbandonato il complesso turistico di Marina di Castellone confiscato alla camorra – ha spiegato Frattasi – è una sconfitta dello Stato. E lo è nel momento in cui resta ancora oggi inutilizzato“.

A tal proposito l’ex prefetto di Latina, ricordato da tutti una volta andato via, ma inviso al potere politico di allora (la storia del commissariamento boicottato del Comune di Fondi gronda ancora, a distanza di una decade, indignazione e vergogna), promette: “Vedrò di occuparmi subito di Formia. Ho contatti col Comune, sanno già che possono contare sul sostegno dell’Agenzia. Bisogna trovare i finanziamenti da mettere a servizio di un progetto. Ma il problema è capire cosa fare di questo bene. Le idee che sono state avanzate finora non hanno futuro, perché non sono sostenibili – poi, ammonisce in uno dei passaggi più significativi dell’intervista – Non si può permettere che si dica che prima prosperava (ndr: il complesso di Marina di Castellone) grazie all’ombrello protettivo delle mafie e oggi invece non dà più lavoro. Il tema centrale dei beni confiscati, la vera scommessa delle scommesse, è invece far vedere alla società civile che lo Stato effettivamente vince e la mafia perde“.

Non dimentica, Frattasi, le forti criticità del mondo dei beni confiscati e, senza circonlocuzioni istituzionali, ammette e rilancia: “Serve anche potenziare l’Agenzia. È nata con appena 30 personela riforma del 2017 ne prevede 200 ma io ne ho ancora solo 30. E servono anche fondi specifici. Se non li avrò non starò certo in silenzio“.

Ma il nodo dirimente della questione sud-pontino, che si stringe comunque su tutta la provincia, è quando si parla del negazionismo che ancora permane riguardo alle cosche presenti sul territorio e, sopratutto, alla loro capacità di occupare i posti che contano nell’economia. In silenzio, mimetizzati con società di comodo, investendo in patrimoni e attività che si vogliono far passare come fenomeni normali ma che normali non sono. Al netto della accuse di moralismo e luddismo che subiscono coloro che si oppongono a un tipo di economia senza regole, freni e piani.

A differenza della figura barbina fatta dai sindaci del sud pontino a febbraio scorso – con la sola eccezione del sindaco di Formia Paola Villa (non un caso che Frattasi parli proprio del suo Comune) – disertando una commissione regionale in cui si parlava del tema o minimizzando/negando il fenomeno mafioso nelle loro terre, Frattasi sulla questione criminalità organizzata è chiaro e netto, nonostante il suo ottimismo difficile da condividere per chi vive qui: “Credo che ormai ci sia abbastanza consapevolezza, almeno nei settori più avanzati e illuminati della comunità della provincia, che le organizzazioni criminali e in particolare la camorra, hanno operato e operano approfittando del fatto che non siamo in territorio conclamato di mafia e quindi c’è stata una minore attenzione verso questo problema. Ma credo e spero che questa forma di negazione sia in fase di superamento”.

Soltanto pochi mesi, in primavera, il direttore del principale (e praticamente unico) giornale della provincia di Latina ebbe a dispensare denigrazioni (mafiologiradical chicle chiuse del più becero conformismo radicalchic mafiologico”) verso coloro che hanno denunciato pubblicamente che un film prodotto da Angelo Bardellino, il cui sostrato culturale era “né con la camorra né con lo Stato“, sarebbe stato presentato a Spigno Saturnia con paillettes e onori.

Angelo Bardellino, poi arrestato a giugno per scontare una condanna a oltre sette anni per estorsione, fu definito al massimo un ex teppista, niente a che a vedere con il clan omonimo menzionato in ogni rapporto o relazione istituzionale trattante di criminalità organizzata.

Non solo, e non tutta per fortuna, la carta stampata. Di settori illuminati e avanzati della provincia che, nettamente, hanno denunciato e martellato sul problema si fa fatica a scorgerli.

Ecco perché sull’ottimismo di Frattasi è difficile convergere, anche se poi l’ex prefetto ricorda un episodio piuttosto esemplificativo: “Dieci anni fa quando ero prefetto di Latina ho dovuto ingaggiare una lunga battaglia perché alcuni appartamenti confiscati ai Bardellino fossero riconquistati dallo Stato“.

Dieci anni fa, eppure, qui, in provincia, sembra che il tempo si sia fermato.

Fonte:https://latinatu.it