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Il pentito Antonio Iovine: “Vi racconto della processione dei presidenti e dei dirigenti del polo calzaturiero che mi incontravano in segreto per concordare le tangenti. Mio figlio Oreste, il pizzo all’impresa Fontana e…”

Il pentito Antonio Iovine: “Vi racconto della processione dei presidenti e dei dirigenti del polo calzaturiero che mi incontravano in segreto per concordare le tangenti. Mio figlio Oreste, il pizzo all’impresa Fontana e…”

In calce all’articolo gli stralci con gli interrogatori dell’ex super boss del clan dei Casalesi
CARINARO – Antonio Iovine parte seconda. E ci riferiamo alle sue dichiarazioni attraverso le quali la dda ha chiesto, senza ottenerle, eccettuato nel caso di Michele Zagaria, misure cautelari, leggi arresti, per le estorsioni a carico degli imprenditori che hanno operato, a vario titolo, nel polo calzaturiero di Carinaro.

Eravamo rimasti alla prima parte di queste dichiarazioni, che avevano toccato la questione dell’accordo tangentizio tra il clan dei Casalesi e l’impresa SOGEST che materialmente ha costruito i capannoni e le infrastrutture. Oggi invece ci occupiamo di quella parte delle dichiarazioni del super pentito riguardante le estorsioni perpetrate ai danni dei commercianti costituenti il consorzio.

L’importo varia dai 250 milioni di lire ai 160 mila euro chiesti dopo il cambiamento della moneta, fino ad arrivare a 120 mila, cioè ad una riduzione che il clan dei Casalesi pratica rendendosi conto che alcuni commercianti non erano in condizione di pagar a causa della crisi di questo polo e del mercato attinenti.

Nelle dichiarazioni di Iovine emerge la relazione stabile, intensa, fatta di tanti incontri personali che il boss ha con i capi del polo, cioè col presidente che o’ninn chiama Benigni, ma che in realtà è Carlo Benigno, guida del polo dal 1996 al 2007 e con i consiglieri Raffaele Andreozzi che ha ricoperto al carica dal 2006 al 2009 e Giuseppe Chianese, anch’egli consigliere nello stesso periodo. Insomma il racconto che Antonio Iovine fa arriva fino al suo arresto mentre dichiara di non essere a conoscenza dell’eventuale circostanza di una presa di possesso del figlio Oreste del rapporto estorsivo con il polo quando lui, Antonio Iovine, entrò nelle patrie galere.

Il dettaglio dei vari incontri, il dove e il come si svolsero li potrete attingere dagli stralci dell’ordinanza che pubblichiamo in calce. interessante il ruolo che Iovine descrive di Antonio Capacchione, che non sappiamo se sia un nome o un soprannome. Quest’ultimo avrebbe indicato a Iovine la circostanza che suo zio Carlo Benigno, pur non avendo partecipato alla fase genetica, cioè alla nascita del polo calzaturiero, ne aveva tratto un significativo vantaggio economico. In poche parole, Capacchione lo indicò ad Antonio Iovine e dunque al vertice del clan dei Casalesi, come un invitante target per l’attività estorsiva.

Sui ruoli di Salvatore Verde, detto Tore ‘a bestia, non si registrano sostanziali novità in queste dichiarazioni di Iovine rispetto alle prime. Verde ebbe sempre un ruolo attivo nella riscossione delle tangenti e soprattutto gli fu data la possibilità di insediare le sue macchinette di distribuzione di bibite e alimenti all’interno dei capannoni.

Altro passaggio interessante è quello relativo all’acquisto di un capannone da parte di una non meglio declinata “ditta Fontana di Casapesenna”e per fare questo pagò al clan dei Casalesi una tangente da 50 mila euro. Ovviamente Carlo Benigno oltre ad essere il collettore di tutte le tangenti (a proposito Iovine afferma di non conoscere la famosa Margherita, cioè la segretaria tuttofare del consorzio) era costretto su intimazione di Ernesto De Luca, braccio destro di Iovine, a segnalare tutte le nuove imprese che si insediavano nel consorzio acquistando capannoni e impiantando attività.

G.G.

 

QUI SOTTO IL TESTO INTEGRALE DELLE DICHIARAZIONI DI ANTONIO IOVINE O’NINN

 

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PUBBLICATO IL: 22 dicembre 2016 ALLE ORE 19:12

fonte:www.casertace.net