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Il nostro saluto al nuovo Procuratore Capo di Roma Pignatone, un magistrato cresciuto al fronte e non nei salotti.

La guerra contro le mafie si vince o si perde a Roma, la Capitale del Paese.

Le menti, le cupole, i grandi interessi ed affari, sono tutti concentrati sulla Capitale.

Come la rete delle protezioni, il luogo dove si formano le leggi e dal quale partono le direttive per la loro applicazione, dove si decidono i grandi appalti.

E dove si fanno… i grandi… ”impicci”!

Il Parlamento, le grandi direzioni generali degli enti e dei ministeri, le centrali delle banche, le grandi macchine che erogano fiumi di soldi e gestiscono e… talune ripuliscono anche montagne di capitali sporchi.

La grande corruzione e l’esercito sterminato di corrotti e corruttori.

Bisogna mettersi d’accordo sul concetto di mafie.

Se si vuole continuare a vedere le mafie attraverso le figure squallide di analfabeti o giù di là come Riina, Sandokan e quant’altri, allora continuiamo pure a prendere ed a prenderci in giro.

Se, al contrario, vogliamo cominciare a guardare le mafie per quelle che sono veramente, come organizzazioni criminali formate, oltre che da questi orribili criminali, soprattutto da menti raffinate, da gente colta, da politici, commercialisti, notai, avvocati, ingegneri, imprenditori, direttori generali, alti funzionari ministeriali, di banche ecc. , la cosiddetta “borghesia mafiosa”, insomma, allora c’è da interrogarsi con un profondo senso di angoscia sul “cosa” ha fatto finora lo Stato per combattere seriamente questo cancro che sta divorando il Paese facendolo precipitare nel baratro e su “cosa” abbiamo fatto noi, ognuno di noi, nessuno escluso.

E’ stato uno Stato attivo, combattivo, pugnace, che ha colpito chi doveva colpire, senza guardare in faccia a chicchessia, o è stato uno Stato arrendevole, debole con i mafiosi e forte, magari, con i deboli?

E’ stato finora uno Stato che si è attrezzato con gente pulita, capace, determinata o con gente-ci si scusi il termine-quaquaraquà o addirittura collusa con i mafiosi?

Ognuno si dia la risposta che vuole.

Abbiamo esultato quando abbiamo appreso che a capo della Procura di Roma arriva un Procuratore dello spessore di Pignatone, un Procuratore cresciuto al fronte e non nei salotti, che conosce i mafiosi veri per averli combattuti ed arrestati, al punto da aver ricevuto continue minacce e subito attentati.

A Roma serviva un Procuratore Capo del genere!

Come il pane!

Si commetterebbe un grosso errore, però, se da oggi in poi si addossassero sulle sue sole spalle tutte le responsabilità ed il peso della lotta contro le mafie.

Sono i romani, i romani perbene, la gente onesta, che si debbono svegliare ed aiutare la magistratura, l’unico baluardo che è rimasto contro l’avanzare della corruzione e delle mafie.

E’ l’intero apparato dello Stato che va rivisto nella capitale per individuare e stanare flaccidi, incapaci, corrotti e mafiosi.

Quanto scritto dalla “Voce delle Voci” sulla Prefettura di Roma francamente ci ha sconvolto.

Anche noi non ne potevamo più delle esternazioni di un Prefetto che andava dichiarando che Roma è una delle capitali più sicure di Europa.

Eravamo lì lì per andare a protestare con il nuovo Ministro dell’Interno per chiederne la rimozione, dopo

le sue dichiarazioni in palese contrasto con quanto scrivono i magistrati della Direzione Nazionale Antimafia e l’evidenza dei fatti.

La “Voce delle Voci” ci ha anticipato sollevandoci da tale incombenza.

Ora Il Ministro Cancellieri non può far finta di niente e deve subito promuovere un’inchiesta.