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Il Lazio delle ecomafie. Tonnellate di cemento che hanno deturpato il volto della Regione e, in particolare, della provincia di Latina. Il cemento storico business delle mafie e, soprattutto, della camorra campana. Con grosse complicità di una parte significativa della politica e delle stesse istituzioni, che, o per complicità diretta o perché vedono e fanno finta di non vedere e, quindi, restano inerti, sono le prime responsabili di questo disastro.. La denuncia, forte, di Legambiente che cita, come esempio, lo scandalo del Parco del Circeo

Il Lazio delle ecomafie, Legambiente: “Un caso nazionale”

Tra “quinta mafia”, illegalità ambientale e speculazioni, le ecomafie nel Lazio rappresentano un caso nazionale. A denunciarlo è Legambiente che spiega come particolarmente esposti risultino i Comuni all’interno del Parco nazionale del Circeo, Sabaudia e San Felice Circeo in primis. Un’intera area dove si è costituito e ramificato un “sistema criminale” che vede soprattutto nel ciclo del cemento la sua manifestazione più eclatante.

Nella provincia di Latina crescono in modo preoccupante l’illegalità ambientale, le speculazioni, il radicamento della criminalità organizzata. Il settore dell’edilizia è tra quelli maggiormente colpiti di tutta Italia con una pressione sempre crescente della criminalità organizzata mafiosa, soprattutto di origine campana. Da Sperlonga, passando per Fondi, Terracina, San Felice Circeo, Sabaudia, Latina sino a Cisterna è continuo l’allarme legalità lanciato dalle forze dell’ordine, dalle associazioni, dai politici e dai cittadini, che si unisce, drammaticamente, ai continui attentati subiti da uomini dello Stato e cittadini. I Parchi, i laghi e le coste, ma anche i centri delle antiche cittadine sono esposti alle continue speculazioni edilizie. Un assalto rapace e selvaggio che scaccia la moneta sana e blocca il rilancio economico, imprenditoriale e occupazionale della zona. La politica provinciale e nazionale non offre risposte adeguate e sottovaluta il problema.

L’allarme è stato lanciato il 29 luglio nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta alla Camera dei Deputati e alla quale sono intervenuti l’On. Ermete Realacci, responsabile green economy del PD, Enrico Fontana, Responsabile Osservatorio Ambiente e Legalità Legambiente, Antonio Nicoletti, Responsabile nazionale Aree Protette di Legambiente, Marco Omizzolo, Responsabile provincia di Latina di Legambiente, Valentina Romoli, vice presidente di Legambiente Lazio.


Particolarmente esposti risultano i Comuni all’interno del Parco nazionale del Circeo, Sabaudia e San Felice Circeo in primis. Un’intera area dove si è costituito e ramificato un vero “sistema criminale” che Libera, l’associazione antimafia presieduta da don Ciotti, non ha esitato a chiamare la “Quinta mafia”, e che ha soprattutto nel ciclo del cemento la sua manifestazione più eclatante. Basti pensare che nel Parco nazionale del Circeo sono un milione e 200.000 i metri cubi fuori legge, 2 gli abusi edili per ogni ettaro; secondo gli investigatori, una parte è imputabile, direttamente o indirettamente, a esponenti della malavita organizzata e a quel ‘sottobosco’ politico/economico che sta suscitando grande attenzione negli inquirenti.

L’esposizione dei Comuni pontini al radicamento delle mafie nel tessuto economico locale e, in alcuni casi, anche politico, denunciato più volte da Legambiente e da Libera, richiede una denuncia forte che faccia diventare la provincia di Latina un caso e un’emergenza nazionale. Il dato più preoccupante, insieme alle intimidazioni subite da uomini dello Stato come ad esempio il Questore di Latina, Nicolò D’Angelo, e del Capo della squadra mobile, Cristiano Tatarelli, ai quali è stata recapitata una busta anonima contenente proiettili, è quello che si evince analizzando il dato territoriale del Rapporto Ecomafia 2011 di Legambiente, dove la provincia di Latina si posiziona al 4° posto nazionale per infrazioni accertate e quella di Roma al 5°. A livello regionale, l’area pontina con le sue 264 infrazioni accertate, pesa per il 36%, la provincia capitolina per il 34%, il reatino per il 12%, la provincia di Frosinone e il viterbese per l’8%.

(Tratto da Il Cambiamento)