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Il Governo sta demolendo tutto l’impianto Sicurezza, dopo quello della Giustizia

Sicurezza, tra spot e realtà

I sindacati delle forze di polizia incontrano il segretario del Pd Franceschini. Ne esce un quadro desolante, le risorse tagliate stanno compromettendo il servizio. E le ronde governative, invece di costituire un sostegno, si stanno rivelando un intralcio. Franceschini rilancia la proposta di accorpare referendum ed europee per dare ossigeno, con i risparmi, al comparto

Poliziotti appiedati, auto tecnicamente ferme, riparate grazie alla “comprensione” degli amici meccanici. Comuni che stanziano soldi per le ronde che magari, com’è accaduto a Rieti, prendono fischi per fiaschi ed inseguono le volanti della squadra mobile in servizio pattugliamento. Il pianeta “sicurezza” e al collasso. “Qui ed ora, non domani”, dicono all’unisono i rappresentanti delle forze di polizia invitati dal Partito democratico a fare il punto sullo stato dell’arte.

Sullo sfondo, brilla ancora la scure del governo: “Il ddl 112 taglia 3 miliardi di euro in 3 anni ai comparti difesa e sicurezza “, ricorda Marco Minniti. Ma il Pd, oggi, vuole tenersi fuori. Dario Franceschini si fa da parte: “Non devono contare le mie parole – dice – ma quelle di chi lavora per strada. Sentite loro”, dice ai giornalisti. Certo nella sala Berlinguer della Camera ci sono anche i sindacati delle forze dell’ordine che guardano al Pd. Ma le loro parole si confondono con quelle di chi non può essere sospettato di avere simpatie politiche a sinistra.

Ecco Antonio Scolletta, coordinatore nazionale della Federazione Sindacale di Polizia dell’Ugl: “Il governo dopo aver fatto mille promesse in campagna elettorale, ora è venuto meno e ha messo in ginocchio il comparto con una politica di settore miope e inadeguata”. Scolletta critica poi “l’andazzo mediatico che dipinge il paese in preda alle onda barbariche che arrivano da sud” e a proposito delle ronde dice senza mezze misure: “E’ una sanatoria per qualche drappello in camicia verde che scorazzava da tempo al Nord”. Ancora più chiaro: “Maroni è patetico quando dice che serviva una regolamentazione. Prima del decreto sicurezza quello di disciplinare le ronde era un problema sconosciuto. I nostri problemi sono altri”.

Ma le ronde non sono state pensate come un sostegno, un aiuto alla pubblica sicurezza? “Preferiamo fare da soli” rispondono in coro i sindacati di polizia. Sull’efficacia della sicurezza civica fioriscono gli aneddoti più svariati. Gianni Ciotti del Silp Cgil, in servizio a Roma, racconta: “Ieri una ronda ci ha chiamati per lo sgombero di un insediamento Rom a loro dire abusivo. Mandiamo due volanti. Salta fuori che il terreno è del Vaticano e il prete lo ha prestato per favorire il pellegrinaggio ai santuari. Risultato: uomini e mezzi tolti dal servizio effettivo per tre ore”.

Le ronde non sono propriamente infallibili: “A Rieti ci hanno segnalato come sospetta una macchina della polizia che stava pattugliando in incognito”, dice Claudio Ciardullo, anche lui Silp – Cgil. Nel parco romano della Caffarella hanno dato da fare al guardiano notturno perché volevano entrare per forza, senza autorizzazione. “Eppure mentre a noi il governo taglia – aggiunge Ciardullo – a loro arrivano i soldi dei Comuni. Come a Verona dove Tosi gli ha dato 100mila euro”.

Dario Franceschini prova una sintesi: “In campagna elettorale la maggioranza ha strumentalizzato la paura degli italiani per proporsi come una risposta al senso di insicurezza con promesse che non ha mantenuto. Ora cerca di nascondere i fatti e cioè i tagli e il crescente senso di insicurezza. Nello stesso tempo fa due operazioni di immagine: quella inutile dei militari in città. E quella pericolosa delle ronde”.
Nel primo caso, spiega il segretario Pd, “i 30mila soldati annunciati da Berlusconi non esistono. Le forze armate in servizio sono 70mila, 42mila sono in missione. I trentamila di Berlusconi non ci sono”. Quanto alle ronde, il leader democratico è tranchant: “Il monopolio della sicurezza appartiene allo Stato. I cittadini si sentono più sicuri con la polizia e i carabinieri che con le ronde. Da quando c’è il decreto si stanno moltiplicando. Ma chi ci dice che possiamo fidarci? Che non diventino strumenti della criminalità organizzata? Quelli della mafia, della camorra e della ‘ndrangheta non ce l’hanno scritto in faccia che sono criminali”.

Una prima soluzione all’emergenza sicurezza Franceschini la individua, ed è la confermata adesione all’appello dei cinquanta parlamentari democratici di accorpare il referendum elettorale sull’election day. Fatto quello, si potrebbero stanziare i 460 e passa milioni di risparmi per le forze dell’ordine. Dice il segretario: “Ci dicono che siamo sempre per il ‘no’, su questo siamo pronti a dire subito sì”. Franceschini però sottolinea, a proposito delle intenzioni della maggioranza: “Vogliono che si voti il referendum il 21 giugno perché così sarà più difficile raggiungere il quorum, e fanno un piacere a quella parte della maggioranza, la Lega in particolare, che non vuole che il referendum passi”.