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Il convegno di Pastena di mercoledì 29 giugno 2011

Alcune sere fa abbiamo avuto modo di assistere ad una trasmissione televisiva di un emittente laziale che riguardava la situazione criminale sul territorio di Aprilia.

Fra gli altri, vi hanno partecipato il Sindaco ed il Comandante della Compagnia dei Carabinieri sempre di Aprilia.

L’assenza del comandante della locale Guardia di Finanza, pur presente con un suo presidio ad Aprilia, già di per sé dimostra ancora una volta come si dia, da parte dei media nostrani, una lettura riduttiva e vecchia delle mafie.

Si è parlato di traffici di droga, di prostituzione, di microcriminalità, dei recenti omicidi negli ambienti degli albanesi.

Non è stata spesa una sola parola sui massicci investimenti di capitali sospetti fatti ad Aprilia e sul territorio circostante nei settori dell’edilizia, del commercio e così via.

Eppure, a pochissimi chilometri da Aprilia, c’è Nettuno, città la cui amministrazione comunale è stata sciolta per condizionamenti mafiosi.

Ad Aprilia, inoltre, c’è stato Frank tre dita, ci sono stati gli Alvaro, è stato assassinato l’avv. Maio probabilmente per motivi legati a vicende edilizie.

Inoltre Aprilia si trova a brevissima distanza da Borgo Montello dove è stato ammazzato il parroco Don Cesare Boschin probabilmente per motivi legati alla discarica dove ci sono interessi della camorra.

Aprilia, infine, si trova a brevissima distanza da Cisterna e da Borgo S. Maria di Latina dove sono state fatte delle confische di beni appartenenti ai Casalesi.

Niente, nemmeno una parola.

Come se la mafia non esistesse o, peggio, come se fosse un problema di criminalità comune.

Non rilevante, non di prim’ordine.

Il problema dei problemi.

Una grossa campagna di disinformazione o di scarsa informazione che disorienta l’opinione pubblica, non accende l’attenzione sul radicamento mafioso nei nostri territori, non fa riflettere la gente sulle collusioni fra settori consistenti dell’economia, della politica e delle istituzioni stesse.

Non abbiamo alcuna remora nel sostenere che, se negli anni andati ci fosse stata da parte del mondo dell’informazione una maggiore attenzione al fenomeno mafioso, forse oggi questo non avrebbe assunto le dimensioni allarmanti che pochi, malgrado tutto, denunciano.

E, forse, quella parte della politica e delle stesse istituzioni che sono colluse oggettivamente o soggettivamente con le mafie, non avrebbe avuto vita facile e sicuramente sarebbe stata più contenuta.

Noi abbiamo avuto, invece, a parte qualche eccezione, giornali che fino ad ieri hanno tenuto bordone a quanti si sono ostinati nel negare l’esistenza delle mafie nel Lazio, giornali che ci hanno insultato e lanciato messaggi oscuri per il solo fatto che noi non ci siamo prestati a certi giochi e che hanno dato sempre ampio spazio a coloro che spudoratamente contestavano le nostre denunce dichiarandole false, allarmistiche, lesive degli interessi dei nostri territori e delle nostre popolazioni.

“Con le vostre denunce fate scappare imprenditori e turisti”, ci hanno sempre detto.

Ce l’ha detto un Prefetto..

Ce l’ha ripetuto, durante una trasmissione ad Extratv di Frosinone, un Sindaco della Ciociaria, il quale sosteneva, in contraddittorio con noi, che… a Cassino non c’è mafia!

Senza una benché minima reazione da parte non solo della gente, ma anche di quella parte della politica che ancora non può essere definita “collusa”.

Come si vede le responsabilità sono tante, tantissime e riguardano, appunto, la società civile, il mondo dell’informazione e quelli della politica e delle istituzioni.

E, a proposito di istituzioni, non possono essere sottaciute le responsabilità di taluni Prefetti soprattutto, delle magistrature locali passate (vedi la vecchia Procura della Repubblica di Latina) e, di conseguenza, degli stessi vecchi vertici locali delle forze dell’ordine.

Noi abbiamo salutato con gioia la venuta a Frosinone dei nuovi Comandanti Provinciali della Guardia di Finanza e dei Carabinieri, oltre che del nuovo Questore.

Con altrettanta gioia abbiamo salutato la venuta del nuovo Procuratore Capo.

Ce n’era proprio bisogno!!!

A Frosinone, come a Latina.

Un bisogno vitale!!!

Siamo, invece, preoccupati per la provincia di Latina, tanto per limitare lo sguardo al Basso Lazio, all’area cioè più vicina alla Campania e, quindi, più penetrata dalla camorra che qua ormai domina e stradomina.

A Latina dobbiamo essere grati agli uomini della Questura, a quelli della Squadra Mobile in particolare, che si sono dovuti accollare il peso perfino di compiti che sono propri di un corpo di polizia economica qual’è quello della Guardia di Finanza.

Un problema delicato, questo, che non siamo riusciti finora, malgrado proteste, denunce pubbliche e quant’altro, a veder risolto.

In provincia di Latina si fanno pochissime indagini di natura patrimoniale e, di conseguenza, si fa poca azione di contrasto alle mafie.

Quasi tutte le operazioni e tutte le indagini, eccetto quelle fatte appunto dalla Questura, sono state fatte da organi giudiziari e di polizia esterni alla provincia.

Tale situazione rallenta e complica nel suo complesso l’azione contro le mafie, considerata la circolarità dei clan e le loro dimensioni che consentono ad ognuno di essi di stare presenti, al contempo, su più territori e più regioni.

Su aree sempre più vaste.

Noi, nell’auspicare un più stretto raccordo fra le Procure di Latina e Frosinone con le DDA di Roma e di Napoli, chiediamo ai nuovi Prefetti di Latina e Frosinone di integrare i due Comitati provinciali per la sicurezza e l’ordine pubblico con la partecipazione ai lavori di magistrati delle DDA, così come, peraltro, prescritto da una vecchia circolare emessa dal Capo dello Stato Napolitano quando era Ministro dell’Interno, circolare sempre, purtroppo, rimasta inapplicata e finita nel dimenticatoio da parte delle Prefetture.

Come, pure, chiediamo ad entrambi i Procuratori Capo di assumere un ruolo attivo e diretto nell’impartire precise direttive ai responsabili provinciali delle forze dell’ordine locali per quanto riguarda le singole indagini che si ritiene necessario fare.

Confidiamo nella sensibilità e nelle qualità dei nuovi Procuratori e dei nuovi Prefetti per dare impulso ad una stagione più proficua sul piano dell’azione di contrasto delle mafie.

Come pure confidiamo in un ruolo più attivo nella lotta alle mafie da parte di quei segmenti non collusi della politica locale risultati vincitori nelle recenti elezioni amministrative (come nei casi di Pastena e Cassino).

Una raccomandazione, però, ci permettiamo di rivolgere a tutti, politici, amministratori pubblici, cittadini onesti:

si esca dalla fase delle genericità, dalla fase della narrazione, delle celebrazione e delle commemorazioni.

Oggi le mafie hanno assunto un nuovo volto, quello del?colletto bianco”, dell’insospettabile, della persona cosiddetta “perbene”.

Esse sono annidate fra i professionisti, fra i politici, nei partiti, nelle stesse istituzioni, con ruoli anche importanti.

Talvolta anche nelle stesse forze dell’ordine e fra i magistrati.

Forze dell’ordine e magistratura non ce la fanno da sole, impedite fra l’altro da un governo che le priva di mezzi, strumenti legislativi e risorse, a combattere con pieno successo contro la piovra.

Occorre la collaborazione della gente onesta.

Occorre soprattutto che le associazioni antimafia si sforzino di aiutarle concretamente, segnalando fatti e situazioni specifici, nomi e cognomi.

E’ quanto noi dell’Associazione Caponnetto stiamo facendo da 10 anni.

Vogliamo, però, che anche altri, tutti gli altri, facciano altrettanto.

E’ uno sforzo necessario che dobbiamo tutti fare, se vogliamo rendere effettivamente efficaci la nostra presenza sul territorio e la nostra azione contro le mafie.

Tutte le mafie, quella militare sì, ma soprattutto quelle economica e politica.

Oggi le mafie sono IMPRESA, la più grande impresa del Paese ed è soprattutto sul piano economico che esse vanno combattute.

Con la collaborazione di tutti i cittadini onesti.