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Il Comune di Castellammare molla i beni del boss Di Martino

Dissesto: dal Comune niente soldi per gestire i beni confiscati alla camorra, si alza bandiera bianca e si passano due terreni del boss al consorzio So. Le. Tra i tanti progetti cui, giocoforza, a Palazzo Farnese bisogna rinunciare c’è anche quello di trasformare terreni e appartamenti un tempo appartenuti alla camorra in luoghi di tutti. O, almeno, di farlo direttamente. Il che non significa che si rinuncia definitivamente all’idea di allestire il canile municipale nei terreni del Faito, che insistono sul versante stabiese, e che sono stati confiscati alla famiglia di Leonardo Di Martino, il boss di Iuvani (frazione tra Gragnano e Pimonte) un tempo era nemico giurato del clan D’Alessandro e ora ritenuto dalla Dda di Napoli un alleato fedele di Scanzano.

Ma, di certo, corrisponde a un allungamento dei tempi.
Il consorzio So. Le. della Provincia di Napoli al quale partecipano 19 comuni tra cui Castellammare, del resto, è nato proprio per la migliore trasformazione e gestione possibile dei beni confiscati. L’unico esempio di bene sottratto alla criminalità organizzata e destinato a una finalità sociale, che ancora funziona in città, l’Asharam Santa Caterina, è passato attraverso un bando di quel consorzio, mentre ha avuto assai meno fortuna il progetto direttamente gestito dal Comune. Il percorso, dunque, che la giunta Cuomo ha scelto di adottare con una recente delibera è quello d affidarsi al consorzio Sole. La decisione, comunque, di trasferire i beni viene motivata anche con il fatto che, dichiarato il dissesto dell’ente, «non risulta possibile accedere a nuovi finanziamenti delle opere pubbliche di cui al Piano Triennale delle opere pubbliche». Ma quali sono i beni che potrebbero coronare il sogno degli animalisti stabiesi? Nove ettari e poco più di bosco sul versante stabiese di monte Faito. Ci si arriva attraverso una stradina sterrata che si stacca dalla «principale» Quisisana. Ora sono sostanzialmente abbandonati. In mezzo c’è soltanto una vecchia struttura diroccata che ha funzionato per anni come porcilaia. Fino al 2007 appartenevano a Leonardo Di Martino. Tecnicamente i due terreni erano intestati al figlio Vincenzo, ma è nell’ambito di un procedimento giudiziario nei confronti del capofamiglia Leonardo che vennero prima sequestrati nel 2007 e, poi, confiscati definitivamente dalla Cassazione nel 2009. I beni ora sono di proprietà del Comune, che ha deciso di trasferirli al consorzio So. Le. E’ sempre all’ente locale, comunque, che spettava l’indicazione della finalità cui destinare il bene: scelto il canile municipale, nella parte che non sarà adibita al canile l’idea è quella di lasciare crescere il bosco per un migliore equilibrio ecologico. E’ stato, nel frattempo risolto, dall’Agenzia nazionale dei beni confiscati il principale problema che gravava su uno di essi: un’ipoteca bancaria, cosa che capita spesso quando si tratta di beni confiscati alla criminalità organizzata. Ora i terreni sono liberi, il passaggio a So. Le. (acronimo di Sviluppo Occupazione Legalità Economica) è solo l’ennesimo tassello di un mosaico ancora lontano dall’essere completato.

Alessandra Staiano

(Tratto da Metropolis Web)