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il colonnello Pierluca Cassano:”Così do la caccia agli strozzini della porta accanto”

“Così do la caccia agli strozzini della porta accanto”

20 MAGGIO 2020

Parla il finanziere barese che da due mesi, con la sua squadra, bracca gli aguzzini

DI ALESSANDRA ZINITI

«È una partita a scacchi». Da quasi due mesi il colonnello Pierluca Cassano e i suoi uomini del nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza di Bari lavorano giorno e notte senza tregua. Sono i cacciatori di strozzini e ne hanno denunciati ben 100 in poche settimane. «L’usura non l’ha inventata certo il Covid. E però ha fatto venir fuori tutta la sua forza dirompente».

Le mafie hanno sguinzagliato tutti i loro cravattari?
«Mica solo quelli. I galoppini della criminalità organizzata ormai li conosciamo, li vediamo aggirarsi per le strade, nei negozi, ma ci sono gli usurai della porta accanto, il vicino di casa premuroso disponibile a dare una mano per pagare le bollette, e quelli in giacca e cravatta, volto rassicurante e mazzette di contanti in borsa. La crisi è nera e si tocca con mano ma di gente con liquidità disponibile ce n’è tanta. E sono quelli che cerchiamo di stanare».

Qual è il loro modus operandi?
«Battono a tappeto negozi, bar, ristoranti, attività di piccoli artigiani. Noi li vediamo ogni giorno in giro. Entrano, danno un’occhiata, due parole con i commercianti sulla crisi e poi la buttano lì: “Serve qualcosa? Ci siamo noi. Se avete bisogno non c’è problema”».

E i commercianti abboccano così facilmente?
«Facciamo un esempio. Il giovane barbiere che da due mesi ha dovuto chiudere l’attività, magari per fare la spesa ricorre all’aiuto dei genitori, ma poi per pagare le bollette o l’affitto del locale ha bisogno di soldi. Subito. E lo stesso il libero professionista che non incassapiù nulla ma ha spese da sostenere. Io ho visto in queste settimane tanta gente ricorrere a prestiti a strozzo per pagare il wifi e per consentire ai figli di seguire le lezioni online. Hanno bisogno di soldi subito e hanno anche vergogna ad andare in banca a chiedere un prestito che, se arriva, ha tempi che ora non si possono sostenere. E allora accettano l’aiuto di amici degli amici».

Come arriva il contatto? Persone perbene in difficoltà non hanno esitazione a trattare con emissari della criminalità?
«È più facile e immediato di quello che si può pensare. Il crimine è come una forza di polizia, è un’azienda, ha il suo settore informativo, quello operativo, quello strategico. E sa dove andare. Gli esercenti sanno a chi rivolgersi. Spesso sono anche loro clienti, di quelli che pagano sempre in contanti, per intenderci. Basta anche qualche fattura falsa, un’offerta difficile da rifiutare e la paura passa. E l’usuraio diventa una sorta di assistente finanziario. Che poi naturalmente, nel giro di 15 giorni, vuole i soldi indietro con un tasso che arriva anche al 50 per cento. Dopodiché, se è criminalità organizzata hai un bel problema, se è usuraio di quartiere rischi lo sputtanamento».

Le denunce restano pochissime. Le vittime tacciono e pagano?
«L’usura è un reato insidiosissimo perché il profilo psicologico delle vittime è molto delicato. La paura per il futuro, l’angoscia per una situazione che sembra senza uscita si somma alla vergogna di ammettere di aver fatto ricorso agli strozzini. Sa quante persone finiscono sotto ricatto per piccole somme, 1.000-2.000 euro che poi lievitano velocemente? Parliamo di spese di sopravvivenza per famiglie diventate improvvisamente povere con la vergogna di esserlo. È quella che chiamiamo usura domestica, il prestito del vicino di casa che si rivela un cravattaro. E non sono pochi quelli che, non riuscendo a ripagare il debito, da vittime finiscono al soldo degli strozzini».

Come fate a intercettarli senza l’aiuto delle vittime?
«
Innanzitutto stando tra la gente. I controlli che abbiamo operato nelle aziende per verificare i codici Ateco
(classificano le imprese quando entrano in contatto con le pubbliche istituzioni e quando dialogano tra loro, ndr) di quelle che potevano riaprire ci hanno consentito di cogliere subito segnali inequivocabili di difficoltà. E poi incrociando con le operazioni bancarie sospette, dallo smobilizzo di investimenti a prelievi di contanti, o con strane carte paypal intestate a persone improbabili e con la nostra dorsale informatica all’avanguardia, li individuiamo».

E le vittime che fanno?
«A volte collaborano, a volte no. Ma io alla gente voglio dire una cosa: dall’usura si esce, noi siamo qui, abbiamo professionalità e passione e li prendiamo, ma se ci date una mano facciamo prima a ridarvi la serenità».

Fonte:https://rep.repubblica.it/