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Il collaboratore di giustizia Andrea Parolisi:«La reggia del clan Di Lauro era camuffata da casa pericolante»

«La reggia del clan Di Lauro era camuffata da casa pericolante»

Il collaboratore di giustizia Andrea Parolisi: al summit per affrontare la scissione in atto, parteciparono oltre a Cosimo, anche i suoi fratelli Ciro e Marco

di redazione

A ricostruire le fasi che portarono alla scissione dai Di Lauro, da parte della fazione «separatista», anche il collaboratore di giustizia, Andrea Parolisi, ex braccio destro del capozona di Mugnano, Carmine Amoruso, all’epoca «nominato» da Cosimo Di Lauro (e poi passato con il gruppo avverso). Le sue dichiarazioni sono inserite nell’informativa di polizia giudiziaria redatta dai carabinieri di Castello di Cisterna, informativa definitiva che rappresenta la colonna portante dell’operazione Kafka, eseguita contro i fedelissimi di Di Lauro e il gruppo degli Scissionisti.

Nel corso dell’interrogatorio del 20 gennaio 2007, Parolisi, risponde alla domanda del pm che gli chiede se (nel periodo che va dal gennaio 2004 all’estate del 2004) si fosse mai recato da solo, o in compagnia, nella zona di Cupa dell’Arco.

«Sì – fa mettere a  verbale il pentito – Mi recai in quella zona in una sola occasione e perché accompagnavo Carmine Amoruso presso l’abitazione dove si trovava Cosimo Di Lauro». «Ricordo – continua Parolisi – che si trattava di un palazzo vecchio  prima della chiesa che si trova in Piazza Zanardelli. L’esterno ed anche parte dell’interno del palazzo erano vecchi e non ristrutturati, ma entrati all’interno vi era un cancello e al di là di questo cancello, ebbi modo di vedere un cortile adorno di piante su cui insisteva una casa, all’interno della quale vi era Cosimo. Io rimasi fuori al cancello insieme a Giovanni Cortese (detto ’o cavallaro, il guardaspalle più fidato di Cosimo), mentre Amoruso entrò nella casa. Quando Carmine (Amoruso) uscì da quella casa, sulla soglia vidi che ad  accompagnarlo vi era proprio Cosimo Di Lauro. All’interno della casa, durante l’incontro, vi erano altre 3 o 4 persone, e Amoruso specificò che vi erano  i due  fratelli di Cosimo, Ciro detto ’o chiatto e Marchetiello (Marco Di Lauro), non mi disse i nomi delle altre persone».

Il magistrato chiede a Parolisi, se anche lui, in quanto componente del gruppo Amoruso ebbe da parte dei Di Lauro, avvertimenti circa «un pericolo imminente a seguito della scissione che si stava compiendo all’interno del clan» di Cupa dell’Arco. E quale fosse il motivo che aveva innescato la scissione.

«La causa per cui ci fu il contrasto è di tipo economico. Per come mi disse Carmine Amoruso, due, tre anni prima della faida di Scampia, vi era stato un contrasto tra Lello Amato e Paolo Di Lauro in ordine ad un ingente quantitativo di soldi. Nel senso che sulle compravendita di droga che Raffaele Amato faceva per conto di Paolo Di Lauro, Amato diceva a Di Lauro che la droga costava di più e la differenza tra quanto effettivamente veniva pagata e quanto invece egli diceva che costava, la tratteneva per sé. Ciò sarebbe successo per molto tempo, si parlava di qualche anno. La droga al tempo trattata da Amato era sia la cocaina che l’hashish. Quindi diceva Amoruso, che i soldi dovevano essere proprio tanti», riferisce il collaboratore di giustizia.

25 Gennaio 2020

fonte:https://www.stylo24.it/