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Il “caso Fondi”. Tante domande rimaste senza risposta.

Una pantomima.

E’ un grosso errore puntare tutto sull’azione giudiziaria per individuare la mafia su un territorio.

L’azione giudiziaria si basa e si sviluppa sul ritrovamento delle carte e sul giudizio su quelle carte.

E non sempre si trovano tutte le carte perché certi fenomeni vanno analizzati anche non solo attraverso le carte.

Ci sono sempre due verità, quella giudiziaria e la seconda fattuale, sui fatti.

A bocce ferme e con il senno di poi, abbiamo la sensazione che a Fondi sia emersa, dalla carte acquisite appunto, solamente una parte – e pure la più piccola – della verità.

Lo abbiamo subito intuito e da molto tempo.

D’altra parte, riandando anche a qualche dichiarazione di taluno (la Picierno, se ricordiamo bene), non siamo stati i soli.

Se tutta la mafia a Fondi e nel territorio del sud pontino è quella che sarebbe emersa da tutte le indagini fatte, vuol dire che non abbiamo capito niente.

La questione è più complessa e variegata.

A cominciare dallo strano comportamento del Consiglio dei Ministri e dello stesso Ministro dell’Interno dell’epoca.

“Nessun politico è stato sfiorato dalle indagini; Fondi va sciolta, ma… ”

… Poi, l’amministrazione non viene sciolta, il Ministro dell’Interno viene sostanzialmente sconfessato, ma non si dimette.

Rimane al suo posto, come se non fosse successo niente.

Una pantomima.

E, poi, la relazione della Commissione di accesso.

Segretata, ma con ampi stralci riportati dai giornali.

Come quello che riguarda un Dirigente, eletto poi Sindaco di una città vicina, sul quale, a quanto pare, pur essendo state scritte in quella relazione alcune cose, non sarebbe stata aperta alcuna indagine giudiziaria.

Ed i “silenzi”, i tanti “silenzi” di chi è salito con noi sui palchi per gridare al lupo, al lupo e, poi, è sparito.

Volatilizzato.

In altri tempi, contro il comportamento del Governo, sarebbero stati ricoperti i muri della regione e del Paese di manifesti di protesta; sarebbero state occupate le aule parlamentari e della Regione Lazio.

Non è successo niente, niente di niente ed ora nessuno ne parla più.

Partiamo con il dire che il “caso Fondi” è nato da talune rivelazioni di un giornale e da quelle successive di un ex assessore che oggi sta a giudizio.

Non c’è stato alcun ruolo da parte dell’ex opposizione di centrosinistra, la quale ha giocato di rimessa, per poi tacere definitivamente.

Si è parlato di… ”pezzi deviati dello Stato”, un’affermazione gravissima che avrebbe dovuto far saltare dalla sedia tutti, ma non è successo niente.

Niente.

Un campanello di allarme, quelle parole gravissime, pronunciate non da un insensato, che ci hanno fatto spalancare gli occhi alla ricerca di una verità che riteniamo tutta ancora da scoprire.

Si tratta di capire “chi” sono quei “pezzi deviati dello Stato”; si tratta di scoprire a “chi” si riferivano quelle parole.

Un’accusa;

un messaggio?

cosa?

Perché se di “pezzi deviati dello Stato” dovesse trattarsi, la questione assumerebbe contorni seri, molto seri.

E per scoprire tutto ciò, occorrerà un lavoro duro, intelligente, partendo da zero.

Se c’è qualcuno che sia disposto ad aiutarci per tentare di dare una risposta a tanti “perché”, si faccia avanti.

Lo aspettiamo, assicurandogli il più rigoroso anonimato.