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Il “caso Fondi”

Fondi, mafia e politica nella gestione del mercato ortofrutticolo: 17 arresti
Maxi-operazione della Dia e carabinieri di Latina. Sodalizio criminale gestito dal clan Tripodo della ‘ndrangheta

Bufera sul comune di Fondi. Un’operazione della Direzione investigativa antimafia di Roma e dei carabinieri di Latina ha scoperto infiltrazioni della ‘ndrangheta nella gestione del mercato ortofrutticolo di Fondi ed episodi di collusione con alcuni funzionari del Comune.

La vicenda. Il sodalizio criminale era gestito dai fratelli Venanzio e Carmelo Giovanni Tripodo, figli del boss della ‘ndrangheta Domenico, ucciso a Poggioreale dal clan di Reggio, rivale dei Di Stefano, che si era infiltrato a Fondi (Latina) per impadronirsi della gestione del mercato ortofrutticolo, uno dei più grandi d’Europa. Il clan, tramite un ex assessore, funzionari comunali e responsabili dei vigili urbani, avrebbe ottenuto importanti incarichi e commesse.

Diciassette le ordinanze di custodia cautelare (di cui cinque ai domiciliari) eseguite: in carcere, oltre ai due Tripodo, sono finiti sono l’ex assessore ai Lavori pubblici del comune di Fondi Riccardo Izzi (Forza Italia), Franco e Pasquale Peppe, teste di legno dei Tripodo, Aldo Trani, Giuseppe Bracciale, Alessio Ferri, Antonio Schiappa, Igor Catalano, Vincenzo Bhiancò e Antonio D’Errigo. Arresti domiciliari per il comandante della polizia municipale Dario Leoni, il suo vice Pietro Munno, il dirigente del settore bilancio e finanze del comune Tommasina Biondino e quello dei Lavori pubblici Gianfranco Mariorenzi, nonché l’immobiliarista Massimo Di Fazio.

Sono state sequestrate società, immobili e terreni per un valore di circa 10 milioni. I fratelli Tripodo avrebbero imposto i prezzi del mercato ortofrutticolo, deciso quali società potevano operare e il loro nome era sufficiente per sgombrare il campo da qualsiasi opposizione da parte di commercianti e imprenditori. Non solo, con il loro aiuto Riccardo Izzi sarebbe stato il primo degli eletti al comune di Fondi, dove fino al febbraio 2008 era stato assessore ai Lavori pubblici.

I reati. Agli indagati sono stati contestati i reati di associazione per delinquere di stampo mafioso, associazione per delinquere, corruzione, falso e abuso d’ufficio. A Fondi sarebbero finiti, in seguito alla guerra tra cosche di Reggio Calabria, i proventi dell’attività di spaccio e di usura realizzati dal clan Tripodo. Il danaro sarebbe stato reinvestito in società che operavano nei settori del mercato ortofrutticolo, delle pulizie, delle onoranze funebri e dei traslochi. Con la compiacenza di funzionari comunali, dei vigili urbani e dello stesso Izzi, le società riconducibili ai Tripodo avrebbero ottenuto importanti commesse dietro il versamento di tangenti.

Marrazzo: «Gli arresti confermano l’illegalità diffusa». «Gli arresti di Fondi – ha detto il presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo – confermano una situazione di illegalità diffusa e di solidi intrecci tra malavita organizzata, settori strategici dell’economia fondana e di alcuni settori della vita pubblica. Il lavoro delle forze dell’ordine, sconfessa le parole di chi fino ad oggi ha continuato a negare la presenza della criminalità organizzata in questo territorio. A questo punto i cittadini di Fondi e del Lazio hanno ancora più diritto a chiedere al Consiglio dei ministri di allontanare ogni ombra su questa gravissima vicenda».

Il Pd si rivolge al ministro Maroni. «Sarebbe il caso che il ministro dell’Interno si imponga con il governo per ripristinare la legalità a Fondi», ha ribadito David Sassoli, europarlamentare del Partito democratico. Fortemente critico anche il senatore del Partito democratico Giuseppe Lumia, componente della Commissione antimafia: «Quella di Fondi è una situazione gravissima che avevamo sollevato più volte in Commissione antimafia e su cui il ministro dell’Interno aveva dato assicurazioni sull’imminente scioglimento dell’amministrazione comunale per infiltrazione mafiosa. I mesi sono passati e l’annuncio del ministro è rimasto tale». La presidente della commissione Sicurezza e lotta alle mafie della Regione Lazio, Luisa Laurelli ha invitato il presidente della commissione Antimafia, Giuseppe Pisanu «a partecipare ad una riunione della nostra commissione Sicurezza per discutere sui problemi legati alle infiltrazioni mafiose nel basso Lazio».

L’opposizione: «Il comune va sciolto». La richiesta di sciogliere il consiglio comunale arriva da tutti i partiti dell’opposizione. «Tra le persone arrestate figurano nomi di politici. Non possiamo più tollerare che una situazione del genere permanga nell’indifferenza del governo: chiediamo ancora una volta con forza lo scioglimento del Comune» chiede Claudio Bucci, consigliere dell’Italia dei Valori alla Regione Lazio.

(Tratto da Il Messaggero)