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Il business dei monnezzari. Cinque euro per avvelenare il Vesuvio

Il business dei monnezzari. Cinque euro per avvelenare il Vesuvio

26-04-2017

di Ciro Formisano

 

Dietro le strade lastricate di monnezza, tra i roghi tossici e le pattumiere che sfregiano il Vesuvio si nasconde un vero e proprio business criminale. Un affare d’oro gestito da monnezzari di professione. Gente che inquina e guadagna seminando morte e spazzatura in ogni angolo della provincia. 

E’ il dato, inquietante, che emerge dalle recenti indagini condotte dai carabinieri, in particolare a Terzigno (la città simbolo dell’inferno rifiuti). 

Indagini che aprono uno squarcio sul sistema di smaltimento illecito della spazzatura che ha trasformato il parco nazionale del Vesuvio in una enorme pattumiera a cielo aperto. Il sistema è semplicissimo. I monnezzari bussano alle porte di opifici tessili e aziende della zona proponendo un sistema di smaltimento a costi ridottissimi. La tariffa è fissa. Smaltire ogni bustone nero da 50 chili di spazzatura costa 5 euro. Quasi nulla rispetto ai prezzi proposti alle aziende dalle ditte specializzate. Incassati i soldi i monnezzari caricano la spazzatura su furgoni anonimi e nel cuore della notte si avviano lungo i sentieri che portano fino ai piedi del Vesuvio. La spazzatura – spesso anche rifiuti pericolosi – viene seminata, senza pietà, in ogni angolo della provincia. Una parte finisce ai piedi della statale 268 – la strada della morte e della monnezza che unisce i Comuni dell’area vesuviana – il resto finisce nelle periferie dimenticate di Terzigno, Poggiomarino, San Giuseppe Vesuviano, Ercolano e Ottaviano. Un affare da capogiro, una filiera criminale che vale centinaia di migliaia di euro all’anno nella sola zona vesuviana.

Con 400 bustoni di rifiuti tessili – in media ciò che viene prodotto nel giro di poche settimane da un singolo opificio – si può arrivare a mettere insieme oltre 2000 euro. Niente a confronto dei soldi che poi serviranno per le bonifiche delle aree inquinate. Insomma, dietro l’inferno della terra dei fuochi c’è una vera e propria filiera del crimine che ogni giorno avvelena i piedi del Vesuvio.

fonte:http://www.metropolisweb.it/