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I “signori” dell’acqua e del cemento

Di Anna Scalfati

Nella silenziosa “piattaforma del Lazio” per oltre vent’anni, il sistema economico criminale si è imposto occupando i vari settori: commercio, agricoltura, edilizia e radicandosi nella pubblica amministrazione attraverso una fitta rete di clientele. Fatti di sangue anche gravi, negli anni, sono passati alle cronache come vendette passionali o suicidi.
Così fu archiviata, come suicidio, anche la morte in caserma del comandante della Guardia di Finanza della città di Fondi, il capitano Fedele Conti, 44 anni, rinvenuto cadavere nell’alloggio di servizio il 27 settembre del 2006. Nel 2006 il capitano Fedele Conti si era concentrato su varie indagini e tra queste quella sul villaggio turistico della coppia Maio-Esposito, l’Holiday Village, una imponente struttura di cui i due avevano acquistato la quota maggioritaria con la loro società, la Holiday Soledad srl.
Solo due anni dopo la morte del capitano Fedele Conti il pubblico ministero, Giuseppe Miliano, rilevò nei suoi uffici a Latina la totale illegalita’ della struttura turistica del litorale di Fondi e fu chiaro che l’Holiday Village era stato costruito in totale spregio delle norme di salvaguardia della costa.
Fu in quel contesto che l’indagine venne avocata dal procuratore capo Giuseppe Mancini, originario di Latina, città nella quale i suoi figli svolgevano attività forense e che, per tale ragione, fu oggetto di una interrogazione al Consiglio Superiore della Magistratura  per incompatibilità ambientale.
L’evento piu’ significativo di quegli anni fu l’ingresso del senatore di Forza Italia Claudio Fazzone negli uffici del giudice per le indagini preliminari, Giuseppe Cario, per chiedere conto di quanto stava avvenendo nella vicenda dell’Holiday Village. Sembra che tutto parta da Fondi, sede del più importante mercato ortofrutticolo d’Europa, una ricchezza in camion e trasporti da e per la Sicilia verso Milano e le capitali europee. Città ricca e paese natale del senatore Claudio Fazzone, colui che porta nel Lazio a Berlusconi il più consistente pacchetto di voti.
Ma tutto si muove e non solo a Fondi, nel silenzio complice  della provincia di Latina dove il delfino del senatore Fazzone, Armando Cusani,  progetta con i fondi europei imponenti opere pubbliche a Sperlonga, due chilometri da Fondi, città di cui è sindaco. In quegli anni Cusani, detto affettuosamente Armandino, “riqualifica” la rocca dell’anno mille che diventa una sorta di set cinematografico berlusconiano, una specie di dependence televisiva, trasformando aranceti in parcheggi e sponsorizzando premi estivi alla carriera per alti funzionari dello Stato.
E’ l’occasione d’oro per strutturare meglio anche le sue proprietà, tra queste un albergo hollywoodiano sorto in area vincolata che gli è costato una condanna in via definitiva, la sospensione grazie alla legge Severino dall’incarico elettivo e in ultimo, ha contribuito, insieme all’accusa di corruzione e turbativa d’asta a tenerlo quasi cinque mesi in carcere fino all’inizio del processo, avvenuto due mesi fa.
Quando è uscito dal carcere Cusani ha trovato la piazza del paese addobbata a festa per il suo rientro e molti cittadini lo hanno accompagnato fino alla soglia della casa.
Nel decennio 2007 -2017 quella della coppia Cusani-Fazzone è stata una scalata ai vertici del potere. Presidente della Provincia di Latina il primo e senatore il secondo con il coordinamento di Forza Italia  ma anche entrambi coinvolti nella gestione delle risorse idriche attraverso la società Acqualatina. Sono stati pero’ anche gli anni in cui, grazie al gesto isolato e mai più ripetuto del prefetto Bruno Frattasi, è stato chiarito il profilo sociale ed economico del sud pontino.
Un territorio  – questo –  scelto dalle ‘ndrine e dai Casalesi, luogo in cui sono stati seppelliti rifiuti, area in cui l’avvocato della camorra, Cipriano Chianese, in carcere per strage e disastro ambientale, ha acquistato due ville lussuose. D’altro canto se i soldi girano devono girare nel lusso. E le barche che nel 2007 erano state progettate all’interno dell’area protetta del lago di Paola, a Sabaudia, avrebbero certamente attirato persone molto ricche.
Ogni barca, lunga quaranta metri e alta nove (come una palazzina) veniva vendute a otto milioni di euro. Nei cantieri Rizzardi ne avevano progettate otto. Una era gia’ in acqua nel lago, le altre erano nei capannoni. Era stato rilevato il cantiere fallito della Posillipo (fallito proprio perché chiuso all’interno del Parco Nazionale) e l’allora Presidente della Regione Francesco Storace, insieme al sindaco di Sabaudia Salvatore Schintu e al ministro dell’Ambiente Altero Matteoli avevano deciso che il porto nel lago di Paola sarebbe stato il fiore all’occhiello dello sviluppo nautico in quel tratto di costa. Un progetto che era costato – per abbattimento fraudolento di manufatti archeologici – già una trentina di notizie di reato a chi si era reso disponibile a realizzarlo.
Per contro Il presidente della Provincia di Latina, Armando Cusani, aveva progettato la riqualificazione dei luoghi manomessi che prevedeva al posto di un ponte in un canale di epoca Augustea, una struttura mobile come quelle californiane, del costo di tre milioni di euro, per consentire ai megayacht di raggiungere il mare varcando il canale di collegamento con il lago.
L’economia tirava in quegli anni e fu necessario smantellare il sistema economico perfetto per ristabilire l’ovvietà della norma che in zona protetta a livello internazionale tutela la duna millenaria, l’opus reticolatum dell’imperatore romano, gli alberi del parco Nazionale che con lo sventramento del lago e la distruzione dell’ecosistema sarebbero morti.
Purtroppo l’economia legale stenta a farsi strada, con il caporalato, l’agricoltura intensiva e inquinante, i corsi d’acqua abbandonati dal Consorzio di bonifica e la vendita massiccia di cocaina ma la cosa che piu’ preoccupa è una specie di assuefazione, di mancanza di memoria, di appiattimento etico che porta a rimuovere i fatti gravi che ancora si verificano come le scritte infamanti sulla casa di un consigliere comunale di Sperlonga, morto in un incidente e la storia ancora irrisolta di quel parroco di Borgo Montello, don Cesare Boschin, che denunciava miasmi nei pressi della canonica e che venne trovato alle soglie dell’anno 2000 imbavagliato e ucciso.