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I Prefetti nominati dal governo Berlusconi. Un’importante inchiesta della “Voce delle Voci” di febbraio e dal titolo “I Prefetti ed il fattore C”

La mafia si combatte a Roma, non con le manifestazioni di fronte alla Vela di Scampia, quartiere che va raso al suolo ed il cui territorio va messo a disposizione della comunità napoletana.

Lo ha compreso bene C e bene ha fatto “La Voce delle Voci” a metterlo in evidenza con un lodevole servizio, con nomi e cognomi, sul numero di febbraio e dal titolo “ I Prefetti ed il fattore C”.

Cosa ha fatto C?

Semplicissimo: ha fatto sì che a capo di moltissime Prefetture fossero nominati uomini di sua fiducia o, comunque, a lui graditi.

Uomini a lui graditi (mettiamola così), infatti, tutti targati Napoli e Caserta infatti, sono oggi, nominati dal governo Berlusconi, al vertice di molte Prefetture italiane.

Le più strategiche.

La figura del Prefetto riveste in Italia ancora un’importanza fondamentale sul piano dell’azione di contrasto della criminalità organizzata.

Egli presiede i Comitati provinciali per la sicurezza e l’ordine pubblico ed è colui che detta le linee di azione contro la criminalità organizzata.

Quando un Prefetto dice che in una provincia… ”non c’è la mafia”… (come ai tempi di un famoso Cardinale in Sicilia che ironicamente domandava… ”cos’è la mafia? ), le ricadute di tale sua posizione sull’opinione pubblica o sullo stesso comportamento delle forze dell’ordine sono letali.

Si spengono i riflettori, il livello di attenzione si abbassa, non si indaga, la gente sta tranquilla, la stampa non scrive e… le mafie dilagano…

Un governo serio e che veramente voglia fare della lotta alle mafie uno dei punti centrali del suo programma dovrebbe correre ai ripari rimovendo quei Prefetti che direttamente od indirettamente sono riconducibili a C.

La Picierno, Veltroni, Li Gotti e quanti altri della vecchia opposizione che vogliano seriamente fare qualcosa contro le mafie, anziché andare a manifestare di fronte ai disperati di Scampia, di Casal di Principe o di altre parti dell’inferno, dovrebbero cominciare ad affrontare i nodi centrali dell’intera vicenda “mafie”.

Nei partiti e soprattutto nelle istituzioni ci sono chi fa il proprio dovere nell’interesse della collettività e chi sta al servizio delle mafie.

Se non si snidano e cacciano questi ultimi, macineremo sempre aria fritta e le mafie dilagheranno anche nell’angolo più remoto del Paese.