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I mafiosi più pericolosi vanno cercati fra i “colletti bianchi”, professionisti, esponenti politici e delle istituzioni. La situazione nell’Alto Lazio!!!

A Civitavecchia, nel viterbese ed in tutto l’Alto Lazio c’è di tutto: ”cosa nostra”, ’ndrangheta, camorra, nomadi, mafia cinese e chi più ne ha più ne metta.

Abbiamo raccolto tanti di quegli elementi, proponendoli come piste investigative a chi di dovere, da far tremare i polsi anche alle persone più informate.

Gli interessi sono notevoli, con i grandi appalti in vista e, pertanto, la situazione va posta sotto strettissima osservazione.

Più di quanto non lo sia stato finora

Molto di più.

Ed, a proposito di ciò, noi non possiamo non lamentare uno scarso livello di attenzione da parte soprattutto della politica in generale.

I cosiddetti “ tavoli” o “protocolli” della legalità a noi non dicono proprio niente.

Ne sono stati fatti tanti nel passato ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti.

Fumo negli occhi.

Non parliamo di quella parte della politica sulla quale gravano sospetti di collusione con le mafie, ma, al contrario, della restante parte che collusa non è.

E’ chiaro che non possiamo spingerci oltre, per ovvi motivi.

Sta agli investigatori approfondire questo aspetto, scandagliando anche l’angolo più remoto dei collegamenti, delle interrelazioni, delle collusioni aperte o nascoste.

Non trascurando neanche il più piccolo dettaglio soprattutto in riferimento alle tiepidezze, alle posizioni negazioniste ed alle eventuale omissioni da parte di soggetti istituzionali.

Perché, quando si nega l’evidenza dei fatti o si tenta di minimizzarne le dimensioni, dietro c’è quasi sempre la collusione.

Questi soggetti vanno tenuti d’occhio, attenzionati al massimo, perché sono pericolosissimi per i danni che provocano sul piano del livello di attenzione.

Hanno fatto bene gli amici della “Voce delle Voci”, sul numero di febbraio in edicola, ad affrontare un tema, quello che riguarda qualche Prefetto.

Il ruolo delle Prefetture è importantissimo perché è di là che partono gli stimoli, le direttive, gli input.

Se un Prefetto, infatti, o un suo collaboratore stretto, dice che sul suo territorio… non c’è mafia, come spesso è avvenuto nel passato in certe province, o comunque tiene spenti i riflettori, anche con il silenzio, scema il livello di attenzione, si smorzano le luci, le forze dell’ordine locali non sono allertate, la stampa non parla, i cittadini dormono.

Occhio, quindi, alle Prefetture ed a come si comportano i vertici delle Prefetture!!!

La lotta alle mafie non può continuare ad essere caricata tutta sulle spalle delle Procure, che, peraltro, operano in un mare di difficoltà di vario tipo.

Debbono essere i cittadini, almeno quelli più sensibili, a collaborare, ad informare, a far sentire il loro fiato sul collo agli operatori istituzionali locali.

E questi cittadini non debbono continuare a vedere i mafiosi nelle vesti tradizionali, in quelle che ci vengono proposte da molti media-i soliti noti, rozzi, analfabeti, violenti- perché i mafiosi più pericolosi vanno cercati fra i “colletti bianchi”, professionisti, esponenti politici, soggetti delle istituzioni ecc. ecc.