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I guai della società Lande che la politica non vuole vedere

L’Espresso, Lunedì 16 Maggio 2016

I guai della società Lande che la politica non vuole vedere

Il titolare aveva chiesto la cancellazione di un atto parlamentare in cui venivano citati i rapporti con i clan. Il comitato sull’Oblio aveva dato parere favorevole. Tranne i Cinquestelle, che si erano opposti. Alla fine avevano visto giusto: la società è finita poco dopo in un altro scandalo di mazzette e camorra

di DI GIOVANNI TIZIAN

Marco Cascella nel gennaio 2014 scrive al Senato. È amareggiato per il trattamento, a suo dire diffamatario, che l’ex senatore Idv Elio Lannutti gli aveva riservato in un’interrogazione parlamentare. Nell’atto la sua azienda veniva accostata al clan dei casalesi. Lannutti ciò che scriveva l’aveva ripreso da un’informativa dei carabinieri. Fonte certa dunque. Cascella, però, non digerisce il fatto che ogni volta che prova a fare un ricerca su Google, spunta quella maledetta interrogazione. Per questo chiede alla commissione che si occupa del diritto all’oblio di cancellarlo per sempre. Di dimenticare il suo nome e quello dell’azienda che dirige.

Una grossa impresa, in effetti. Per questo ha fretta nel voler riuplire l’immagine del marchio pulita. Si chiama Lande, la società. Ha sede legale a Napoli, fino al luglio 2015 è stata amministrata da Cascella. Poi si è trasformata in Spa e Cascella è stato allontanato proprio a seguito di un filone dell’inchiesta antimafia Medea sugli appalti a Pompei.

La notizia del suo coinvolgimento porta la data del luglio 2015. Ebbene, il Comitato del Diritto all’Oblio del Senato, a novembre dello stesso anno decide sulla richiesta di deindicizzazione dai motori di ricerca relativamente all’atto parlamentare sulla Lande e Cascella. E dà parere positivo. Con tante scuse, sono tutti d’accordo, presidente Linda Lanzilotta(pd) inclusa. Solo la senatrice Laura Bottici dei Cinque Stelle aveva espresso parere contrario. Scrivendo anche i motivi della sua opposizione.

L’unica ad averci visto giusto: neanche un anno dopo, infatti, la società di cui faceva parte Cascella è finita in un altro guaio giudiziario, a Santa Maria Capua Vetere. Anche lui nella rete in cui sono finiti l’imprenditore del clan Zagaria e tra gli indagati persino l’ex presidente del Pd Campania, Stefano Graziano.

Lande ha appalti ovunque in Italia. Grande Progetto Pompei, Metro 4 di Milano, Villa Adriana a Tivoli, il Bosco diCapodimonte, l’ex-Villa Borbonica di Portici, il Mattatoio diRoma, Porto Marghera a Venezia. E molti altri. Una mole importante di commesse che aveva insospettito il Movimento Cinque stelle. Che già in passato aveva, ottobre 2015, avevano chiesto al ministro Dario Franceschini chiarimenti riguardo quell’azienda sospettata dall’antimafia e impegnata nei cantieri dei Beni culturali.

Franceschini all’epoca minimizzò sul ruolo di Cascella e della Lande nelle opere pubbliche. Tutto risolto, quindi. Macché, la Lande verrà travolta dall’indagine su mazzette e camorra a Santa Maria Capua Vetere. Cascella avrebbe pagato mazzette per poter far parte dei lavori. L’opera in questione è la ristrutturazione del Palazzo Teti, confiscato al padre del sindaco di Santa Maria, finito anche lui in manette.

Secondo la procura antimafia la gara sarebbe stata vinta da un raggruppamento di imprese vicine al clan Zagaria. Tra cui la società Lande, per la seconda volta emersa in un’indagine anti camorra. Un profilo tutto ancora da provare certo, ma che dovrebbe suggerire una certa prudenza da parte delle stazioni appaltanti.

Eppure così non è stato. La politica aveva avuto l’occasione per prendere provvedimenti ben prima dei giudici, eppure si è tirata indietro. Ora ha una nuova possibilità. Perché Rosaria Capacchione, insieme ad altri parlamentari, ha posto una questione di rilievo. Ha chiesto al ministro dell’Interno Angelino Alfano di chiarire il perché «La Lande nonostante le inchieste che l’hanno riguardata continua a essere aggiudicataria di importanti appalti pubblici, insieme alla cooperativa Ccc, anch’essa colpita da inchieste giudiziarie». Inoltre, scrivono:«Quali provvedimenti intendono attivarsi per la perdurante mancanza di certificazione antimafia per la Lande che prosegue nella gestione e affidamento di appalti pubblici».

Cosa farà il governo a questo punto? Aspetterà l’intervento della magistratura prima di rispondere?

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