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I clan in guerra senza limiti la città campo di battaglia.Orrore.Napoli in ginocchio e politica ed istituzioni inerti. Subito una legge speciale per Napoli con migliaia di posti di lavoro,scuole e spazi sociali

I clan in guerra senza limiti la città campo di battaglia.Orrore.Napoli in ginocchio e politica ed istituzioni inerti.Subito una legge speciale per Napoli con migliaia di posti di lavoro,scuole e spazi sociali.Ministero dell’Interno e Prefettura creino immediatamente il coordinamento delle forze di polizia e la centrale unica di intervento.Ministro Salvini e dottoressa Pagano datevi una mossa

Il Mattino, Sabato 4 Maggio 2019

I clan in guerra senza limiti la città campo di battaglia

Leandro Del Gaudio

Non c’è un buco in tutta l’area metropolitana in cui sei realmente al sicuro. E non c’è un orario, una fascia di tempo in cui puoi tranquillamente dire a te stesso «tanto qui non può accadere nulla di brutto, che non è il momento». Può accadere invece in ogni ora e in ogni posto: la mattina all’ingresso di una scuola di San Giovanni (omicidio Mignano), la notte fonda nella zona dei baretti di Chiaia (sparatoria tra i Formicola e i Troncone), il pomeriggio nell’imbuto di piazza Nazionale (l’agguato di ieri pomeriggio), di sera nella zona degli chalet di Mergellina (bomba che manda in frantumi un’auto), in pieno pomeriggio lontano dal mare, tra i vialoni che costeggiano la zona del rione Traiano (decine di stese in un anno), la notte dopo aver mangiato una pizza tra i Decumani, all’uscita della pizzeria famosa per aver ospitato l’ex presidente Usa Bill Clinton durante i lavori del G7, e ancora di notte in piazza Trieste e Trento, ring a cielo aperto come insegna la storia di Alessio Bossis, il ragazzino aspirante capoclan che da Volla va a sparare a quello che lo aveva insultato due giorni prima in una discoteca centrando i caffè più amati da turisti e napoletani. Insomma, se deve accadere, accade, quasi a dispetto di tutti i piani e le strategie che forze dell’ordine e inquirenti hanno messo in campo in questi mesi. E non c’è deterrente che conti davvero: vuoi che la vittima stringa la mano del nipotino, quello con lo zainetto di spider man, vuoi che sia a pochi passi da un bar affollato di esponenti delle forze dell’ordine, dove passava – come ogni giorno – una donna e la sua nipotina, oggi ferita a un polmone e in attesa di un miracolo al Santobono.

L’ORRORE

Inferno napoletano, orrore metropolitano nell’anno che fa registrare il più basso numero di morti ammazzati rispetto agli ultimi trent’anni, nell’anno della cattura di Marco Di Lauro, ormai ex wanted numero uno catturato due mesi fa in via Scaglione, dopo tredici anni di tranquilla fuga-non fuga da Napoli. Brutta cartolina, scenario caotico, che va semplificato, va ridotto all’osso. Cosa succede in città? Due cartelli in guerra, tante famiglie che si collocano all’ombra dell’uno e dell’altro. I Mazzarella contro i Rinaldi. Quello che hanno colpito ieri, parliamo di Salvatore Nurcaro, viene ricondotto dagli inquirenti al rione Villa, dunque alla famiglia Rinaldi. Non ha precedenti specifici o accuse per fatti di camorra, ma il modo in cui è stato ucciso, la strafottenza di chi ha premuto il grilletto costringono gli inquirenti a usare ancora una volta questo schema: colpito uno dei Rinaldi, si indaga sul cartello opposto, quello dei Mazzarella. E anche la zona scelta per l’agguato non è secondaria: piazza Nazionale è un crocevia, uno spartiacque, un confine sempre pronto ad essere messo in discussione, esattamente come avviene negli ultimi tempi a Forcella. Sembra un domino, un gioco da tavolo, come un puzzle troppo facile da risolvere: qui in piazza Nazionale ci sono i Sibillo (protagonisti nel 2014 di estorsioni a tappeto in tutta la zona), che sono legati ai Contini, dunque all’Alleanza di Secondigliano, mai come in questo caso decisa a fare muro contro i boss dell’altra fetta di Napoli; sull’altro versante, riecco i Mazzarella, che contano scarcerazioni eccellenti, al netto di antiche alleanze al centro e in periferia, che li portano a competere fino all’area vesuviana. È così che ad uccidere Luigi Mignano lo scorso aprile all’esterno della scuola Vittorino da Feltre, in pieno rione Villa, sono stati quelli legati ai D’Amico, a loro volta legati ai Mazzarella, a loro volta forti di antiche alleanze anche con altre piccole o grandi dynasty familiari. Sono centinaia le famiglie censite nell’area metropolitana dalla Dia, tra gruppi antichi e soggetti emergenti, tutti attivi, tutti potenzialmente in grado di sferrare attacchi in una continua guerra di posizione.

LO SCENARIO

Vasto-Arenaccia, a due passi dalla zona in cui ieri sera è stata ferita la piccola di tre anni, altra zona ritenuta a rischio, secondo le mappe dell’antimafia. Qui c’è il marchio dei Bosti-Contini, in grado di usare un ospedale come il San Giovanni Bosco come un bancomat: assunzioni di infermieri, imposizione di servizi di ogni tipo dentro e fuori le corsie del nosocomio di via Briganti. Una zona che fa gola, come tante in un’area metropolitana dove si regolano conti di ogni tipo, anche a distanza di anni. Se nel 2015 uccisero Emanuele Sibillo (il leader della paranza dei bimbi) in via Costa, pochimesi dopo arriva la risposta dei Rinaldi a Marigliano, con l’omicidio di Vincenzo De Bernardo, ucciso perché zio di uno dei minori che aveva preso parte al delitto di Sibillo.

LE ARMI

Storie criminali che confermano lo scontro in atto, esattamente come accaduto nella zona dei Decumani a partire dall’inizio di gennaio: gli spari nella pizzeria Terra mia, a due passi dal Duomo, la bomba contro la saracinesca della pizzeria di Gino Sorbillo e ancora gli spari contro la pizzeria di Salvatore De Matteo. Chi c’è dietro? Se vai a semplificare, c’è sempre la stessa logica, quella che ti impone di non stare mai completamente al riparo da possibili colpi di coda della camorra: i Mazzarella vogliono mettere le mani sul racket al food, che – almeno nella zona di San Gregorio Armeno – era un bancomat dei Sibillo (dunque dei Contini, dunque dei gruppi di Secondigliano). Ma non c’è solo racket e droga a rendere tutto più grave. C’è allarme per la diffusione delle armi in città, come raccontano anche episodi apparentemente secondari. Tre settimane fa, in zona baretti è stato arrestato un 18enne, tale Ciro Diano (difeso dall’avvocato Rosa Ciccarelli, ha ottenuto i domiciliari), che era armato e pronto a fare fuoco.Movida di paura a Chiaia, come accaduto sette giorni fa all’attore 18enne de La paranza dei bimbi, accoltellato senza un motivo da un branco di sei-sette persone. «Mi hanno chiesto se ero di rione Traiano», ha detto il 18enne Artem Tkachuk, quasi confermando un concetto su tutti: può succedere ovunque e qualsiasi ora del giorno e della notte, a dispetto di chi per migliorare le cose a Napoli ci ha perso il sonno e la vita.