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Grave, gravissimo!!!

I due piani di Berlusconi

Il premier attacca ancora il Parlamento: “Si è lì per fare numero”, il presidente della Camera Fini lo riprende duramente: “Sbaglia a irridere, alimenta il qualunquismo”. Il battibecco assume nuovo significato alla vigilia della nascita del Pdl. Ed è la spia del doppio disegno del Cavaliere: plebiscitarismo nel partito, presidenzialismo nelle istituzioni

Da Acerra all’inaugurazione del termovalorizzatore, alla vigilia del congresso fondativo del Popolo della libertà, il presidente del Consiglio torna ad attaccare il Parlamento. Silvio Berlusconi ritiene che il nostro sistema legislativo, Camere comprese, presenti “troppe procedure, siamo veramente indietro su tutto”. Poi l’affondo deciso: “Adesso in Parlamento si è lì con due dita ad approvare tutto il giorno emendamenti di cui non si conosce nulla. Quando ho fatto il paradosso del capogruppo che vota per tutti era per dire che gli altri sono veramente lì non per partecipare, ma per fare numero”. Berlusconi dunque ha citato quel sé stesso che qualche settimana fa ha lanciato la celebre proposta del voto “delegato” ai soli capigruppo. Allora il presidente della Camera fu freddo: “E’ una proposta impossibile, cadrà nel vuoto”.

Oggi Gianfranco Fini ha risposto più rabbiosamente, prendendo la parola in Aula: “Non è vero che i deputati sono qui a fare numero” e bisogna stare attenti a non “alimentare un qualunquismo e senso di sfiducia nelle istituzioni di cui credo che nessuno oggi in Italia ravvisi la necessità”. Fini chiede “rispetto” per il Parlamento che è “una istituzione essenziale e fondamentale in ogni democrazia”. Deve esserci anche “rispetto per le regole e le procedure che organizzano i lavori del Parlamento”. Si può discutere, rileva Fini, “sulla opportunità di cambiare o meno quelle regole, credo che sia doveroso farlo quando, come accade in Italia da più tempo, si reputi che si tratti di regole datate o in ogni caso non in grado di garantire una efficace azione della nostra istituzione”. Tuttavia, specifica il presidente della Camera “è certamente sbagliato irridere quelle regole e lo dirò con chiarezza al presidente del Consiglio. Non è vero che i deputati sono qui a fare numero, non è vero che votano con due dita emendamenti che non conoscono”.

La replica del muro contro muro assume, vista la tempistica, nuovo significato. Siamo alla vigilia del congresso fondativo di un Pdl che – anche alla luce del discorso di Fini all’assise di scioglimento di Alleanza nazionale – nasce come fortemente segnato dal dualismo tra Berlusconi e il presidente della Camera. Caratterizzato, quindi, dal dualismo tra una visione leaderistica, plebiscitaria e populista, consapevolmente aggrappata, sui temi etici, alle posizioni clericali, e un’altra più laica, “repubblicana” nel senso di attenta al senso delle istituzioni. Fini sfrutta lo scranno più alto di Montecitorio per dare più credibilità e attenzione a quest’ultima, la sua, prospettiva.

Inquadrato in tale contesto, lo scambio di colpi tra Berlusconi e Fini rappresenta per entrambi, in un classico esempio di comunicazione politica, un ulteriore passo nella costruzione delle rispettive identità. Non è escluso, a questo punto, che il premier torni a ribadire l’attacco al Parlamento nel discorso congressuale, per sottolineare la caratterizzazione plebiscitaria, da “partito azienda”, che intende imporre al Pdl.

L’insofferenza per l’organo di mediazione per eccellenza, il Parlamento, farà il paio alla Fiera di Roma con quella per la forma partito tradizionale. Berlusconi ha curato personalmento la scenografia del congresso destrutturando, si sa già alla vigilia, il concetto tradizionale di assemblea di partito. Non ci sarà nessun rappresentante degli organi dirigenti sul palco; le facce giovani saranno collocate in prima linea, a partire dalla madrina dell’evento, la 26enne Annagrazia Calabria; chi vuole parlare dovrà concordare la scaletta con il fido Denis Verdin; soprattutto, un’orchestra diretta da Demo Morselli (quello del “Maurizio Costanzo show”) sottolineerà, con un gingle, il passaggio da un discorso all’altro. Questa, con buona pace di Fini, è Forza Italia.

Berlusconi combatte, con obiettivi analoghi, su due fronti. Se su quello interno la battaglia è a buon punto e il “partito del leader” praticamente già fatto, sarà più difficile, per lui, scardinare l’autorità del Parlamento. Gianclaudio Bressa, vicecapogruppo Pd alla Camera, ipotizza che le esternazioni berlusconiane “vogliono rappresentare il grimaldello per scardinare i regolamenti parlamentari e per cambiare, non attraverso una riforma costituzionale, ma con i fatti il rapporto tra governo e Parlamento”. Berlusconi vuole il presidenzialismo e sa che è difficile averlo subito per via costituzionale. Tempi lunghi. Per questo, per ora,  lavora con le procedure e le dichiarazioni, si costruisce un terreno favorevole. A volte “si limita” alle critiche per le lentezze parlamentari o (sul Freccia Rossa) per i pochi poteri del presidente del Consiglio, in altre occasioni arriva allo scontro con il Quirinale, perché non vuole ostacoli di nessun tipo sulla strada della decretazione d’urgenza. Domani chissà.
Andrea Scarchilli

(Tratto da www.aprileonline.info)