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Gratteri, Lombardo e Bindi raccontano i ”Mammasantissima”

Gratteri, Lombardo e Bindi raccontano i ”Mammasantissima”

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1di Miriam Cuccu – Video integrale!
Il servizio su Rai 3 di “Presa diretta”: i legami cosche-massoneria-politica

“Presa diretta” punta i riflettori sui “Mammasantissima”, i cosiddetti colletti bianchi “invisibili” scoperti con l’omonima inchiesta, che manovrano l’infiltrazione della ‘Ndrangheta nei vari livelli istituzionali. La trasmissione di Rai 3 condotta da Riccardo Iacona è partita proprio dal magistrato che ne ha seguito le indagini: Giuseppe Lombardo, procuratore di Reggio Calabria perennemente sotto scorta e più volte oggetto di minacce di morte da parte delle cosche calabresi. Il pm ha analizzato la pervasione delle mafie, in grado di influenzare e dirigere la democrazia in Italia. “Il sistema democratico è un vecchio televisore. – ha spiegato durante il servizio – Se accanto si colloca un enorme magnete (le mafie) l’immagine di quel televisore, che è la vita dei cittadini, sarà completamente distorta”.
Secondo l’inchiesta di Lombardo la “cupola invisibile” è stata in grado di influenzare le elezioni in Calabria – a tutti i livelli, fino a quelle europee – dal 2001 al 2010. “Con un sofisticato sistema di comunicazione – ha spiegato il magistrato – fanno arrivare scelte e direttive alla struttura mafiosa di base”, alla quale quella “invisibile” “è legata, pur senza manifestarsi come tale”. “Sono consapevole del lavoro e dei rischi. – ha riflettuto ancora Lombardo – Ma se vogliamo dare delle risposte non possiamo fermarci ora”.

lombardo

Per il magistrato che nel 2008 arrestò Pasquale Condello “il Supremo”, siamo di fronte ad un sistema in continua evoluzione: “Le mafie nella loro forma evoluta sono un problema che incide sulla stessa tenuta democratica. I grandi capitali che le organizzazioni criminali generano, gestiscono e immettono sul mercato, lo alterano. E questo diventa un problema politico”. Per questo, ha fatto eco il procuratore di CatanzaroNicola Gratteri, presente in studio, “bisogna giocare d’anticipo, soprattutto con la conoscenza e sistemi normativi proporzionati alla realtà criminale”. “Spesso – ha aggiunto, parlando del reato di concorso esterno in associazione mafiosa – questo diventa un”area di parcheggio’. Mentre noi magistrati dovremmo avere più coraggio, cominciare ad osare e a pensare che le mafie mutano al mutare della società”.

iacona

Il “varco” della massoneria
Tra i circuiti in cui la ‘Ndrangheta “invisibile” vive e prospera, c’è anche la massoneria deviata. Vincenzo Macrì, magistrato che a Reggio Calabria si occupò del processo “Olimpia” sui legami tra ‘Ndrangheta, politica e destra eversiva, ha parlato di “un giro massonico” composto da “banchieri, imprenditori, esponenti delle forze dell’ordine e magistrati, utili ad ‘aggiustare’ i processi”. Anche il pentito Cosimo Virgilio ha raccontato di “una super loggia massonica” con al suo interno anche “capi di Stato, alcuni ancora in carica”e di un “sistema di mutuo scambio” tra massoneria e ‘Ndrangheta. Su questo la Commissione antimafia ha voluto vederci chiaro: dopo la negazione, da parte dei gran maestri delle principali logge, di consegnare l’elenco degli affiliati in Calabria e in Sicilia, è stato disposto il sequestro. Secondo la presidente della Commissione antimafia Rosy Bindi si tratta di “una sfida nei confronti delle istituzioni parlamentari che ci ha fatto nascere alcuni dubbi sulla stessa organizzazione massonica”. “Non stiamo facendo un’inchiesta sulla massoneria – ha chiarito la Bindi – ma sui mafiosi massoni”.

gratteri

E, stando ai primi risultati delle indagini istituzionali, il dato quantitativo sarebbe allarmante. “Dimostrano che tra i nominativi degli iscritti alle logge massoniche calabresi e siciliane ci sono condannati in via definitiva per associazione mafiosa, insieme ad un numero considerevole di situazioni giudiziarie in itinere, imputati rinviati a giudizio per mafia e per reati ‘spia’”, indicatori di “comportamenti mafiosi e collusioni”.“Vogliamo capire – ha precisato la Bindi – quali sono i nuovi varchi delle mafie, che sparano meno e corrompono di più, che condizionano l’economia legale, la politica, l’amministrazione e riescono a piegare ai loro voleri le classi dirigenti del Paese. Al momento siamo in grado di dire che anche le organizzazioni massoniche rischiano di essere un varco, o addirittura una nuova forma di organizzazione attraverso le quali le mafie creano relazioni con il potere”. “Si tratta di risultanze molto gravi – ha sentenziato Gratteri – hanno perso una grande occasione nel non offrire trasparenza” alla Commissione nazionale antimafia. “Oggi in Italia è molto più facile corrompere. – ha detto ancora il procuratore – Il problema dell’élite ‘ndranghetista è giustificare la sua ricchezza, milioni di euro da investire, provenienti dal traffico internazionale di cocaina. Ha bisogno di persone specializzate, perchè per riciclare milioni di euro non basta un qualunque ingegnere o avvocato”. I finanziamenti giunti in Calabria per riqualificare il territorio sono diventati, per le cosche, una torta da “spartire” tra le decine di ditte vicine alla ‘Ndrangheta. Il risultato? Solo il 30% delle opere sono state completate.

macri

L’altra Calabria
Oggi c’è anche chi sul territorio calabrese sta creando una vera e propria “rivoluzione” nel tessuto culturale e produttivo. “Persone – ha detto Gratteri – che sono volute ripartire per costruire un’altra Calabria, lontana da quella della ‘Ndrangheta e dei suoi centri di potere”. È il caso di don Giacomo Panizza, trapiantato a Lamezia Terme dal ’76 e fondatore della Comunità Progetto Sud, che si rivolge a persone con disabilità, tossicodipendenze ed altre problematiche sociali. “Dopo due settimane sono venuti a chiedere il pizzo – ha raccontato il prete – ci siamo scontrati fin da subito, ma se viviamo nella normalità e denunciamo, possiamo vincere” anche se “la strada è lunga” e conta numerosi atti intimidatori.

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A Castellace, invece, la Cooperativa Valle del Marro subisce un attentato ogni sei mesi ma questo non le impedisce di continuare a lavorare gli oltre 100 ettari di campi coltivati, uliveti e agrumeti. Poi c’è Cangiari, il primo marchio di moda etica in Italia che preserva l’antica tradizione della tessitura a mano; e il Gruppo Cooperativo Goel: tra la Locride e la Piana di Gioia Tauro è attivo in numerosi settori, dal socio-assistenziale allo sviluppo imprenditoriale del territorio. Anche qui gli atti intimidatori non si contano più: “Ci hanno abbattuto 13 ulivi di vent’anni, ne abbiamo ripiantato il doppio. Quando la comunità è unita non c’è ‘Ndrangheta che tenga”. Ha detto il presidente, Vincenzo Linarello. “Sono persone vere, ma anche eroi. – ha ricordato Gratteri – Per ripartire davvero dobbiamo stare loro vicino”.

Guarda la puntata di Presa diretta: “I Mammasantissima”