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Gratteri: «Le mafie comprano tutto. Anche l’informazione»

Gratteri: «Le mafie comprano tutto. Anche l’informazione»

Il procuratore di Catanzaro ospite della sede Rai regionale per presentare “L’inganno della mafia”, scritto assieme ad Antonio Nicaso. Il monito su Falcone e l’invito rivolto agli studenti: «Studiate». Sulla classe dirigente: «Se quella calabrese è pessima è colpa della politica che l’ha messa lì» 

Martedì, 23 Maggio 2017 

COSENZA Un evento in occasione della giornata nazionale del libro e dell’anniversario della strage di Capaci, che la Rai calabrese ha voluto celebrare con la presentazione dell’ultimo volume di Nicola Gratteri e Antonio Nicaso “L’inganno della mafia”, edito da Rai Eri. Un incontro organizzato, nella sede di via Marconi, dal direttore Crucitti con la collaborazione del caporedattore centrale della Agenzia della TgR, Pino Nano. E al quale hanno partecipato, oltre alle autorità, anche gli studenti di alcune scuole della Calabria.

A fare gli onori di casa il direttore della sede Rai di Cosenza Demetrio Crucitti che ha intervistato il procuratore capo di Catanzaro e lo scrittore-giornalista.

Prima di entrare nel vivo dell’incontro è stato letto il messaggio inviato da monsignor Bertolone – presidente dei vescovi calabresi a Roma per la Conferenza Cei -, che ha apprezzato l’organizzazione dell’evento nel giorno del ricordo della strage di Capaci. 

Prima dell’intervento degli autori sono stati anche letti alcuni brani del libro da Anna Bruni Eugeni, regista e programmista Rai. Il procuratore capo di Catanzaro ha spiegato perché lui e Nicaso hanno deciso di scrivere questo libro: «Tutto è iniziato quando abbiamo visto ragazzini delle scuole medie emulare protagonisti di fiction e film sulla mafia. Non sono esperto di cinematografia, ma alcune cose sono evidenti».

Gratteri ha evidenziato come il potere delle cosche è conosciuto da sempre: «In pieno periodo fascista – ha documentato una studentessa che si è laureata con me – è emerso già il ruolo della mafia che uccideva i bambini. Noi abbiamo voluto accendere un faro e riflettere se conviene continuare a produrre questi film». 

Per Nicaso «per troppo tempo sono stati sottovalutati gli effetti della mafia. Non abbiamo mai voluto combattere la mafia con la cultura ma sempre con le manette e le sentenze». Lo studioso dei fenomeni criminali ha analizzato anche il ruolo dei film sulle mafie alcuni dei quali – come Il Padrino – sono stati oggetto di suoi studi. «Le mafie – ha detto Nicaso – sono fenomeni delle classi dirigenti». 

Crucitti ha posto poi l’attenzione sull’importanza di diffondere la legalità. Per Gratteri un ruolo primario è svolto dalla scuola anche se «la mattina bisogna prima studiare, poi – ha detto – incontri e dibattiti sulla legalità si possono organizzare di pomeriggio. Oggi gli insegnanti sono poco pagati e poco valorizzati mentre il loro ruolo è fondamentale. I giovani vedono il ragazzetto con la macchina di grande cilindrata e lo considerano un mito, poi vedono l’insegnante con una utilitaria e lo considerano un morto di fame». «Ieri – ha aggiunto il procuratore – mi ha colpito una frase della sorella di Falcone che ha detto che in quell’aula del Csm Giovanni ha sempre sofferto. E ha ragione. Era un fuoriclasse, era intelligente e non lo votavano. Per lo Stato Falcone era un perdente, oggi tutti lo elogiano». Gratteri prende in considerazione anche il diverso approccio alla memoria avuto dagli Usa e dell’Italia: «Per Falcone gli americani hanno fatto un busto e gli hanno dato un posto di assoluto rilievo, qui da noi non ci abbiamo pensato». Dopo la presentazione del libro nella sala in cui erano presenti le autorità, gli autori si sono spostati in una saletta per incontrare gli studenti di due scuole di Cosenza, di una di Belvedere e di un liceo di Rosarno. 

Diverse le domande rivolte al procuratore Gratteri dagli studenti. «Le mafie – ha detto il magistrato rispondendo a una domanda sulla recente inchiesta che ha riguardato il Cara di Crotone – così come comprano ristoranti e locali, possono comprare anche pezzi dell’informazione. I clan interagiscono con le istituzioni. Dall’operazione di oggi di Lamezia è emerso che un candidato al consiglio comunale di Lamezia mentre stava andando a casa di uno dei Torcasio indossava il cappuccio e chiedeva se ci fossero telecamere che lo avrebbero ripreso. Questo – solo per citare un esempio recentissimo – significa che quel candidato era perfettamente consapevole di andare dalla ‘ndrangheta di serie A e chiedere un pacchetto di voti».

Per Nicaso «è più facile tenere i cittadini in una condizione di subalternità e per questo è importante un riscatto della Calabria». 

Il procuratore di Catanzaro non si è sottratto poi alle domande degli studenti sui legami tra clan e classi dirigenti. «Se, ad esempio alla Regione Calabria la classe dirigente è pessima – ha aggiunto Gratteri – la responsabilità è della politica che l’ha messa lì. Questo discorso vale in generale e non vuol dire però che tutta la classe dirigente è pessima». Il procuratore ha ribadito la necessità di informatizzare il sistema giustizia. Poi il suo appello ai giovani a non «assuefarsi da adulti». «Dovete studiare – ha detto – comportarvi bene, essere educati. A 18 anni donare il sangue e andare a trovare gli anziani parcheggiati nelle strutture. Solo da voi può giungere il vero segnale di cambiamento di questa regione. Noi ce la stiamo mettendo tutta». 

Nicaso ha risposto alle curiosità dei ragazzi sui protagonisti dei film sulla mafia e ha contestato «la rappresentazione troppo seriosa della mafia. Dovremmo ridicolizzare i mafiosi e svelare la loro vera identità, ovvero rappresentarli come quelli che impoveriscono i calabresi e sfruttano i richiedenti asilo». 

Al termine delle domande Gratteri e Nicaso non si sono sottratti agli autografi e alle calorose strette di mano degli studenti e dei loro professori. Con immancabili foto di gruppo. 

Mirella Molinaro

m.molinaro@corrierecal.it
fonte:http://www.corrieredellacalabria.it/