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Gli attentati ai Bingo in provincia di Frosinone

Perché tanta ostinazione contro il Bingo di Ferentino? Perché otto attentati in cinque anni (tra il 2003 3 il luglio 2008) senza mai una minaccia diretta, senza mai una richiesta esplicita? La risposta l’hanno trovata gli agenti della Squadra Mobile di Frosinone, guidata dal vicequestore Carlo Bianchi. L’inchiesta, aperta dalla Procura di Frosinone e poi approdata per competenza alla direzione distrettuale antimafia di Roma, ha portato infatti all’arresto del mandante e degli esecutori materiali degli attentati contro la sala giochi. «Cinque ordini di custodia cautelare – ha spiegato ieri pomeriggio il questore Alfonso Larotonda – anche se una persona è tutt’ora latitante».
In carcere è finito la mente di questo stillicidio di incendi, bombe, minacce: Aldo Coiante, 51 anni, nato a Pozzuoli ma residente a Roma e un gran numero di attività aperte tra la Capitale, Fiuggi e Frosinone. Odontotecnico a Roma, gestore di una sala bingo concorrente a quella di Ferentino, prima in via Maria poi in via Marittima. Eccolo qui il movente: «L’obiettivo manifesto – spiega Carlo Bianchi – è sempre stato quello di impedire alla sala giochi di Ferentino di aprire i battenti, ad ogni costo».
Sono le modalità utilizzate che inquietano e che soprattutto hanno fatto scattare l’intervento della Procura antimafia, come spiega Giancarlo Cataldi, procuratore aggiunto della Dda romana: «Tutti atti riconducibili a modalità criminose tipiche delle manifestazioni mafiose».
In manette insieme a Coiante altre 3 persone. Uno di loro – Gianluca Marcoccia, 26 anni, frusinate – è accusato di aver collaborato nella pianificazione logistica degli attentati, spiegano gli inquirenti, facendo da staffetta e ospitando i complici. Gli altri due Ivan Emiliozzi e Gabriele Piras, rispettivamente di 31 e 49 anni, entrambi romani, sono facce note per gli investigatori della Capitale e sono accusati di essere gli esecutori materiali solo di alcuni degli attentati.
Una scia di violenza iniziata nel novembre 2003 e poi continuata con incredibile pervicacia. «Tanto che molti attentati – ricorda Bianchi – sono avvenuti a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro come nel luglio scorso». Sono gli ultimi ”avvertimenti”: il 15 luglio 2008 alcune bombe, piazzate sul retro del locale, fanno crollare perfino una parete di mattoni. Appena due settimane prima, il 3 luglio, i malviventi avevano affrontato il vigilante di guardia per poi devastare il locale entrandoci dentro con un’auto e piazzando una bomba carta.
E andando indietro nel tempo nel 2005 quando un ordigno esplosivo venne fatto trovare alla base di un pilastro della sala giochi con chiari intenti intimidatori e poi altre due azioni ravvicinate: il 13 agosto 2004 e il 31 luglio quando le donne delle pulizie vennero tra l’altro anche rapinate di alcuni gioielli e il locale venne dato alle fiamme. E ancora più indietro nel maggio e la vigilia di Natale del 2003 quando una bomba carta danneggiò il locale.
«Ma l’indagine non è finita – assicura il procuratore Capaldo – il mosaico criminale è probabilmente più esteso di quanto sia emerso oggi e speriamo di poterlo investigare più a fondo».

Vittorio Buongiorno

(Tratto da Il Messaggero)