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Gioco d’azzardo, scommesse, luoghi di divertimento: il forte interesse delle mafie

TEMPO LIBERO, DIVERTIMENTO E GIOCO, LOCALI DI SCOMMESSE E DI GIOCO DI AZZARDO: SETTORI FORTEMENTE ATTENZIONATI DALLE MAFIE. IL VENTRE MOLLE DI UNA SOCIETA ‘ DISPERATA

Solo una mente acuta ed una penna fine, quali ha dimostrato di possedere e di essere Marino Niola con la sua analisi pubblicata sull’ultimo numero di “VENERDI’”, supplemento di “REPUBBLICA”, con il titolo “Un Paese che ha paura del futuro e se lo gioca”, potevano offrirci una fotografia dell’Italia così nitida e, al contempo, così tragicomica.

La riportiamo integralmente, ringraziando l’autore per averci offerto lo spunto per incentrare la nostra attenzione particolare su un settore, quello appunto delle scommesse, del gioco di azzardo e, in generale, dell’intrattenimento e del divertimento, verso il quale le mafie mostrano di avere un fortissimo interesse, come, peraltro, ipotizzato da un’osservazione sul campo da noi fatta su una porzione di territorio di nostra competenza che stiamo completando con l’acquisizione di riscontri documentali.

Un settore in cui si fa business, tanto, tantissimo business e forse, finora, non attenzionato sufficientemente dalle istituzioni locali.

Ma leggiamo quello che ha scritto Marino Niola:

“Gli italiani risparmiano su tutto, ma non sulla fortuna.

Siamo fra i primi al mondo nella spesa per il gioco d’azzardo e leader incontrastati in Europa.

Si calcola che a fine 2011 il giro d’affari sfiorerà gli ottanta miliardi di euro facendo dell’alea la quinta industria del Paese.

E trenta milioni dei nostri connazionali, vale a dire il cinquanta per cento della popolazione totale, spendono in media duemila euro l’anno in schedine e grattini.

Cifre da capogiro, stigmatizzate dai media di mezzo mondo che stanno dedicando al vizietto italico servizi di colore che ironizzano sulla fantasia di un popolo capace di scommettere su tutto.

Un po’ come faceva Cavour che, all’indomani dell’unità italiana, definì il gioco una tassa sull’imbecillità.

Se in principio era il lotto – acquavite dei poveri la chiamava Matilde Serao – oggi i nostri concittadini si ubriacano di superenalotto, bingo, gratta e vinci, lotterie, cavalli, poker on line.

Ce n’è per tutte le tasche e per tutti i gusti.

Fino al win for life, con le sue estrazioni a raffica che dispensano la fortuna in duecentoquaranta comode rate.

Seimila euro mensili per vent’anni.

Una vincita a rilascio lento che garantisce una vecchiaia serena, un placebo contro l’insicurezza dell’oggi e l’incertezza del domani.

E’ il ritratto di un Paese al tempo stesso spensierato e impensierito.

Fatalista e realista.

Che, non riuscendo a programmare il futuro, se lo gioca”.