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Forcella, condannati i boss della «paranza»: 314 anni di carcere complessivi

Il Mattino, Venerdì 20 Maggio 2016

Forcella, condannati i boss della «paranza»: 314 anni di carcere complessivi

di Viviana Lanza

Scelsero il giorno di San Gennaro per nominare, nel 2010, il capozona su Forcella, Tribunali e Maddalena per conto dello storico clan Mazzarella. «Mi hanno consegnato le chiavi di Napoli» disse il nuovo eletto. Ora lui e tutti i fedelissimi non avranno santi a cui appellarsi. La sentenza emessa ieri dal giudice Pietro Carola ha chiuso il processo in primo grado ed è un verdetto di condanna per gli uomini del clan Ferraiuolo e Del Prete a cui la paranza di babyboss di Forcella dichiarò guerra seminando morte e violenza tra i vicoli del centro storico. Ne vengono fuori 314 anni di carcere complessivi. Hanno retto le ricostruzioni dell’Antimafia (pm Antonella Fratello) sull’assetto del clan, sui summit nella sala mortuaria dell’ospedale Ascalesi senza che nessuno sapesse, sulla stanza dell’ospedale che un custode metteva a disposizione dell’ex boss Ferraiuolo come rifugio o nascondiglio per armi e droga in cambio di 50/100 euro al giorno, sulle piazze di spaccio, sulle estorsioni alle ditte che avevano appalti negli ospedali del centro cittadino e a note pizzerie del cuore antico della città (in media 2500 euro alle solite scadenze di Natale, Pasqua e Ferragosto), nonché sul pizzo imposto ai venditori della frutta al mercato e agli ambulanti di borse di false griffe (con una bella differenza a seconda della nazionalità: gli stranieri pagavano 100 euro alla settimana, i napoletani solo 50).

La pena più alta è stata decisa per Salvatore Del Prete, per gli inquirenti ai vertici dell’organizzazione camorristica «con compiti di decisione, pianificazione e individuazione di tutte le azioni delittuose da compiere, obiettivi da perseguire, richieste da avanzare, mantenendo la cassa del clan e provvedendo alla distribuzione delle mesate agli affiliati»: 20 anni di carcere. A sette anni sono stati condannati Vittorio Cioffi e Rosario Cinque, accusati di aver fatto parte del clan. Per il resto l’elenco delle condanne è una lunga lista: Salvatore Amirante (12 anni di reclusione), Antonio Baldassarre (13), Assuntina Baldassarre (8), Giuseppe e Rita Baldassarre (rispettivamente 2 e 12), Rosario Baselice (7), Carmine Beneduce (5), Salvatore Brancaccio e Raffaele Sollo (10), Manuele Catino e Gennaro Orfeo (8), Pierina Cavataio, Annamaria Esposito, Monica Mingione, e Aniello Ferretti (6 anni e 8 mesi), Salvatore Ferretti (10 anni), Francesco Formigli, Ivan Palma Esposito, Mauro Mosca e Vincenzo Garofalo (16 anni di carcere), Salvatore Giuliano (7), Donato Lo Bascio Dell’Aquila (12 anni), Salvatore Marfè (12), Pasquale Nasti (10 anni e 8 mesi), Francesco Palermo (2 anni e 6 mesi), Francesco Rinaldi (14), Gaetano Panico (un anno e due mesi), Antonio Simonte (3 anni), Gennaro e Umberto Tubelli (rispettivamente 10 e 6 anni), Antonio Simonte (3), Salvatore Russomagno (6 anni). Assoluzione per Raffaele De Vincentiis, Alessandro e Giuseppe Del Prete, Massimiliano Carta, Felice Ferretti, Enrico Izzo, Valerio e Vincenzo Lambiase, Salvatore Marino, Antonio Sarnelli.

Il processo nasceva dall’inchiesta culminata il 3 marzo dello scorso in decine di arresti e arricchita con le dichiarazioni di Ferraiuolo quando decise di svenire i panni del ras e passare a collaborare con lo Stato. Si alzò così il velo sui segreti della camorra dei vicoli e sui primi fuochi della faida di Forcella. Una guerra che Ferraiuolo decise di rimandare a dopo l’Epifania perché, ha poi spiegato agli inquirenti, «erano le prime festività che trascorrevo a casa dopo un decennio e più, volevo stare in famiglia». La faida esplose nel 2011. In quel clima di conflitto si inserì anche l’omicidio avvenuto il 21 maggio 2012 in piazza Calenda a Forcella: la vittima fu Giovanni Saggese, giovane cognato di Ferraiuolo e l’episodio era tra i capi di imputazione al cuore del processo ma le accuse, in questo caso, non hanno retto e per quel delitto si dovrà riprendere a indagare.