Cerca

Fondi un comune in mano alla mafia. Il Governo sciolga l’Amministrazione Comunale!

La tormentata vicenda del comune di Fondi – in mano alla mafia secondo il Prefetto di Latina Bruno Frattasi e per la magistratura – sembra giunta ad una svolta. Dopo tredici mesi di scontro frontale (da una parte Frattasi, i giudici, i partiti d’opposizione – in particolare l’Italia dei Valori – e diverse associazioni; dall’altra il fortissimo centrodestra locale e una parte della stampa) il sindaco  della cittadina, all’estremo sud del Lazio, Luigi Parisella, ha rassegnato le dimissioni seguito da sedici consiglieri comunali.

“Siamo logorati” ha spiegato Parisella. “L’ennesimo atto mafioso” ha invece attaccato il senatore dipietrista Stefano Pedica, aggiungendo che le dimissioni sono solo una mossa in extremis per evitare lo scoglimento per infiltrazioni della criminalità organizzata e quindi potersi ricandidare alle amministrative anticipate del prossimo anno. Commissario straordinario viene nominato Guido Nardone, eroe nella lotta a Cosa Nostra.

La brutta storia di Fondi inzia nel gennaio del 2008: l’assessore comunale ai Lavori Pubblici, Riccardo Izzi, si presenta terrorizzato ai Carabinieri. La ‘ndrangheta –a cui deve l’elezione in Consiglio Comunale– gli ha appena bruciato un auto per ritorsione e lo ricatta. Izzi confessa di aver fatto diversi favori alla famiglia calabrese dei Tripodo e anche al famigerato clan dei Casalesi.

Un mese dopo la sua denuncia la DDA di Roma avvia l’operazione “Damasco 1” che porta in carcere quattro imprenditori locali. Il prefetto Frattasi nomina una Commissione d’accesso per valutare se il Comune è effettivamente nelle mani dei clan. La Commissione scopre infiltrazioni pesanti, soprattutto nelle gare d’appalto e nelle lottizzazioni. Viene inviata al Ministero dell’Interno una dettagliata relazione di 500 pagine con la richiesta ufficiale di scoglimento.

Poco dopo il ministro Roberto Maroni dichiara decaduta la giunta e presenta l’atto alla riunione del Consiglio dei Ministri. Ma il governo clamorosamente rinvia la votazione. Gli interessi politici pontini si muovono in direzione contraria a quella del Prefetto.

Frattasi subisce attacchi pesanti; il senatore fondano Claudio Fazzone – Pdl – invoca una commissione che indaghi sul suo operato, il presidente della provincia, Armando Cusani – anche lui Pdl – giunge a dichiarare che “la mafia a Fondi non esiste”. C’è chi, imitando qualcun altro, spiega che in realtà è “tutto un complotto”. Il Sindacato dei Prefetti è costretto ad esprimere solidarietà al collega a Latina.

Intanto prosegue l’attività investigativa: con l’operazione “Damasco 2”, il 6 luglio, la magistratura antimafia compie un super retata; scattano le manette ai polsi di ben 17 persone fra cui numerosi funzionari comunali, i boss dei Tripodo, l’ex assessore Izzi, il capo e il vice-capo della Polizia Municipale, altri imprenditori locali.

Il 24 luglio, il Consiglio dei Ministri rinvia ancora una volta il voto su Fondi. Il senatore Pedica occupa per protesta la sala stampa di Palazzo Chigi interrompendo la conferenza del ministro Gelmini che scandalizzata si trasferisce in un’altra aula.

Il 16 agosto il governo rinvia ancora, malgrado la massiccia mobilitazione pro scogliemento della società civile pontina e laziale, impaurita al pensiero di avere la mafia sotto casa. Ai giornalisti che chiedono spiegazioni, Berlusconi risponde che “a Fondi non è stato incriminato nessun amministatore locale.” Altri fanno però notare che nella stessa giornata sono state sciolte due giunte del Sud: nessuna di loro aveva un assessore o un sindaco inquisiti.

Mentre il governo (secondo una dettagliata inchiesta de “L’espresso” a frenare lo scioglimento sarebbero i ministri Meloni e Brunetta, entrambi legati a Fazzone) continua a rinviare (l’ultima discussione andata a vuoto è del 2 ottobre e il solito Pedica è stato addirittura cacciato a malo modo da Palazzo Chigi perché non era in possesso dell’ “accredito stampa”), su Fondi è calata una cappa di paura: auto incendiate, scritte minacciose, camion che esplodono…una realtà che non si può più a lungo tollerare.

Fabio Brinchi Giusti
(Tratto da Wild Italy)