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Fondi Ue “per l’agricoltura” pagati addirittura per l’Ilva

I SOLDI INVIATI AL SUD ITALIA, SOLDI USCITI DALLE TASCHE DEGLI ITALIANI,DALLA COMUNITA’ EUROPEA, DALLA CASSA DEL MEZZOGIORNO, DA TUTTI GLI ALTRI ENTI E SOGGETTI PUBBLICI E PRIVATI , SONO MONTAGNE, DECINE DI MONTAGNE ALTE COME L’EVEREST. IL PROBLEMA E’ COME SONO STATI UTILIZZATI. QUESTO E’ IL PROBLEMA.

IL Fatto Quotidiano, martedì 11 giugno 2019

Fondi Ue “per l’agricoltura” pagati addirittura per l’Ilva

Una maxi inchiesta in corso da tre anni ha scoperchiato raggiri in tutta Italia: nessuno controllava, sequestrati 80 milioni di euro

SAUL CAIA

Chiedevano fondi agricoli anche per l’aeroporto di Catania, alcuni campi di calcio, autostrade e numerosi impianti industriali, dall’Ilva di Taranto all’Acquedotto pugliese. È tutto documentato nelle indagini del procuratore capo di Enna, Massimo Palmeri, e dai sostituti Francesco Lo Gerfo, Domenico Cattano e Daniela Rapisarda sulle truffe ai danni dell’Unione europea sui contributi per la politica agricola comune (Pac).

I SOLDI ARRIVANO in base ai possedimenti che si dichiarano, ma non tutti i privati hanno grossi appezzamenti e quindi inseriscono particelle catastali di terzi e aree demaniali. Comincia così la caccia agli ettari, scoperta quando un privato cittadino residente nell’Ennese, desideroso di poter accedere ai fondi, scopre e denuncia che i suoi appezzamenti sono già stati dichiarati da altri. Da allora l’inchiesta si è allargata a tutto il Paese “Abbiamo sentito 35 mila persone in tutta Italia, sequestrando solo nel 2018 circa 40 milioni di euro di fondi percepiti indebitamente. Nell’ulti – mo triennio si arriva a 80 milioni di euro –spiega al Fatto il procuratore Palmeri –. Due milioni di euro sono già stati depositati al Fondo Unico Giustizia”. La sola Procura di Enna dal 2015 ha trattato più di mille fascicoli, 500 tra il 2017 e il 18. Oltre 200 persone sono state indagate per associazione per delinquere, riciclaggio, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e falso. Un sistema ben consolidato che si avvale della compiacenza di tecnici del settore. “La domanda si presenta via web all’Agea, l’Agenzia per le erogazioni del ministero dell’Agricoltura, con il sistema informativo agricolo nazionale (Sian), che funge anche da registro dei titoli, tramite delle password assegnate ai Caa, Centri per l’assistenza agricola, società costituite dai maggiori sindacati agricoli nazionali o locali. In Sicilia non c’è nessun particolare requisito per aprire un Caa, basta aver fatto un tirocinio di sei mesi presso un sindacato –spiega il pm Lo Gerfo –. L’anomalia vera del sistema italiano, a differenza degli altri Paesi membri, sta nel fatto che il controllore è il sindacato del controllato. I Caa sono controllore e nello stesso tempo sindacato degli agricoltori”.

CHI AVREBBE dovuto vigilare non l’ha fatto, molte domande erano irregolari, addirittura relative a terreni come quelli dell’Ilva di Taranto o dell’aeroporto di Catania che non hanno nulla a che fare con l’agricoltura. E non è nemmeno così difficile scoprirlo. Sotto inchiesta sono finiti più di 50 dipendenti dei Caa e molti centri sono stati chiusi. La strategia investigativa ennese è stata riconosciuta dall’ufficio europeo per la lotta antifrode (Olaf) e dall’Agea, alla quale sono state segnalate le falle del sistema. Fino al 2016, infatti, all’agricoltore bastava dichiarare di aver fatto un solo sfalcio di terra l’anno e mantenere il terreno in buone condizioni. Dopo la segnalazione dei magistrati, oggi bisogna inserire nella dichiarazione un codice apposito, che cambia per il pascolo o per la specifica attività agricola. Ma fatta la legge, si trova subito l’inganno. “Avere il codice pascolo è oneroso per il truffatore, perché non disponendo degli animali, basterebbe un semplice controllo per essere scoperti –spiega il pm Lo Gerfo –. Il truffatore siciliano ha quindi individuato la coltura meno controllabile possibile, quella dei tartufi. Per l’investi – gatore non è semplice dimostrare che l’agricoltore non li coltivi realmente. Così quasi tutti i Monti Nebrodi sono dichiarati a tartufo, ma le domande ai Caa si sono spostate, non le fanno più a Enna. Nel 2018 c’è stato un boom in altre province dell’isola”. Chissà che gli inquirenti seguendo il profumo dei tartufi non trovino i nuovi truffatori. I fondi agricoli pesano sul bilancio comunitario per il 34%. Circa 11 milioni di aziende sparse tra i Paesi membri, ricevono ogni anno fondi diretti e “disaccoppiati”, ovvero svincolati dalla produzione. In Italia, che ha una superficie agricola di 30 milioni di ettari, finiscono più di 3 miliardi e 700 mila euro. Un miliardo è destinato alla Sicilia.