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Fondi: Mof «controllato» da due clan

Ad esserne convinti sono gli investigatori della Dia, che hanno avanzato tale ipotesi in due informative di reato indirizzate alla Dda di Roma e redatte a margine di tre distinte indagini. Un altro capitolo di «Damasco», un’inchiesta culminata negli arresti di lunedì. Per quanto riguarda la Dia di Roma tutto nasce da un approfondimento su possibili infiltrazioni nel settore agricolo, chiesto il 10 luglio 2003 dalla Procura nazionale antimafia. Gli investigatori iniziano a scavare e dall’«operazione Toro» – altra inchiesta che nel maggio 2004 portò a nove arresti per una presunta truffa nel settore carni – ricevono altri input. In un’intercettazione telefonica l’Antimafia ascolta la conversazione tra un pregiudicato di Fondi e un imprenditore del casertano, che poi verrà considerato legato al clan dei Casalesi. Dal pregiudicato fondano, un autotrasportatore indicato dalla Dia come «referente locale di organizzazioni camorristiche», si sarebbe presentato un gruppo armato di casertani, ma lo stesso fondano scoprirà poi dall’imprenditore contattato che c’era stato uno scambio di persona e il «commando» cercava in realtà un formiano, dalla Dia definito come indagato dall’Fbi per presunte connivenze con la famiglia Gambino di New York. La Dia scrive nel 2005 alla Dda di Roma, sostenendo che l’imprenditore casertano «condiziona le attività al Mof con i trasporti» ed è «collegato ai Casalesi». Lo stesso, sempre secondo l’Antimafia, sarebbe responsabile anche del ferimento di un autotrasportatore al Mof, il 1 maggio 2003. Con 24 indagati, tutti campani, prende così vita l’operazione «Sud pontino», diretta poi dalla Dda di Napoli. E i calabresi? Questa è materia dell’operazione «Astura», raccolta in un’informativa inviata dalla Dia all’Antimafia di Roma, il 3 aprile 2008. La Dia sostiene così che Venanzio Tripodo «ha interessi all’interno del Mof, attraverso società facenti capo a Franco Peppe, costituisce l’anello di congiunzione tra le consorterie mafiose calabresi, siciliane e campane che hanno interessi nel Lazio e scende a patto con clan criminali per assumere la protezione di autotrasportatori». Per la Dia ai Tripodo a volte si contrappongono i Casalesi e citano a tal proposito un’intercettazione in cui Franco Peppe parla con un autotrasportatore, contestandogli di non aver caricato della sua merce: «Tu non paghi le tangenti grazie a me, grazie a Venanzio che ti ha favorito e non ti ha fatto mettere sotto a questi. E ti permetti…te le scordi le cose…».

(Tratto da Il Tempo)