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Evasione fiscale, maxi inchiesta con oltre 500 indagati tra commercialisti e imprenditori

Il sole 24 ore, Martedì 24 Settembre 2019

Evasione fiscale, maxi inchiesta con oltre 500 indagati tra commercialisti e imprenditori

Le due indagini si basano sull’operazione (in fase preliminare) Easy Money, che ha già svelato l’esistenza di un’associazione che utilizzava fatture false per eludere il fisco. Un fronte caldo, tanto che la stessa Amministrazione finanziaria ha avviato un piano di controllo e di contrasto a questi fenomeni

di Ivan Cimmarusti

Oltre 500 indagati in un maxi fascicolo per evasione fiscale che si divide tra le procure di Roma e Milano. Un «sistema» ingegnoso di frode all’Erario che coinvolge commercialisti e imprenditori, accusati di aver agevolato la costituzione di «fondi neri» il cui uso potrebbe essere servito per manipolare appalti con la Pubblica amministrazione.

A monte delle due inchieste c’è una pregressa indagine, ancora in istruttoria, che ha già consentito agli inquirenti della Capitale di chiudere il cerchio attorno a una presunta associazione per delinquere.

Le inchieste sono la dimostrazione plastica di come procure e investigatori della Guardia di finanza lavorano per svelare meccanismi di evasione sempre più raffinati. Un fronte caldo, tanto che la stessa Amministrazione finanziaria ha avviato un piano di controllo e di contrasto all’evasione ed elusione fiscale. I dati del ministero dell’Economia parlano di tasse e contributi evasi pari a 109 miliardi di euro. Si tratta ovviamente di una stima, ma che basta per comprendere quanto sia grave il fenomeno.

Gli accertamenti della Guardia di finanza – tra gennaio 2018 e maggio 2019 – hanno consentito di chiedere all’autorità giudiziaria il sequestro di 9,3 miliardi di euro. Un’azione che vede tutti i comparti dell’Amministrazione finanziaria impegnati per contrastare a monte l’evasione, le cui somme nascoste al Fisco oltre ad alterare la concorrenza tra le imprese danno origine a quella catena del malaffare e delle frodi su cui stanno lavorando anche le procure della Repubblica in più parti d’Italia.

Le due inchieste a Roma e Milano si basano sull’operazione (in fase di indagine preliminare) denominata Easy Money e svolta dal Nucleo di polizia valutaria della Guardia di finanza. Da qui gli inquirenti hanno ricostruito una vasta «rete» che si allunga su gran parte del territorio italiano. Nel mirino ci sono commercialisti e imprenditori, che si sarebbero avvalsi del «sistema» per nascondere all’Erario i propri guadagni.

Il denaro passa attraverso società «cartiere» gestite da professionisti, per poi rientrare nelle casse degli imprenditori. Le stime della prima maxi indagine parlano di un giro di fatture false per 78 milioni euro e di un riciclaggio pari a 55 milioni. Ma è chiaro che nelle due nuove indagini il valore potrebbe essere ben più ampio.

Stando agli atti «l’organizzazione pone a base del meccanismo illecito l’emissione di fatture per operazioni inesistenti, ed offre ai loro “clienti” un “quid pluris”, perché con la ricezione di fatture false i clienti non solo portano in contabilità ed in denunzia dei redditi falsi, ma ricevono anche in restituzione, in contanti, le somme pagate». Negli atti si precisa che «è una liquidità ottenuta ai danni delle società che rappresentano legalmente, e che può fungere da volano per il compimento di ulteriori attività illecite, fondate appunto sul “nero”».