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Ed ora, dopo la chiusura della Sezione distaccata di Gaeta del Tribunale di Latina, cosa fare?

Verificheremo se le ragioni di economicità e di efficacia che starebbero alla base della decisione di chiudere la sezione distaccata di Gaeta del Tribunale di Latina troveranno un fondamento serio nella realtà o meno.
Stiamo parlando – per gli abitanti di altre regioni del Paese – di un territorio che rappresenta l’estremo lembo del Lazio, al confine con la Campania, un territorio pieno di camorra.
Non ci iscriviamo al registro di coloro che, di fronte a tale accadimento, impazzano sulla rete con commenti improvvisati e strampalati che non tengono conto della necessità di guardare più all’efficienza delle strutture e meno a sentimenti di natura campanilistica o addirittura corporativa.
Stanno parlando e sparlando tutti, a cominciare da quelli che fino ad ieri non hanno pronunciato una sola parola sulla grande presa in giro che un’intera classe politica ha fatto nei confronti delle popolazioni del sud pontino allorquando, con toni trionfalistici, fasce tricolori a tracolla e bande musicali al seguito, annunciò l’inaugurazione del “Tribunale” (che tale non è perché si trattava di una SEZIONE DISTACCATA DEL TRIBUNALE DI LATINA) di Gaeta.
Nessuno, ma proprio nessuno, si pose e pose la domanda sul senso che avesse un “tribunale” senza un collegio, senza una sezione distaccata della Procura della Repubblica, con solo il giudice monocratico.
Oggi questo “tribunale” lo si vuole far passare per un… “presidio di legalità su un territorio ad alta densità mafiosa” (sic)!
Da far piangere!!!
Centinaia di milioni, miliardi di lire buttati, denaro di tutti i cittadini, per soddisfare le esigenze di pochi e per consentire ad un’intera classe politica – destra, sinistra, centro- di menar vanto di aver realizzato una… grande opera al servizio della collettività.
Buffoni.
Quello di Gaeta, senza un collegio giudicante, senza nemmeno la parvenza di una sezione della Procura della Repubblica, senza una squadra di Polizia Giudiziaria, senza niente di niente e con un solo giudice monocratico probabilmente costretto anche a scriversi a mano le sentenze, non è stato mai, per colpa di tutti, un… ” tribunale”.
Nato male, vissuto male, è finito come era prevedibile!!!
A bocce ferme, sarebbe più serio ora cominciare a ragionare sul che fare.
Alcuni ci hanno chiesto e ci chiedono:
“cosa dice la Caponnetto”?
Risparmiamo la risposta perché rischieremmo di scadere nella volgarità e noi siamo persone serie ed educate.
E responsabili.
La Caponnetto ci tiene a ripetere quello che ha sempre detto, da 15 anni:
siamo preoccupati e di queste nostre preoccupazioni abbiamo informato il mondo intero.
A Roma e dovunque.
A Frosinone capoluogo si fa, da quando sono stati sostituiti tutti i vertici giudiziari e delle forze dell’ordine, azione di contrasto alla criminalità organizzata.
Ottimo Procuratore Capo, ottimi comandanti provinciali della Guardia di Finanza e dei Carabinieri e Questore, persone esperte e lavoratrici.
Forse, per migliorare la produzione e rendere più efficace e completa l’azione, bisognerebbe far ricorso anche all’applicazione dell’art.51 comma 3 bis del cpp per lavorare in sintonia ed al fianco delle DDA e saremmo al top perché le capacità ci sono tutte.
Qualche rotazione nei Commissariati di zona e saremmo all’eccellenza.
Cassino ed il cassinate.
Cassino, dove confluiranno tutte le incombenze del “tribunale” di Gaeta, rappresenta, a nostro avviso, la spina nel fianco.
Cassino dovrebbe veramente costituire la barriera, il presidio avanzato, la trincea, l’avamposto contro la camorra, la massoneria e quant’altro.
Non è così, purtroppo e noi ci domandiamo con preoccupazione ed un profondo senso di smarrimento e di angoscia il motivo per il quale il Ministro della Giustizia non si decide a mandare i suoi ispettori a verificare una buona volta per sempre e non con una visita di routine se quella Procura e quel Tribunale funzionano come dovrebbero o meno.
E ci domandiamo, soprattutto, il motivo per il quale nessun parlamentare, nessuno ordine professionale, nessun partito, nessun sindacato degli imprenditori o dei lavoratori, nessuna associazione hanno speso finora una sola parola nei luoghi appropriati per chiedere di far funzionare a perfezione le cose.
Un mistero.
Noi ogni volta che abbiamo osato denunciare questa situazione ci siamo visti calunniati, offesi, aggrediti verbalmente, definiti pazzi, allarmisti, terroristi e quant’altro.
In uno degli ultimi convegni da noi svolti proprio a Cassino con la partecipazione di magistrati e rappresentanti delle forze dell’ordine, qualcuno ha voluto per forza attribuirci, per tentare di delegittimarci e falsando il tutto, affermazioni che noi non abbiamo mai pronunciato.
Un gioco a far male.
Meno male che avevamo le registrazioni.
A Cassino – lo abbiamo evidenziato più volte ed in varie sedi – c’è un “qualcosa” che non ci fa stare tranquilli.
Il nodo è questo, a nostro avviso.
La macchina, prima di partire, va revisionata, oleata, potenziata.
Noi avvertiamo il dovere morale di una riflessione approfondita e fatta, possibilmente, insieme a persone serie, competenti, informate e responsabili.
Si facciano avanti, se ci sono.
Certo è che da ora in poi questa riflessione si impone e vanno adottati i rimedi necessari.
Intanto, però, cominciamo ad attuare anche i provvedimenti che riguardano la ristrutturazione dei presidi di polizia nel sud pontino, con la costituzione a Formia di un supercommissariato di polizia e con l’istituzione di una sezione della Squadra Mobile, come c’è già presso il Commissariato di Cassino diretto, grazie a Dio, da Putortì, un investigatore con la I maiuscola e con una lunghissima esperienza nella DIA, l’unica luce che vediamo al momento in un oceano di ombre.