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Ecco che fine fanno i soldi confiscati alle mafie. La battaglia solitaria dell’Associazione Caponnetto

Nel fondo unico giustizia confluiscono i beni confiscati alla criminalità organizzata. Un tesoro di 3,5 miliardi che potrebbe finire nelle casse dei ministeri dell’Interno e della Giustizia. Invece se ne utilizza solo il 10%: IL REPORTAGE

Il sottosegretario alla Giustizia Cosimo Maria Ferri: “Bisogna semplificare ed evitare la burocrazia”

 

Bonificare la Terra dei Fuochi, sistemare gli uffici giudiziari disagiati, scongiurare i tagli al dipartimento della pubblica sicurezza e potenziare le forze dell’ordine. Utopia? No. Operazioni realizzabili, se solo si riuscisse ad utilizzare il Fug, fondo unico giustizia dove dal 2008 confluiscono tutti i soldi sequestrati alla criminalità organizzata e la cui gestione è affidata a Equitalia Giustizia. Di questo tema si occupa la Cover Story di Sky TG24.

Si utilizza il 10% del fondo – Il tesoro sottratto alle mafie, circa 3,5 miliardi di euro, dovrebbe finire nelle casse dei ministeri dell’Interno e della Giustizia per il potenziamento degli uffici giudiziari e delle forze dell’ordine. E invece, per una serie di vincoli imposti dal ministero dell’Economia, se ne utilizza soltanto poco più del 10 per cento. E dinanzi all’ennesimo blocco degli stipendi e alla minaccia di una mobilitazione senza precedenti da parte delle forze dell’ordine, ci si chiede per quale ragione questo fiume di denaro non venga utilizzato.

Equitalia Giustizia: la responsabilità è delle scelte della politica – Il reportage a cura di Ketty Riga documenta come magistrati e forze dell’ordine rivendichino a gran voce l’urgente necessità di smobilitare queste ingenti somme di denaro. E per la prima volta, ai microfoni di Sky TG24, parla Equitalia Giustizia, che rinvia ogni responsabilità alle scelte della politica. “Noi ci limitiamo ad applicare la legge – dice l’amministratore delegato Carlo Lassandro -. Il cattivo funzionamento del Fug dipende da scelte politiche che non sono state effettuate. Il Fug – prosegue – è una sorta di notaio dei sequestri italiani. Registra il sequestro, ne amministra la vita intera e restituisce i beni all’avente diritto nel momento del dissequestro o allo Stato nel momento in cui c’è una confisca. Una somma sequestrata entra nella piena disponibilità dello Stato solo a fine processo e solo dopo una sentenza definitiva di confisca. Prima di allora deve restare bloccata nella cassaforte di Equitalia Giustizia”.

Mantovano: “Caso clamoroso di cattiva burocrazia” – Eppure Alfredo Mantovano, in Commissione Bilancio alla Camera, nel 2012 sollecitò più volte il governo a riferire su come venissero impiegati questi soldi, constatando che non se ne poteva utilizzare nemmeno un centesimo. “L’idea che mi sono fatto – ha detto Mantovano – è che questo è un caso clamoroso di cattiva burocrazia. Tutto si traduce nella difficoltà di mettere una firma a contanti o titoli che devono essere messi a disposizione. Come può un funzionario dell’Economia non rendere disponibili in pochi giorni queste risorse?”.
Cover Story ha cercato di avere riscontri dal ministero dell’Economia, ma senza successo: in Via XX Settembre tutti tacciono. E così, nel silenzio generale, quella burocrazia che oggi tutti dicono di voler abbattere continua a rallentare processi di miglioramento.