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E’ una storia lunga, complessa, contradditoria quella della presenza e delle attività mafiose nella penisola Sorrentina. Credavamo, con il convegno nell’aula consiliare del Comune di Sorrento che ha visto anche la partecipazione del S. Procuratore della DDA di Napoli Catello Maresca, di aver chiarito una volta per sempre che a Sorrento e nel suo hinterland i clan stanno facendo affari da anni. Business. Riciclaggio. E ciò non dovrebbe neanche meravigliare più di tanto, fatte appena due considerazioni: la prima è che la camorra non ha risparmiato dal suo giro di interessi alcuna parte della Campania; la seconda è che Sorrento e tutto il suo territorio, con il grande giro di soldi tipico di tutte le aree a fortissima vocazione turistica, non può più essere un'”isola felice” come taluno ancora si ostina a definirla. Dove ci sono i soldi, c’è la camorra, ci sono le mafie. Dove si possono fare affari troviamo le organizzazioni criminali. E’ questa una regola elementare che anche un bambino di dieci anni comprende. Stupisce, pertanto, la posizione di qualcuno che vuole negare l’evidenza.

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