Crollo del 350 % dei commissariamenti anticamorra nella mafiosissima area metropolitana partenopea. Ecco i dati.
Due sono le cose: o nelle municipalità all’ombra del Vesuvio sono diventati tutti degli angioletti votati esclusivamente al bene comune o c’è qualcosa che proprio non quadra negli organi dello Stato preposti ai controlli e alla prevenzione amministrativa ( dunque non solo alla repressione penale ). Logicamente scartata la pima ipotesi c’è quindi da analizzare soltanto la seconda, che scaturisce da un dato matematico e proprio per questo inoppugnabile, di una verità spietata: nel quinquennio che va dal 2010 al 2015 i commissariamenti antimafia dei comuni in provincia di Napoli sono crollati del 350 % rispetto al quinquennio precedente 2005-2009. I numeri parlano da soli: dal 2005 al 2009 sono stati rimossi per infiltrazioni e condizionamenti dei clan ben 14 sindaci e consigli comunali relativi. Sconcertante invece il dato che viene fuori dall’analisi dei cinque anni che vanno dal 2010 al 2015: appena 4 comuni. L’anno di maggiore attività delle forze antimafia impegnate a controllare e spezzare i legami tra gli amministratori locali e i clan è stato il 2005. In quei 12 mesi il ministero dell’Interno ha fatto commissariare ben 9 comuni: Pozzuoli, Melito, Casoria, Crispano, Afragola, Brusciano, Tufino, Torre del Greco e Boscoreale. Nello stesso anno il provvedimento cautelare antimafia si abbatte per la prima vola su un’ azinenda sanitaria locale: viene commissariata per mafia l’asl Napoli 4 di Pomigliano. Nel 2006 San Gennaro Vesuviano, nel 2007 Casalnuovo, nel 2008 Arzano e nel 2009 Castello di Cisterna e San Giuseppe Vesuviano. Nel frattempo tra il 2009 e il 2010 in Campania succede un terremoto politico. Il centrosinistra di Antonio Bassolino crolla e Forza Italia fa l’asso pigliatutto della politica territoriale ( con la sola Napoli rimasta a “resistere” a sinistra attraverso l’inaspettata vittoria del sindaco-magistrato Luigi de Magistris ). Luigi Cesaro, che insieme a Nicola Cosentino si divide il potere campano del partito di Berlusconi, diventa il deus ex machina della politica nell’area popolata da quasi tre milioni di cittadini. Dopodiché scatta un vero e proprio black out negli organi preposti al controllo preventivo antimafia. Tra il 2010 e il 2015 saranno infatti soltanto 4 i comuni commissariati: nel 2012 Gragnano, nel 2013 Quarto e Giugliano e nel 2015 di nuovo Arzano, per la seconda volta nello spazio di 7 anni. Il perchè di questo inspiegabile impasse è destinato a rimanere senza risposta. Qualche mese fa il prefetto Gerarda Pantalone è stata chiamata dalla commissione parlamentare antimafia a riferire su una serie di comuni pesantemente sospettati di legami praticamente mai spezzati con i clan della camorra dominanti nella varie zone. In quel periodo il Venerdì di Repubblica edita un’inchiesta, a firma di un maestro del giornalismo partenopeo e nazionale, Antonio Corbo, nella quale compare l’ elenco di 27 municipalità napoletane, la “black list” stilata dalla prefettura di Napoli. “Qui è emerso che a governare sono sempre gli stessi”, le parole del prefetto alla commissione. Nel frattempo però non è successo un bel niente. Dei commissariamenti non c’è traccia. Si vedrà, forse.