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E’ necessario ed urgente passare dalla fase del racconto a quella della DENUNCIA

Apprezziamo tantissimo l’opera di sensibilizzazione e di informazione che taluni vanno svolgendo nei nostri territori sulla presenza e sulle attività delle mafie.

Ciò perché riteniamo che la disinformazione nel nostro Paese abbia raggiunto livelli allarmanti.

Ci viene, infatti, rappresentata sistematicamente – quando lo fanno – una mafia che non è quella corrispondente alla realtà.

Una mafia rozza, vecchia, che rappresenta il livello basso, quello militare, dell’intero sistema criminale.

Oggi le mafie, quelle più insidiose e che contano, sono rappresentate dalla cosiddetta borghesia mafiosa, i “ colletti bianchi”, i professionisti, gli esponenti politici, istituzionali.

Gli “insospettabili”, che affiancano le mafie o sono addirittura organici o sono organici alle organizzazioni criminali.

Raccontare il fenomeno mafioso, limitarsi a raccontarne azioni ed attività, è lodevole perché, quanto meno, contribuisce a far crollare gli alibi a chi dice di non esserne a conoscenza, ma non basta più in quanto il livello di radicamento criminale nei tessuti economico, politico, istituzionale ed anche sociale e culturale ha raggiunto livelli oltremodo allarmanti.

Ha ragione Antonio Ingroia quando sostiene che mentre le mafie si vanno civilizzando la società civile si va mafiosizzando.

Contro una società inerte, indifferente, in gran parte complice delle mafie, la minoranza sana deve fare un salto di qualità.

E’ bene, sì, informare e coscientizzare i giovani, i ragazzi e le ragazze, ma occorre, soprattutto, passare alla fase della denuncia, della denuncia di fatti specifici, con nomi e cognomi, sui singoli territori.

Non è giusto lasciare il peso di tutto ciò alle sole forze dell’ordine ed alla magistratura, – quella parte di queste, per fortuna maggioritaria, che fa ancora il proprio dovere, perché anche fra queste si annidano talvolta i germi del malaffare -, in quanto non ce la fanno.

Spesso ed in talune realtà, inoltre, il loro livello di impreparazione di fronte ad un fenomeno, quello mafioso, che ha subito notevoli mutazioni, le rende inerti, inefficaci.

Si guarda il fenomeno con un’ottica ancora da “ordine pubblico”, quando le mafie, al contrario, oggi hanno assunto connotati, intanto, essenzialmente politici e, soprattutto, economici.

Esse sono la più grande IMPRESA del Paese.

Non contrastarle su questi piani significa fare ad esse il solletico.

Ed è, purtroppo, quello che avviene giorno dopo giorno.

Si arrestano i manovali, la gente che esegue gli ordini, i delinquenti comuni.

Il “caso Fondi” è emblematico.

Quando si arriva ai livelli alti, ai politici, ai rappresentanti delle istituzioni, il “sistema” si difende e reagisce.

Si alzano le barricate.

Ecco perché deve reagire la parte sana della società civile.

DENUNCIANDO, DENUNCIANDO, DENUNCIANDO i mafiosi, quelli veri e con il “colletti bianchi” soprattutto, E CHI NON LI PERSEGUE.

Le Associazioni antimafia esistono per questo.