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E’ lodevole parlare, come ha fatto l’Università degli Studi del Molise ad Isernia, organizzare seminari per parlare di teorie e tecniche criminologiche, ma francamente ci saremmo aspettati dell’altro da un’Università del territorio che non può e non deve ignorare le problematiche di questo. La teoria va bene per gli studiosi, ma la lotta alle mafie nel Molise chi la fa???

Ed eccoci nuovamente alla saga della lotta alla criminalità in salsa tutta e solo culturale, storica, sociologica e narrata, e, ancora, alla retorica del contrasto con la discussione sui massimi sistemi.
“Se lo Stato Italiano volesse davvero sconfiggere la mafia dovrebbe suicidarsi”.
Una frase storica, questa, di Leonardo Sciascia che proprio oggi – in contemporanea con lo svolgimento ad Isernia di un Seminario… sulla criminalità dal titolo ” Teorie e tecniche criminologiche ed analisi quantitative applicate all’investigazione scientifica del crimine ” organizzato dall’Università degli Studi del Molise che vede la partecipazione di professori, generali, colonnelli, deputati, senatori e blasonati – il coraggioso giornale ” L’INFILTRATO” ha postato su Facebook e che noi abbiamo voluto riprendere di proposito ringraziando gli amici della Redazione di quel foglio per avercela ricordata.
Vediamo dalla locandina che sono presenti a tale convegno dell’Università prefetti, questori, comandanti regionali, rettori, professori, parlamentari nazionali ed europei, un dispiegamento di menti mai visto- l’intellighenzia dell’anticrimine -. che dalle ore 9 alle 16, discutono sulle teorie e tecniche criminologiche ed analisi quantitative applicate all’investigazione. Materia per studiosi che non serve di certo, però, a fornire una risposta alla domanda del come e perché la criminalità, comune ma soprattutto mafiosa, sia riuscita ad impadronirsi dei nostri territori e cosa si dovrebbe fare per cercare di bloccarne l’offensiva finale che le porterà ad impossessarsi del Paese.
Lodevole iniziativa nata da buone ed altrettanto lodevoli
intenzioni.
C’è di fatto, però, che ” Dum Romae consulitur, Saguntum
expugnatur” o, detto volgarmente, “mentre i medici discutono
l’ammalato muore”…
Nel leggere la notizia di tale Seminario che ha -consentitecelo di
dirlo – più il sapore di una parata durante la quale si discute di
tutto ma non delle realtà quotidiane nelle quali siamo immersi
tutti, siamo stati presi dallo sconforto in quanto ancora una volta
dobbiamo constatare, purtroppo, che è l’approccio al problema
criminalità che è sbagliato, se proprio si vuole fare la guerra ad
essa.
E’ da poco tempo che abbiamo cominciato ad interessarci del
Molise, entrando in contatto con una realtà che definire
drammatica è dir poco.
L’impressione che abbiamo subito avuto è stata quella
dell’assenza di uno Stato che ancora oggi, pur dopo alcune nostre
denunce, pare che stenti a prendere atto della gravità della
situazione.
Da un’Università degli Studi del Molise, che è statale, ci saremmo
aspettati quanto meno uno sforzo per dare risposte alle domande
che ci assillano a proposito del processo involutivo di una terra
che prima era considerata un’isola felice e che, invece, è
degradata per una presenza asfissiante della criminalità
soprattutto mafiosa e per l’inesistenza di un’efficace azione di
contrasto da parte dello Stato.
Non a caso la maggior parte delle operazioni di polizia e le
iniziative giudiziarie partono da fuori regione e vengono eseguite
da corpi speciali – DIA, GICO, Squadre Mobili, ROS- di Napoli
o, comunque, di altre regioni.
Ecco- a dirla tutta – noi avremmo preferito che si discutesse di
questo e ci si domandasse il “perché” di tutto ciò.
Il “perché” non si promuove, ad esempio, un’azione investigativa
approfondita per individuare l’ “origine” delle montagne di
capitali investiti e che continuano ad essere investiti per la
realizzazione dei tantissimi villaggi turistici nati sulle direttrici
Isernia-Campitello Matese-Venafro-Roccaraso, circondario di
Isernia; o, inoltre, per individuare proprietà, ditte
appaltatrici, agenzie immobiliari preposte alla loro vendita.
Il “perché” non si seguano con maggiore assiduità di quanto non
sia stato fatto finora le rotte che si ipotizza che vengono usate
per un traffico di rifiuti presumibilmente illegale.
Ci risulta che siano state presentate dal 2000 varie interrogazioni
parlamentari sulla presenza di taluni soggetti che avrebbero
acquistato e successivamente fatto fallire – dopo aver intascato
milioni di euro pubblici e, provocando, così, gravissimi danni
all’economia del territorio con la perdita del lavoro da parte di
decine e decine di lavoratori, – alcune attività nell’area
industriale di Pozzilli-Venafro.
Tanti altri sarebbero i problemi in attesa di una risposta e sui
quali gravano pesanti ombre delle mani del crimine organizzato
o, comunque, di un sistema gelatinoso che determina in noi dell’Associazione Caponnetto una profonda inquietudine.
Ci riferiamo, tanto per citare qualche esempio, alla gara fatta dal Comune di Isernia per la gestione del trasporto scolastico vinta da un’impresa del casertano;
o alle vicende che riguardano il depuratore di Carpinone, che, costato ben 7 miliardi di lire, si dice che abbisogni di ulteriori sensibili finanziamenti per i gravissimi danni che avrebbe subito a causa del deposito in esso di rifiuti speciali pericolosi.
La Procura della Repubblica di Isernia ha provveduto ad individuare e perseguire gli autori di tali gravissimi reati ambientali?
E qualcuno ha iniziato le procedure giudiziarie per imporre ai responsabili di risarcire i danni arrecati alla collettività?
Si sta, inoltre, indagando sulle probabili infiltrazioni anche in Molise di organizzazioni criminali nel settore dell’ eolico?;
e sulle infiltrazioni camorristiche che ci sarebbero state nei lavori che hanno interessato il carcere di Larino?
Come si rileva da queste poche nostre righe, di carne a cuocere ce ne sarebbe tantissima e tanta altra ce ne sarebbe ancora se si cominciasse a potenziare un’attività investigativa sui grandi flussi finanziari che hanno interessato, interessano ed interesseranno la regione.
Ed allora???
Il problema sta nel cercare di capire se c’è la reale volontà dello Stato di affrontare alle radici il problema della criminalità, tenendo conto del rischio, per lo Stato stesso, ipotizzato da Leonardo Sciascia, di andare incontro al proprio suicidio.
L’Associazione Caponnetto, per fugare il pericolo che tutto sfumi nella vaghezza, nell’insignificanza e nella retorica, come sta apparendo, ha dato incarico ad un gruppo di parlamentari di portare il problema della presenza criminale nel Molise all’attenzione degli organi centrali competenti.
Andremo avanti con determinazione!