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E’ attacco alla Costituzione ed alle Istituzioni

L’ordinario eversivo

Un’altra giornata all’insegna degli attacchi berlusconiani alla Costituzione e alle istituzioni. Davanti all’assemblea di Confartigianato il premier afferma: “Mi chiedo come possa crescere una impresa” oggi con “una Costituzione che nasce come compromesso di matrice catto – comunista”. Poi la consueta lamentela: “L’architettura costituzionale rende difficilissimo trasformare progetti in leggi concrete”. Rilancia il progetto tremontiano di modifica dell’articolo 41 della Costituzione

A cosa miri il presidente del Consiglio ancora non è ben chiaro, forse ha ragione il segretario del Partito democratico Pierluigi Bersani a sostenere che il premier attacchi la democrazia per distogliere l’attenzione dai temi sociali. O chissà, magari si sta tirando la volata per le elezioni anticipate che vede, ormai, come l’unica soluzione per tirarsi fuori dal pantano di una maggioranza che gli ha legato, dopo la rottura con Gianfranco Fini, mani e piedi.

In ogni caso quello di oggi all’assemblea di Confartigianato va registrato come il secondo attacco consecutivo alla Costituzione, coerente con l’annuncio di qualche giorno fa del suo ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, di voler cambiare l’articolo 41 della Carta fondamentale per avviare la mai partita “rivoluzione liberale”, slogan principe del berlusconismo sin dalla discesa in campo datata 1994.

Il Silvio Berlusconi dell’assemblea di Confartigianato è il solito misto di spudorata autocelebrazione e lode dell’eversione più sfrenata, così che alle lodi per se stesso e al governo che presiede si sovrappongono linee programmatiche da brivido. Accanto al Berlusconi che offre al numero uno di Confartigianato Giorgio Guerrini di diventare il ministro dello Sviluppo economico dopo il rifiuto di Emma Marcegaglia (a proposito, è passato più di un mese dalle dimissioni di Claudio Scajola: non doveva essere un interim breve?), che “informa” di detenere una sorta di record occidentale di gradimento dagli elettori (attorno al 60 per cento) e che si intesta il merito del sequestro di miliardi di euro alla criminalità organizzata, ecco che di tanto in tanto, sempre con il sorriso, ce n’è uno che dice: “Mi chiedo come possa crescere una impresa” oggi con “una Costituzione che nasce come compromesso di matrice catto – comunista”.

E aggiunge: “Si parla molto di lavoro, quasi mai di impresa se non nell’articolo 41 e non è mai citato il mercato”. E ancora: “L’Italia è tra i Paesi europei in cui è più difficile fare impresa” e questo è in gran parte dovuto “alla cultura comunista che dagli anni ’70 è stata dominante e che guarda con sospetto gli imprenditori”: Per la “cultura comunista – dice Berlusconi – chi fa impresa è un truffatore, un evasore, uno sfruttatore per definizione” e inoltre “In Italia non c’è solo l’oppressione giudiziaria e fiscale, ma anche quella burocratica”.

Poi: “Governare e il fare le leggi visto da dentro è un inferno: non è che manchino le intenzioni o buoni progetti, ma è l’architettura costituzionale che rende difficilissimo trasformare progetti in leggi concrete”. Agli artigiani promette che lo statuto delle piccole e medie imprese diventerà legge entro l’autunno, spiega il suo sogno: “Vogliamo arrivare a un nuovo sistema in cui non si debbano chiedere più permessi, autorizzazioni, concessioni o licenze, che sono per me un linguaggio e una pratica da Stato totalitario, da Stato padrone che percepisce i cittadini come sudditi”. Rilancia l’idea, annunciata giorni fa dal ministro Tremonti al vertice G20, della sospensione, “a titolo di esperimento per due o tre anni”, di tutte le autorizzazioni richieste prima di aprire un’attività. Per questa misura “pensiamo a una legge ordinaria”, ma bisogna anche “riscrivere l’articolo 41 della Costituzione”, avverte.

Giura che “non ho partecipato a nessuna appalto, non ho raccomandato nessuna azienda, nei 380 appalti del post terremoto non c’è stata nessuna cricca e nulla di men che positivo”. Già perché se si fosse proceduto diversamente ci sarebbero state delle proteste, ha aggiunto “e invece non c’è stata nessuna protesta da parte degli imprenditori che hanno partecipato alle gare d’appalto perdendole. Bisogna avere fiducia nella gente italiana che è gente onesta che si sente italiana fino in fondo e che paga le tasse”. Vero solo in parte, visto che l’Ance ha più volte denunciato la scarsa trasparenza delle procedure di appalto in Abruzzo. Sul tema, ammette il fallimento del piano casa, ma non per colpa sua: “Sarebbe stato una frustata per l’economia, una spinta fortissima per poter uscire prima dalla crisi, noi perseveriamo nel cercare di ottenere dalle Regioni che questo sia possibile, ma ci scontriamo con delle difficoltà che sembrano insormontabili”. Liquida così, con la battuta della figlia che torna da Pechino, il comunismo cinese: “Meno male che c’è stato il comunismo in Cina, altrimenti sarebbero già i padroni del mondo”.

Un’altra giornata di ordinaria eversione e rispettabile menzogna, insomma. Il leader dell’Italia dei Valori Antonio Di Pietro denuncia: “Berlusconi, affermando che le regole della Costituzione sono un impedimento a governare, è in linea con il suo personaggio e le sue idee. Infatti, solo nei modelli fascisti si può fare a meno delle regole costituzionali e del Parlamento”. Angelo Bonelli dei Verdi lo definisce “il nuovo Benito Mussolini”, per Gennaro Migliore di Sinistra ecologia e libertà il premier è “divorato dall’odio per la democrazia”. Il segretario democratico Pierluigi Bersani gli ricorda che ha giurato sulla Costituzione. Aspettiamo la prossima.
Andrea Scarchilli

(Tratto da Aprile online)